22 Dicembre 2024
“Frutta, brocca e bicchiere" e' una natura morta di 33,5 x 43cm realizzata tra il 1726 ed il 1728 dal maestro francese Jean Siméon Chardin (Parigi, 2 novembre 1699 – Parigi, 6 dicembre 1779). Il dipinto si trova oggi alla National Gallery of Art, 6th Constitution Avenue Washington, DC ma non e' attualmente esposto al pubblico.
Jean Siméon Chardin (spesso nella sua vita chiamato anche Jean Baptiste Siméon Chardin) nacque a Parigi e vi trascorse tutta la sua vita. Un'esistenza così parrocchiale era insolita per un artista di reputazione internazionale come Chardin.
La sua vita è stata essenzialmente tranquilla, se tale affermazione è appropriata per un uomo che ha prodotto alcune delle più grandi opere d'arte del diciottesimo secolo. Ha imparato ciò di cui aveva bisogno dagli antichi maestri che ha visto nella collezione reale francese, nelle collezioni di dilettanti parigini o che passavano attraverso l'attivo mercato dell'arte parigino dell'epoca. Avrebbe potuto affermare di non aver avuto bisogno di visitare Roma o l'Olanda.
Come molti artisti dell'epoca, Chardin è nato nella classe degli artigiani (suo padre produceva tavoli da biliardo), che lo ha introdotto nel mondo dei beni di lusso, dei decoratori professionisti e delle belle arti. All'età di circa quattordici anni fu apprendista presso il pittore Pierre Jacques Cazes (1676-1754), trasferendosi presto nello studio di Noël Nicolas Coypel (1690-1734). Ma il percorso elevato della pittura storica non era per lui. Intorno al 1720 dipinse una grande insegna pittorica (distrutta) per i locali di un chirurgo e le sue prime scene di genere su scala modesta, tra cui “Il gioco del biliardo” (Parigi, Musée Carnavalet). Nel 1724 fu accolto nell'Académie de Saint Luc, la corporazione dei pittori, e nel 1728 espose diverse opere, tra cui "Il raggio" del 1725-1726 e "Il buffet" del 1728 (entrambe Parigi, Musée du Louvre) all'annuale 'Exposition de la jeunesse" in Place Dauphine a Parigi. Queste opere gli procurarono sufficiente attenzione e consensi da essere accolto nello stesso anno all'Académie royale de peinture et de sculpture come pittore "di animali e frutti": le sue celebri nature morte furono i suoi pezzi di ricevimento. Continuò a esporre all'Exposition de la jeunesse fino a quando l'Académie istituì mostre regolari, esclusive per i propri membri, nel 1737. Fino al 1733 circa la produzione principale di Chardin era di nature morte, ma in quell'anno si dedicò seriamente alle scene di genere, dipingendo la monumentale "Donna che sigilla una lettera" (oggi a Berlino, Schloss Charlottenburg), datata 1733, e la più piccola "Donna presso una cisterna d'acqua" (Stoccolma, Museo Nazionale), datata 1733 (o forse 1735).
Al Salon di Parigi del 1737 - esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre, con cadenza biennale fino al 1863 ed annuale in seguito, dal XVII al XIX secolo - Chardin espose sette piccole scene di genere, affermando la sua maestria in questo campo e riscuotendo il plauso della critica. Convinto sostenitore e membro del comitato dell'Académie, espose nature morte e soggetti di genere in ogni Salon fino al 1779, anno della sua morte. Dal 1755 al 1774 fu tesoriere dell'Accademia. Dal 1761 al 1774 fu tapissier del Salon, ovvero curò l'allestimento delle opere in mostra. Nel 1738 fu pubblicata una riproduzione di una delle scene di genere - Donna che sigilla una lettera - e cio' sarebbe diventata una pratica regolare, aumentando le entrate di Chardin attraverso la vendita di molteplici riproduzioni meccaniche dei suoi dipinti e diffondendo le sue immagini di genere ben oltre il Salon di Parigi e le raccolte private dei collezionisti.
La sua arte, in particolare i suoi dipinti di genere, erano ricercati da collezionisti borghesi, aristocratici e reali di tutta Europa, da Parigi a Stoccolma, da Edimburgo a San Pietroburgo, da Vienna a Karlsruhe ed anche Firenze. Il laborioso metodo di lavoro di Chardin, ma anche il successo di alcuni progetti, lo hanno incoraggiato a dipingere più di una e spesso diverse versioni di molti dei suoi soggetti di genere e nature morte. Il carattere umile dei suoi soggetti e il suo modo di dipingere audace e impastato andavano contro la prevalente tendenza rococò che dominava il mondo artistico parigino nella prima parte della sua carriera e contro il classicismo accademico che si sviluppò durante i suoi ultimi due decenni di vita. Eppure Chardin rimase ammirato e ricercato da tutti fino alla fine, nonostante un certo disprezzo espresso da critici di mentalità più accademica. Problemi alla vista negli ultimi anni lo portarono ad adottare la pittura a pastello, in cui ha realizzato ritratti brillanti, soprattutto di sua moglie e di se stesso.
Durante la sua vita e dopo, Jean-Baptiste-Siméon Chardin fu venerato come maestro della pittura di genere. Il soggetto principale di Chardin rimase "la vie silencieuse" (o "la vita silenziosa"): scene umili e quotidiane.
Chardin era ammirato dai suoi colleghi non solo per il suo particolare approccio ai temi dipinti, ma anche per la sua capacità di manipolare la pittura fino a farle evocare luminosità e tranquillità.
Egli ammirava Jean-Antoine Watteau (Valenciennes, 10 ottobre 1684 – Nogent-sur-Marne, 18 luglio 1721) -l’autore del celeberrimo dipinto “L’indifferente”- suo contemporaneo che lo aveva preceduto di pochi decenni per attivita' e fama, anche se le loro sensibilità erano drasticamente diverse.
Chardin è ricordato per aver detto una volta: "Si usano i colori, ma si dipinge con il sentimento".
Le notizie sulla proprieta' di questo dipinto risalgono all'aristocrarico francese Marchese de Biron, con residenze a Parigi e Château de Biron, Monpazier - questo "marchese de Biron" era probabilmente Guillaume de Gontaut Biron, marchese de Biron (1859-1939) ( "Les donateurs du Louvre" Paris, 1989 pag. 220, e Georges Martin, "Histoire et généalogie des maisons de Gontaut Biron et D'Hautefort" Lyon, 1995 pag. 60). Tuttavia, in una lettera del 3 dicembre 1995 (negli archivi curatoriali della National Gallery of Art di Washington, DC) , l'allora marchese de Gontaut-Biron afferma che non esiste alcun documento di famiglia o memoria di dipinti di Chardin nella collezione del suo antenato e fornisce la data di morte del 1936 per quest'ultimo-.
Nel 1926 il Marchese de Biron avrebbe venduto l'opera ai mercanti d'arte olandesi di Wildenstein & Co., Inc., (con sedi a Parigi, New York e Londra) che a loro volta il 19 novembre 1927 o 1929 l'hanno ceduta al collezionista e banchiere statunitense, che aveva fatto fortuna al NYSE, Chester Dale (1883-1962) di New York - i registri del Signor Chester Dale (secondo la copia negli archivi curatoriali della National Gallery of Art) indicano il 1927 come anno di acquisto. Joseph Baillio di Wildenstein & Co., Inc. in una lettera dell'8 novembre 1995 a Eik Kahng (anch'essa negli archivi curatoriali della NGA), indica l'anno 1929, e fornisce anche l'anno in cui Wildenstein ha acquisito il dipinto-.
Nel 1943 il Signor Chester Dale dono' il dipinto alla National Gallery of Art di Washington, DC dove si trova ancora oggi.
Di Giovanni Conticelli.
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