09 Dicembre 2023
“Il Ritratto di Lucrezia Panciatichi", di Agnolo Bronzino
Il “Ritratto di Lucrezia Panciatichi” è un dipinto a olio su tavola (104x84 cm) di Agnolo di Cosimo o Agnolo Bronzino meglio noto come “Il Bronzino” (Monticello di Firenze, 17 novembre 1503 – Firenze, 23 novembre 1572) databile al 1541 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze fin dal 1704.
A lungo esposto nel cuore del museo (nella sezione chiamata “la Tribuna”), a partire dal 2012 è collocato nelle “sale rosse” dei “Nuovi Uffizi”.
Il Bronzino, era un pittore manierista. Mescolando gli stili del tardo Alto Rinascimento italiano con il primo periodo barocco, i manieristi spesso descrivevano i loro soggetti in forme innaturali. Le opere del Bronzino sono spesso state descritte come ritratti "ghiacciati" che mettono un abisso tra il soggetto e lo spettatore. Non è il caso però di questo ritratto.
Quando scoppiò la peste a Firenze nel 1522, Jacopo Pontormo, nella cui bottega Il Bronzino era studente, portò il Bronzino alla Certosa di Galuzzo dove lavorarono insieme ad una serie di affreschi. Questo fu un periodo molto importante per lui, poiché iniziò a guadagnarsi una reputazione lavorando per il Duca o per Urbino. Quando tornò a Firenze nel 1532 riuscì così a beneficiare della protezione del Duca di Toscana Cosimo I de’ Medici.
Il “Ritratto di Lucrezia Panciatichi” non può in nessun modo dirsi “freddo”. Il famoso architetto Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) lodò i ritratti dei coniugi Panciatichi eseguiti da Bronzino come "tanto naturali che paiono vivi veramente, e che non manchi loro se non lo spirito".
L'occasione della commissione per la realizzazione delle due opere è forse legata all'ingresso di Bartolomeo Panciatichi, marito di Lucrezia (Lucrezia di Gismondo Pucci) e Cameriere di Cosimo I, nell'Accademia fiorentina, nel 1541.
I due dipinti, assieme a due Madonne dello stesso autore (una è la “Sacra Famiglia Panciatichi” pure agli Uffizi) vennero ritrovare da tale Vincenzo Borghini a palazzo Panciatichi nel 1634, anno della morte del figlio Carlo Panciatichi - Cameriere di Francesco I - o forse dell’estinzione del suo ramo famigliare, dopodichè vennero trasferiti nel palazzo del ramo fiorentino della famiglia e successivamente nelle Gallerie fiorentine degli Uffizi nel 1704.
Lo sguardo apparentemente malinconico della donna ha ispirato la scrittrice inglese Vernon Lee (al secolo Violet Paget) e lo scrittore statunitense Henry James, autore nel 1881 del romanzo “The Portrait of a Lady” -in italiano “Ritratto di Signora” - sceneggiato nel 1975 dalla RAI e dal quale nel 1996 la neozelandese Jane Campion ha tratto l’omonimo film con protagonista la coppia Nicole Kidman/John Malkovich.
Nel ritratto Lucrezia Panciatichi seduta in una nicchia scura tra due colonne ioniche, simbolo di bellezza e castità, indossa due collane: una di queste reca la scritta incisa in smalto nero sull’ampia catena d’oro -scritta non visibile nella foto- “Amur dure sans fin” le cui parole si rincorrono in maniera che possono essere lette da una parte all'altra, senza interruzioni, amplificando il significato del motto: “Dure sans fin amour” e “Sans fin amour dure”
Di Giovanni Conticelli.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia