24 Ottobre 2024
Dal populismo alla pandemia, dalle guerre alla sfida con la Cina, il ruolo degli Stati Uniti come Paese guida dell'Occidente è stato fortemente messo in discussione in questi anni. Si parla di crisi, declino, indebolimento della base economica e della classe media, tutti elementi sfruttati da Donald Trump nella sua battaglia anti-sistema. Ma, a differenza dell'Europa, l'America ha reagito alla sfida, intraprendendo una nuova strada "post-globale", fatta di politica industriale per risollevare la capacità produttiva e vincere la nuova competizione geopolitica globale.
Questa è la tesi di fondo del nuovo libro di Andrew Spannaus, opinionista per Il Giornale d'Italia e voce di Radio24, con commenti quotidiani nel programma Uno, nessuno, 100Milan e il podcast di successo That's America. Spannaus racconta una trasformazione profonda della politica americana negli anni di Trump e Biden, poco notata dai grandi media, che spesso si fermano in superficie senza comprendere i processi più ampi che hanno spinto le istituzioni di Washington a fare una sintesi efficace della rivolta populista iniziata nel 2016 con le esigenze dell'establishment: il rigetto degli eccessi della globalizzazione liberista e l’impostazione di una nuova politica economica mirata a rafforzare la classe media attraverso la ricostruzione della base produttiva dell'economia.
Non è tutto rose e fiori, però. I conflitti culturali rischiano di lacerare la società. Su temi caldi come aborto, immigrazione, razzismo e diritti LGBT, i partiti politici hanno dato il via a un nuovo periodo di profonda polarizzazione. Si enfatizzano le posizioni più estreme degli avversari, non generando una discussione condivisa, ma uno scontro senza via d'uscita. In alcuni casi, queste divisioni rischiano di spezzare la coesione sociale di un Paese che segue gli stessi principi costituzionali da 235 anni.
Per spiegare come uscirne, Spannaus esamina le radici dell'ideologia "woke", svelando la verità sul ruolo della schiavitù nella storia americana, e affronta un tema che da tempo coinvolge sia la destra che la sinistra in Europa: l'America è, o non è, un vero impero? Quali sono le basi ideologiche del potere statunitense, e quali le prospettive di un ritorno alle sue migliori tradizioni storiche? Lo fa analizzando il ruolo di grandi statisti come Alexander Hamilton, Abramo Lincoln e John F. Kennedy, e anche i loro oppositori, sia interni che internazionali, con le drammatiche conseguenze per questi uomini che hanno combattuto contro la visione oligarchica del mondo.
Non mancano provocazioni significative su altri temi, come le radici della guerra in Ucraina e l'inganno del debito pubblico. Su questi punti, Spannaus non esita ad andare contro la narrazione dominante, proponendo soluzioni ad alcuni dei problemi più gravi del nostro tempo.
"Rivincita" si conclude con l'analisi dell'attentato contro Donald Trump, usato da Spannaus per illustrare lo stato del conflitto per il futuro del Paese. Ci presenta un'America diversa dalla consueta caricatura, senza fare sconti, esplorando il bene e il male di una nazione che, piaccia o no, continua a essere fondamentale per la direzione del nostro mondo.
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