31 Ottobre 2024
L'Italia è un curioso Paese dove tutto può andare d'accordo col contrario di tutto e i razionalisti, i cartesiani o restano maledetti in fama di eretici o si convertono all'opportunismo dilagante: l'ultimo rapporto dell'Osservatorio Antiplagio racconta un giro d'affari colossale: “Dal 2020, a causa della pandemia da Covid19, ogni 10 appuntamenti dai maghi, 9 sono da remoto. Di conseguenza la spesa globale per i consulti in ‘rete’ o al telefono, il 90% del totale, sfiora i 5,5 miliardi di euro. Il totale degli introiti annui si aggira intorno ai 6 miliardi. Gli italiani che ogni anno si rivolgono ai maghi sono 12 milioni, un quinto della popolazione italiana. L’evasione delle imposte, superata solo dalla criminalità organizzata, è la più alta in assoluto (rispetto a qualsiasi altra attività), al 98%. Infatti soltanto 2 clienti su 100, infatti, affermano che gli è stato rilasciato regolare documento fiscale. Il 55%, invece, ha ricevuto una quietanza anonima. Mentre il 44% non ha avuto alcuna certificazione. Di fronte ad eventuali truffe, circonvenzioni d’incapace, minacce, soprusi rituali a sfondo sessuale, esercizi abusivi della professione medica e manipolazioni mentali, solo il 3% delle vittime sporge denuncia: predominano la vergogna e la paura di ritorsioni, ricatti e riti di magia nera”.
Fenomeno clamoroso nel bel Paese del Vaticano, del cattolicesimo fondante, anche perché si regge su pratiche al confine col codice penale, l'occulto è un pendolo fra truffa e evasione. Tutto e il contrario di tutto: chi si rovina con santoni, guaritori, paragnosti non trova contraddizione con la professione di una fede che condanna senza appello certe vie di fuga e si racconta di un vescovo siciliano sconsolato nel vedere i fedeli che, usciti dalla chiesa, s'infilavano dritti nella casa del mago, dall'altra parte della piazza. Ma è la stessa Chiesa che ha coperto di significati esoterici il Covid a partire dal papa attuale che trovò modo di commentare: è arrivato il tempo di obbedire non più a Dio ma agli uomini. E gli uomini, per dire il potere, imponevano l'esatto contrario del precetto divino. Del resto anche alcuni musulmani hanno cominciato a cedere alla seduzione degli occultisti: ecco un bell'esempio di inclusività riuscita. Ma non stupisce: è attitudine contagiosa legata al possibilismo nazionale, al servilismo di tutti i padroni che giustifica l'incoerenza virtuosa, l'eccezione sistematica, lo “strappetto” alla regola, il familismo amorale di Banfield a Montegrano, il “senso vietatino” che si può felpatamente imboccare; cui non è estranea la concezione di certa religiosità pagana, tuttora legata a rituali oscuri che il consumismo più che svuotare ha ridefinito: i santuari lugubri, specie nel profondo sud, tappezzati di macabri ex voto, il tramandarsi di narrazioni da incubo, le formule rituali per l'invocazione ai santi, il sangue di san Gennaro che nessun vescovo si esime dal far sciogliere, sono tutte pratiche sul crinale di un cristianesimo magico, medievale, che seppellisce gli uomini e resiste all'agnosticismo tecnologico, mastica Agostino, Huxley e intelligenza artificiale, di cui sa niente, torna alla “fame di aldilà” che risale alle dannazioni e ai prodigi occulti. Gli fa da controcanto il consumismo idiota delle ricorrenze macabre. Halloween, di cui si è completamente perduta la matrice storica e mitologica, densa di contaminazioni e significati, niente più che carnevale anticipato, autunnale, i bambini conciati come gli zombie che diventeranno, le mamme che ne approfittano per ridursi a femmine da bordello, l'eterno sogno libertino, con la scusa di far divertire i pargoli e intanto si guardano intorno. I mariti tentano pateticamente di adeguarsi, finendo per sembrare dei più che probabili cornuti.
Halloween come puro colonialismo americano, empia rappresentazione della subcultura pop? Sì e no: che arrivi dagli USA, via vecchia Irlanda, è assodato, ma le declinazioni sono nazionali e in Italia questo patchwork o pateracchio carnascialesco fa girare non meno di 300 milioni di euro. La “Festa dei morti” come divertimento e pretesto, esibizionismo e infantilismo di ritorno: ma c'è chi ci crede davvero e si butta via con gli stregoni. Il neurologo scomoda i meccanismi cerebrali, i centri del piacere, la corteccia orbitofrontale, il nucleo accumbens, l'“albero della felicità” i cui rami, dopamina, serotonina, ossitocina, endorfine, sono responsabili della nostra fiducia e del nostro entusiasmo, se non in definitiva della coscienza, e che, alterati, possono produrre micidiali cocktail di neurotrasmettitori. Infine, la speranza della disperazione di chi, sapendosi condannato, ha esaurito tutte le risposte tranne quelle che non ci sono. Ma bastano, tutte queste motivazioni, di fronte a chi ti vende a caro prezzo alghe, sassi, blocchi di cloruro di sodio da supermercato?
In quest'epoca che carbura a traumi tutto scorre con impeto alluvionale ma certe sequenze dei processi alle imbonitrici Wanna e Stefania Marchi e figlia andrebbero periodicamente replicate, tipo retrospettive di “Techetechetè”: “Signora, ma non le creava problemi consegnare all'imputata tutti i suoi risparmi, poi quelli di suo marito, poi quelli di sua figlia, totale trecentomila euro, per alcuni pacchetti di sale?”. “Sì, ma cosa le devo dire signor giudice, io speravo”. Persino un filosofo come Benedetto Croce, conoscendo bene il Paese nel quale viveva, si teneva libere certe vie di fuga: “La superstizione non esiste ma bisogna tenerne conto”. Così l'economia sommerssa dei cornetti, amuleti e portafortuna era autorevolmente legittimata, sollevata. Gli italiani quanto a feticci non sono mai stati secondi manco alle tribù pellerossa del selvaggio West. Wanna Marchi & figlia Stefania si son fatte i loro 9 anni di galera per truffa aggravata e sono uscite proclamando il loro credo supremo: “i coglioni si inculano”. Il bar che gestiscono dalle parti della stazione Centrale è meta di pellegrinaggi, le hanno dedicato una fiction, le intervistano periodicamente e quelle, quasi stizzite, dicono: gli influencer? Solo dei dilettanti, come noi nessuno. E parlano dell'arte di rovinare il prossimo. Il rapporto ambiguo tra fede e culto misterico permea il nostro rapporto col cibo, il modo di curarci, la percezione del destino, il nostro eroe nazionale potrebbe essere Cagliostro, le nostre maschere comiche sono sconvolte dalla contorsione superstizione, dal funereo Totò iettatore agli estenuanti mercanteggiamenti metafisici di Massimo Troisi, fino alla devozione supplichevole di Lino Banfi: “Madonna della Ripalta di Cerignola, fai segnare il gol ai Viola”. Fantozzi al Casinò per ingraziarsi il Megadirettore inventa le sue filastrocche: “A, ue, uì, la fortuna non va lì”. E il boss scaramantico lo obbliga a infilargli una mano sotto al sedere e a bere ettolitri di acqua ipergasata. Halloween, si dice, rituale innocuo, bambinesco ma la caccia ai gatti neri resta una fra le pratiche più ignobili e vigliacche, allarme costante fra gli animalisti. La tecnologia è il contrario della magia ma, per difetto di conoscenza e smania di avventura o di risposte facili, finisce per confondersi ad essa: i “grandi reset” dalle origini arcane e misteriche, gli algoritmi caricati di funzioni esoteriche, la finanza come astrologia, i “QR” come macchie ipnotiche che ti lasciano alla mercé del potere: è precisamente quello che vogliono i burattinai, ingenerare confusione somma, disorientamento labirintico, meno sfuggi e più sei controllabile. Sui vaccini Covid basta e avanza la perversione scientifica, la spyke, la genetica a mRNA che distrugge, ma hanno voluto infilarci suggestioni disneyane, le monete che si attaccano alla pelle, i sierati come alberi di Natale, le pozioni con dentro gli elementi più strani, tali da rendere chi le ha assunte dei robot, tracciabili, pilotabili. E questo è pericoloso, perché se si scade nell'evocativo si snatura la reale comprensione di una malvagità che, viceversa, è tutta scientifica e va combattuta sul piano scientifico-razionale, perché su quello magico c'è poco da fare. Come sanno bene gli scienziati seri, estremamente attenti a non esondare mai dal piano strettamente medico.
Permeati di pensiero magico: siamo fatti così e i maghi lo sanno. Sanno pure, senza scomodare tarocchi o palle di cristallo, che le ricorrenti leggi che ne vietano le pubblicità televisive, definite “ingannevoli”, restano lettera morta, sanno che al binario morto del “non è vero ma ci credo” la ragione o quel che ne rimane si arresta e si arenano le spiegazioni dei dotti medici e sapienti. Resta il genius loci, lo spiritello che mette insieme tutto e il suo contrario e alimenta un mastodontico business sulle ombre: 6 miliardi l'anno, roba da risanare il debito pubblico (ma c'è chi ipotizza somme quasi doppie). La stessa convinzione politica s'è ridotta a una lotteria, la convinzione lascia il posto alla fiducia provvidenzialistica, non più elettori ma adepti pronti a braccarti in rete a colpi di “gomblotti”. Perfino la deriva spionistica di tutti che controllano tutti ha un che di macabro, il segreto, il riservato che sconfina nell'occulto, con tutta la libidine del caso. Cosa è stata la tetra parabola grillina se non una promessa escatologica di palingenesi e dunque di felicità? Pare tutto un esorcismo nazionale, contro il quale servirebbe il controesorcismo della logica, della prudenza, e, per chi non esclude prospettive metafisiche, di una tensione spirituale che allevi al rispetto delle proprie responsabilità anziché alla fuga dalle medesime, secondo illusione dello sciamano, la radioestesista o la rabdomante. Sei miliardi di euro l'anno bruciati per il puro gusto di farsi fregare: neppure il gioco d'azzardo arriva a tanto, il mercato delle ombre non conosce crisi. Anche della Pandemia avevano dato una impostazione apocalittica, da “mille e non più mille”. E ha funzionato, tanto è vero che promuovono alle massime onorificenze di Stato i virologi; ma cosa sarebbero costoro se non dei Cagliostro in sedicesimo specializzati in pozioni venefiche e anatemi terrificanti?
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