13 Aprile 2025
In un tempo in cui l’immagine domina la comunicazione, un simbolo che continua a dividere è il burqa. Non è un saggio né un proclama ideologico ma un atto di ascolto e interrogazione. Il testo mette in contrasto la “mortificazione della bellezza” con la “fortuna della bruttezza”, suggerendo quanto il valore della donna venga spesso giudicato attraverso l’estetica e non per la sua essenza.
Il burqa, simbolo controverso per eccellenza, viene presentato come elemento che, pur celando il corpo, svela lo sguardo ,“porta dell’anima", e apre una possibilità di relazione meno legata all’apparenza. Non c’è condanna né esaltazione. Il velo diventa simbolo di una scelta possibile, forse anche di una ribellione silenziosa in un mondo che riduce la femminilità a messaggio visivo.
L’osservazione poetica coglie il paradosso di un’esposizione costante che può diventare prigione, e di una copertura totale che può, invece, trasformarsi in affermazione identitaria. Le donne velate diventano figure che indicano “una diversa via di esser donne”, sottraendosi alla mercificazione del corpo e proponendo una presenza alternativa, forse più profonda, forse più libera.
La poesia, pubblicata nel 2011, resta oggi di forte attualità per l’invito che essa rivolge: ripensare il rapporto tra visibilità, identità e libertà, al di là dei luoghi comuni e delle facili polarizzazioni.
Bellezze mortificate, bruttezze fortunate!
Ubbidisce a legittime tradizioni e con eccesso
Ricopre le dolci tentazioni del femminino.
Creature senza volto desiderose forse di essere
Ammirate e non osservate per curiosa diversità.
Sguarnite di ogni strumento di provocante seduzione
Innamoramento creano con lo sguardo, porta dell'anima.
O fortunate gioite che in un mondo in cui
Nulla si sottrae al sesso e al suo pervasivo messaggio con
Orgoglio indicate al mondo una diversa via di esser donne
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