16 Maggio 2024
APPROFONDIMENTO STORICO AL CAPITOLO XX - MARIO E SILLA / I GUERRA CIVILE
La I guerra civile romana dell’83 - 82 a.C. vide il conflitto tra la fazione degli ottimati, guidata da Silla, e quella dei populares, o mariani perché seguaci del 7 volte console Gaio Mario morto nell’86 a.C., guidata dai consoli Gaio Mario il Giovane e Gneo Papirio Carbone. Silla, mentre si preparava a marciare verso Roma (vedi nota ¹ a pagina precedente), ricevette rinforzi dal giovane Pompeo. Furono combattute molte battaglie, prima a sud e poi a nord di Roma. In questo frangente, un esercito di 7.000 lucani e sanniti, guidati da P. Telesino, M. Lamponio e Gutta, stava risalendo per portare soccorso a Mario, che si era rifugiato a Preneste (l’odierna Palestrina). Silla, per impedire questa manovra, abbandonò l’assedio di Chiusi dirigendosi immediatamente verso sud con i propri uomini per sbarrare il passo a questo nuovo esercito. Carbone ne approfittò per uscire dalla città e si diresse verso Faenza per dare battaglia a Metello, che reputava più debole di Pompeo nel campo avverso; l’esito non fu quello sperato e Carbone subì una cocente sconfitta che gli costò anche la perdita di Chiusi, lasciata sguarnita e alla mercé di Pompeo. Lo scontro decisivo, la battaglia di Porta Collina del 1 novembre dell’82, fu combattuto sotto le mura di Roma, dove si era diretto l’esercito lucano-sannita, modificando l’intenzione iniziale di portare soccorso a Preneste non appena ebbe la notizia della manovra di Silla che di fatto aveva lasciato sguarnita l’Urbe. Silla riuscì a tornare in tempo sul luogo della battaglia solo per lo straordinario sforzo dei Romani che resistettero tutto il giorno agli attacchi dei nemici. L’esito della battaglia rimase a lungo in bilico, risolvendosi alla fine a favore degli ottimati. Persa la battaglia, Preneste si arrese e Mario preferì uccidersi piuttosto che cadere nelle mani del nemico. Divenuto padrone assoluto di Roma, Silla si fece eleggere dittatore a vita e instaurò un vero e proprio regno del terrore, e con le liste di proscrizione dichiarò fuorilegge tutti gli oppositori politici, offrendo ricompense a chi li avesse uccisi. Anche il giovane Giulio Cesare fu uno dei proscritti e fu costretto ad abbandonare precipitosamente la città.
Mario e Silla
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