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“L'Incoronazione di spine" di Caravaggio, un’opera solo recentemente e non unanimamente attribuita a lui, a breve oggetto di vendita giudiziaria

Era conservata nella galleria di Palazzo degli Alberti a Prato: dopo che la Cassa di risparmio di Prato è stata comprata dalla Banca Popolare di Vicenza, l’opera è stata portata a Vicenza, fino a quando la Banca non e' andata in bancarotta e trasferita ad Intesa Sapaolo, che ha riportato il quadro a Prato

08 Settembre 2024

“L'Incoronazione di spine" di Caravaggio, un’opera solo recentemente e non unanimamente attribuita a lui, a breve oggetto di  vendita giudiziaria

“L'Incoronazione di spine" di Caravaggio,

"L'Incoronazione di spine" è un dipinto di 125x178 cm, realizzato tra il 1602 e il 1603 dal pittore italiano Michelangelo Merisi detto "Caravaggio" (Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, Monte Argentario (GR)  18 luglio 1610). Era conservato nella galleria di Palazzo degli Alberti a Prato: dopo che la Cassa di risparmio di Prato è stata comprata dalla Banca Popolare di Vicenza, la quadreria è stata riunita a Vicenza con le altre opere della banca, fino a quando questa non e' andata in bancarotta e trasferita ad Intesa Sapaolo al prezzo simbolico di 1 euro.

Il dipinto non appare ricordato in alcun documento noto, ed è stato esposto per la prima volta nel 1951, quando era considerato una copia dell'artista. È stato attribuito a Caravaggio dallo storico dell'arte e critico Roberto Longhi e, in seguito a un restauro del 1974, è stato riconosciuto come opera dell'artista. Si fa risalire, per via dei bruniti rischiarati da un luminismo tenue, alle commissioni per San Luigi dei Francesi e Santa Maria del Popolo a Roma e all'esecuzione della monumentale "Deposizione" in Vaticano.

Sempre dello stesso soggetto il Caravaggio dipinse un'altra versione, oggi conservata nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Nel 2006, venne annunciata la scoperta di una copia della tela di Prato, conservata nella chiesa di San Bartolomeo della Certosa di Genova, ed attribuita allo stesso Caravaggio da Piero Donati, direttore della soprintendenza per il patrimonio storico artistico della Liguria. Secondo il quotidiano britannico Times questa opera, originariamente creduta una copia, fu certificata e definitivamente attribuita al Caravaggio solo nel 2017.

A seguito dell'acquisizione di Banca Popolare di Vicenza da Intesa Sanpaolo, "L'Incoronazione di spine" è tornata nella sede originaria di Palazzo degli Alberti  a Prato insieme al resto della collezione della cassa di risparmio.

Il Tribunale di Vicenza ha stabilito che la  grande collezione d'arte di proprietà della Banca Popolare di Vicenza deve essere venduta per raccogliere fondi per ripagare i clienti che hanno perso i loro risparmi. Ma c'è un intoppo: i dipinti di valore, incluso questo Caravaggio che si dice valga milioni, non possono essere spostati fisicamente dalla loro attuale posizione a causa delle leggi sul patrimonio nazionale artistico italiano.

La Banca Popolare di Vicenza è fallita (e sottoposta alla liquidazione coatta amministrativa) nel 2017 dopo che il suo presidente è stato condannato per "truffe di mercato". Nell'ex ufficio della banca a Prato sono conservati in totale 124 dipinti; altri sono in mostra in un museo a Vicenza.

Il patrimonio della banca è stato poi nel 2018 trasferito a Intesa Sanpaolo per un gettone di 1 euro nell'ambito di un piano per porre fine alla crisi del sistema finanziario del Paese. La banca doveva anche ricevere 5,2 miliardi di euro  di denaro dei contribuenti italiani in contropartita di prestiti inesigibili della Popolare e di quelli di un'altra banca in difficoltà. Intesa Sanpaolo ha ricevuto altri 12 miliardi di euro  in garanzie per protezione da gravi perdite delle attivita' acquisite.

Il Tribunale di Vicenza quando all'inizio del 2022 ha ordinato la vendita della collezione d'arte della banca, con opere di Tiepolo, Bellini e Tintoretto, oltre al Caravaggio, ha stabilito nell'ordinanza che i dipinti debbano rimanere dove sono.

"Questo sarà molto penalizzante dal punto di vista del prezzo", ha detto ad Artnet News l'avvocato e giornalista Gloria Gatti, collaboratrice del "Giornale dell'Arte" (che ha voluto precisare di non essere coinvolta nella vendita).

C’è attualmente un ricorso contro l'ordine del Tribunale di Vicenza. Se avrà successo, "le opere diventerebbero più appetibili per il mercato italiano", ha detto la Gatti.

La banca fallita sarà obbligata ad indicare il valore del quadro al momento della vendita,  ma questo non è stato ancora reso pubblico. Per i dipinti che andranno in vendita c'e' chi suggerisce di rivolgersi alla casa d'aste Pandolfini di Firenze, che in precedenza, prima del fallimento, aveva supervisionato la collezione.

Di Giovanni Conticelli.

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