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“La Fine dell’Impero Americano”, scopriamo insieme il nuovo libro di Alan Friedman

Americano di nascita, ma profondamente legato all’Italia, Friedman ha conquistato il pubblico con uno stile comunicativo che unisce conoscenza e chiarezza

09 Ottobre 2024

“La Fine dell’Impero Americano”, scopriamo insieme il nuovo libro di Alan Friedman

Giornalista, scrittore, produttore, opinionista e oggi anche ballerino, ha lavorato per alcune delle testate più prestigiose del mondo, come il Financial Times, ha intervistato praticamente tutti, escluso il Padre Eterno, e ha firmato svariate inchieste di alto profilo: in pratica gli manca solo la candidatura a Papa e ha concluso.

Il suo ultimo libro, “La fine dell’impero americano”, pubblicato da La Nave di Teseo, è un’opera ambiziosa e puntuale che affronta temi cruciali per il presente e il futuro degli Stati Uniti, con una prospettiva che si estende ben oltre i confini nazionali.

Friedman non si limita a riportare gli eventi, ma li viviseziona con una precisione quasi chirurgica, cercando di comprendere le forze profonde che stanno scuotendo quella che un tempo fu la più grande potenza mondiale. In tal senso, l’autore non è avaro nel criticare le contraddizioni e le debolezze che caratterizzano la politica e la società americana, ma lo fa con un’analisi lucida, mai pretenziosa.

“La fine dell’impero americano” non è solo un resoconto degli ultimi decenni della storia americana, ma un’analisi che abbraccia temi complessi come il declino del potere statunitense sul palcoscenico globale, la polarizzazione politica interna e il fallimento di quella che Friedman definisce “l’illusione dell’eccezionalismo americano”.

L’autore analizza come gli Stati Uniti siano passati da essere il simbolo della libertà e della prosperità, a un Paese profondamente diviso, in crisi economica e sociale, con istituzioni sempre più fragili, basti pensare che durante la presidenza Biden l’America ha registrato due record sconvolgenti: 1) su 330 milioni di abitanti, il 33%, ovvero 110 milioni hanno usato farmati antidepressivi; 2) nel medesimo periodo, tra tutti i 50 stati che compongono la confederazioni, c’é stato un incremento medio del 55% dei suicidi, ad oggi oltre 50.000 l’hanno, e di questi quasi il 70% con arma da fuoco.

Un punto di forza del libro è l’abilità di Friedman di collegare fenomeni apparentemente disparati: la crisi delle élite politiche, il declino della classe media, l’ascesa dei movimenti populisti, la competizione con la Cina e la Russia. Ogni capitolo è ricco di dati e riflessioni che spingono il lettore a rivedere le proprie certezze sul destino degli Stati Uniti. Il tono, sebbene critico, non è mai pessimista: Friedman, infatti, lascia spazio alla speranza di una rinascita, a patto che il Paese sappia riscoprire i propri valori fondamentali e affrontare con coraggio le proprie debolezze.

In un momento storico in cui il mondo sta affrontando una molteplicità di sfide – dalla pandemia alla crisi energetica, dalla crescita delle disuguaglianze sociali alla minaccia del cambiamento climatico – il libro di Friedman arriva come un’atto necessario e tempestivo. La sua capacità di guardare agli Stati Uniti con occhio critico, ma al contempo costruttivo, offre una prospettiva utile anche per i lettori europei e italiani. Nel contesto della politica globale, ciò che accade negli Stati Uniti influenza inevitabilmente anche le altre grandi potenze economiche e politiche del mondo, e Friedman riesce a collegare queste dinamiche con grande maestria.

Per concludere, “La fine dell’impero americano” è un libro che ogni appassionato di storia, politica ed economia dovrebbe avere nella propria libreria. Con uno stile avvincente e una prosa puntuale, Friedman riesce a offrire un quadro chiaro e coinvolgente delle sfide che gli Stati Uniti, e il mondo intero, devono affrontare nei prossimi anni. È un’operap che stimola il pensiero, invita alla riflessione e, soprattutto, non lascia spazio all’indifferenza.

Buy or die, si diceva una volta

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