14 Marzo 2024
C’è voglia di primavera nell’aria. E a Roma c’è la maestosa Villa Borghese. Come dire il binomio perfetto: tra viali fioriti, musei, storia, il restauro del Giardino delle Erme appena avviato a fine febbraio e uno scoppiettio di arte contemporanea da maggio fino al 2025 nella scenografica Aranciera. Inoltre, romanticismo a catinelle. Una domanda di matrimonio? Un partner freddino? La crisi del settimo anno? Andateci.
L’ingresso più spettacolare è dalla terrazza del Pincio. Subito vi accoglierà un mormorio concitato: “Ecco il Vittoriano, lì c’è il Quirinale, guarda il Cupolone...” perché siamo a picco sull’ellissi di piazza del Popolo che abbaglia con chiese, palazzi, monumenti. La gente punta il dito, gli idiomi si accavallano, fioccano i “merveilleux!”, sibilano gli “hermoso!”, si scatena una bufera di selfie e i romani dispensano ragguagli (“si, miss, quello è l'Obelisco Flaminio, è alto 25 metri, è il più antico di Roma”) in un inglese che avrebbe bisogno di un buon ripasso…
Il parco seduce così da più di 200 anni - mattinate di zaffiro, tramonti di madreperla, sentori dolci di rugiada, di muschio, di petali multicolori, fin da quando Napoleone dotò la città di un Jardin du grand César nel 1810 su progetto di Louis Martin Berthault, poi completato da Giuseppe Valadier.
Il belvedere, che poggia su una loggia a tre arcate (“la realizzò Raffaele de Vico nel 1936”, leggono diligentemente i turisti nelle loro guide) è un magnifico palcoscenico dove fanno da mattatori la solennità michelangiolesca di San Pietro, il candore dell’Altare della Patria, l’aggressività di Castel Sant’Angelo, riuniti in un superbo colpo d’occhio. Guest star Monte Mario, il Gianicolo, la berniniana Porta del Popolo e le chiese ‘gemelle’ di Santa Maria dei Miracoli e di Santa Maria in Montesanto (“ma non sono uguali, la prima ha la cupola circolare, l'altra ovale”, sentenzia un signore dal cipiglio accademico).
Tra le aiuole i busti di personaggi illustri sono la bellezza di 228 - per inciso solo 3 dedicati a donne, le quote rosa all’epoca non erano di moda…- e 456 occhi severi sorvegliano l’andirivieni di giovani, anziani, innamorati, sfaccendati (peraltro per nulla intimiditi): lungo i sentieri classe 1866 del vivaista Francesco Vachez, verso il bellissimo Lago e il Tempietto di Esculapio, accanto al curioso idroconometro (“orologio ad acqua inventato nel XIX secolo dal domenicano Giovanni Battista Embriago”, chiosa un abate per i seminaristi che lo seguono compunti).
Inestimabili i gioielli di pittura e scultura nelle numerose aree espositive, in testa la Galleria Borghese con la ‘scandalosa’ Paolina del Canova (“le chiesero se non si fosse imbarazzata a posare nuda, e lei rispose che la stanza era ben riscaldata”, ammicca un’hostess al suo gruppo di pensionati vispi e assertivi). E il Museo dell’Aranciera Carlo Bilotti, fino al prossimo anno, ospita le fantasiose creazioni in legno di Paolo Di Capua, le colorate installazioni di Sandro Visca, gli incredibili esperimenti di Stefano Forgione e Giuseppe Rossi con tela di iuta, muffa e polvere.
Sembra di tornare agli ozi del padrone di casa, il Cardinale Scipione Borghese, e alla sua secentesca “villa di delizie”. O ancora più indietro, quando su questo collis horticulorum svettavano le serre sfarzose dei patrizi - gli Acili, gli Anici, i Pinci che diedero il nome alla zona. E Lucullo offriva a Cicerone e a Pompeo i suoi lauti banchetti (“pavoni di Samo, pernici di Frigia, morene di Gabes, storione di Rodi…”, come ci racconta Plutarco, senza un pensiero per colesterolo e pressione arteriosa).
Più recentemente, qui brillarono i sontuosi spettacoli pirotecnici dei nobili romani, poi è stata la volta dei concerti novecenteschi della banda di Alessandro Vessella, poi dei leggendari set Anni ’60, con Vittorio Gassman che sfrecciava in spider per piazza del Popolo, nel “Sorpasso”, sogguardato da un diffidente Jean-Louis Trintignant. Adesso si osserva il via vai di vip, politici, maliarde hollywoodiane: alloggiati nel lussuosissimo Hotel Hassler, a pranzo “Dal Bolognese”, ai tavolini di “Rosati” per un bellini o una mimosa, tutti a pochi passi (“Fellini, Moravia, Calvino erano habitué”, buttano lì i nostalgici della dolce vita).
Intanto i bambini trattengono il fiato nel Teatro dei burattini mentre la bella Angelica è insidiata dal feroce Saladino e volteggia la durlindana di Rolando (“Era un paladino… come? cosa è un paladino?”, s’ingarbuglia un nonno davanti ai nipotini). E se scocca l’ora del pranzo o dell’aperitivo, d’obbligo una sosta all’insegna dello chic nella Casina Valadier (“frequentata da Gandhi, Mussolini, Richard Strauss, re Faruk d’Egitto”, enumera un'insegnante alla scolaresca riottosa): tutta colonne, specchi, affreschi e affacci panoramici, è uno dei punti focali della passeggiata a Villa Borghese fin dal 1922. Il vero fascino, si sa, non conosce flessioni.
Di Carla Di Domenico.
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Commenti all'articolo
alessandra.lb
15 Marzo 2024 - 14:19
Simpatico questo articolo, Naturalmente conoscevo arte e storia di Villa Borghese ma non le sue curiosità, ed è originale il modo di farle esporre da personaggi immaginari (il nonno, l'abate, ecc.). Il testo così è ameno e intrigante, si legge tutto d'un fiato. Insomma, prossima mattinata di bel tempo passeggiata a Villa Borghese, deciso, con sosta ai musei e magari aperitivo gourmet. Alessandra
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