31 Marzo 2025
Antonella Questa, Valentina Melis e Teresa Cinque, artiste che non temono di farsi sentire, portano in scena questo spettacolo con grande talento.
La regia di Marta Dalla Via guida con sapienza le tre interpreti, che conducono il pubblico in un racconto brillante e irriverente, svelando le contraddizioni della società contemporanea attraverso personaggi e situazioni al limite del surreale.
Lo spettacolo diventa uno strumento per mettere in evidenza il legame tra le ingiustizie vissute e il linguaggio che le perpetua. L’auspicio di Michela Murgia era che il suo libro, tra dieci anni, risultasse superato: un desiderio condiviso anche dalle protagoniste di questa rappresentazione. “STAI ZITTA!” non è solo teatro, ma un’occasione per affrontare con creatività temi apertamente femministi.
L’incontro tra Antonella Questa, Valentina Melis e Teresa Cinque non è casuale: da tempo, con ironia e intelligenza, hanno esplorato nelle loro opere teatrali, video e libri tematiche sociali e di genere.
“STAI ZITTA!” nasce dalla volontà di smascherare la discriminazione di genere attraverso il linguaggio, dando vita a un progetto che ha già ricevuto il sostegno entusiasta di SCARTI Centro di Produzione Teatrale di Innovazione e Armunia Teatro.
Più che un semplice spettacolo, “STAI ZITTA!” è un manifesto contro il sessismo e l’imposizione del silenzio sulle donne. Le tre attrici accompagnano il pubblico in un viaggio tra consapevolezza e comicità, dimostrando che il cambiamento comincia dal modo in cui utilizziamo le parole.
Un’operazione teatrale femminista che lascia un segno profondo, spingendo a riflettere sulla necessità di abbattere gli stereotipi di genere.
Sul palco, Antonella Questa, Valentina Melis e Lisa Galantini si trasformano in streghe pop tra ortaggi giganteschi, una candidata maschilista alle elezioni, una madre sopraffatta dalla routine familiare, una professoressa in evoluzione. Si gioca con i ruoli e con le parole della discriminazione, che prima ancora di essere pratica è radicata nella mente e nella struttura sociale.
Le parole sono potenti, spesso pronunciate dalle stesse donne che, inconsapevolmente, alimentano il sistema patriarcale, cercando di somigliare agli uomini come unica strategia per affermarsi. Lo spettacolo sovverte i pregiudizi, mentre la danza diventa un atto di liberazione, simbolo di rottura con secoli di oppressione. Si ride, ma con amarezza, di uno status quo che resiste e di quanto ancora ci sia da fare.
Il risultato è un quadro sfaccettato, mai scontato, sempre acuto, come ci ha insegnato la scrittura di Murgia. La regia di Marta Dalla Via punta sull’essenzialità, dando centralità ai movimenti delle attrici, vere performer capaci di dominare la scena con intensità, tra parole, musica e luci.
È un linguaggio teatrale che affonda le radici nel passato e guarda al presente. Fin dalle origini, il teatro ha raccontato i moti profondi dell’animo umano, dando loro forma attraverso la narrazione. La sfida di portare in scena un testo così ricco di significati spinge a riscoprire questa vocazione antica, senza rinunciare agli strumenti della contemporaneità: immagini incisive, metafore universali, parole che colpiscono come pietre, rendendo evidente, anche al più distratto degli spettatori, la gravità del problema.
Scrive Murgia: «I tentativi di ammutolimento di una donna verificatisi sui media italiani negli ultimi anni sono numerosi […] la pratica dello “Stai zitta” non è solo maleducata, ma soprattutto sessista perché unilaterale… Che cosa c’è dietro questa frase? […] Per quale motivo tutti coloro che la ascoltano pensano si tratti di una reazione normale nella dialettica con persone di sesso femminile?».
Alla fine resta un senso di amarezza, ma anche la speranza che il cambiamento sia possibile, a partire dalla consapevolezza del peso che le parole hanno nella costruzione della realtà. Nuove parole per un futuro diverso.
Proprio vero che di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora la più sovversiva.
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