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Elsa Dorfman, la fotografa semplice che non ha mai sgomitato

Essere costantemente e semplicemente se stessa, ed una macchina fotografica, hanno reso Elsa Dorfman un’artista senza bisogno di eccessi.

22 Luglio 2023

Elsa Dorfman

Fonte: Little White Lies

Elsa Dorfman (Cambridge, Massachusetts 26 aprile 1937-Cambridge, Massachusetts 30 maggio 2020) è stata una fotografa ritrattista americana. Ha lavorato a Cambridge, nel Massachusetts, ed era nota per il suo uso di una fotocamera Polaroid istantanea di grande formato.
 
Era la maggiore di tre figlie di Arthur ed Elaine (Kovitz). Suo padre lavorava in una catena di alimentari come acquirente di prodotti ortofrutticoli; sua madre era una casalinga. La sua famiglia era di origine ebraica. Ha studiato alla Tufts University, dove si è laureata in letteratura francese. Durante il suo ultimo anno, è andata in Europa, dove ha lavorato a Bruxelles per Expo 58 e ha vissuto a Parigi, da studente, condividendo l’alloggio con Susan Sontag, che poi diventerà la celebre scrittrice e filosofa statunitense -scriverà, tra l’altro, anche di fotografia. Elsa si laureò nel 1959 e successivamente si trasferì a New York City, dove lavorò come segretaria presso la Grove Press, uno dei principali editori dei ragazzi Beat. Successivamente lasciò questa occupazione e, dopo avere studiato di nuovo a Boston, dove conseguì un master in educazione elementare al Boston College, è tornata nel suo paese natio a fare l’insegnante elementare per qualche anno prima di dedicarsi pienamente alla fotografia.
 
Nel 1976 ha sposato Harvey Silverglate, avvocato impegnato in difesa dei diritti civili da cui ha avuto un figlio, Isaac.

Il la fotocamera Polaroid e il documentario su Netflix


Era nota per il suo uso della fotocamera Polaroid da 20 x 24 pollici (una delle sole sei esistenti), dalla quale creava stampe di grandi dimensioni. Ha fotografato scrittori, poeti e musicisti famosi tra cui Allen Ginsberg, di cui era amica personale, Anne Sexton, Charles Olson, Lawrence Ferlinghetti, Peter Orlovsky, Gary Snyder, Gregory Corso, Robert Creeley, Andrea Dworkin, Jonathan Richman (frontman dei “The Modern Lovers”) e Steven Tyler (Aerosmith e papà di Liv). Nel 1995, ha collaborato con il grafico Marc A. Sawyer per illustrare l'opuscolo “40 modi per combattere la lotta contro l'AIDS”. A causa del fallimento, la Polaroid Corporation ha cessato completamente la produzione dei suoi esclusivi prodotti di pellicola istantanea nel 2008. La Dorfman ha avuto una scorta di un anno dell'ultima pellicola istantanea disponibile 20 x 24 della sua fotocamera. 
 
La vita e il lavoro di Dorfman sono stati oggetto del film documentario del 2016 “The B-Side: Elsa Dorfman's Portrait Photography”, diretto da Errol Morris, su Netflix.
 
Da questo documentario, al netto dei vistosi errori sui sottotitoli in italiano che traducendo scrivono “204” invece di “Polaroid 20 x 24“, è possibile estrarre alcune “perle” che mi hanno particolarmente entusiasmato:
 
- all’inizio del documentario la Dorfman comunica al suo interlocutore che il marito non sarà presente: “È uscito. È andato a fare qualcuna di quelle cose che gli piace fare come andare a comprare beni essenziali in negozi dove vengono venduti a prezzi bassi, molto economici, cose come confezioni di te’ da 50 bustine”;
 
- “dopo essere stata assunta alla Grove Press non sono riuscita a restare a New York. New York era decisamente troppo per me. Non conoscevo una ragazza che non fosse alcolizzata o che non facesse uso abituale di droghe. Inoltre tutte erano “promiscue” sessualmente. Io ero una carina brava ragazza ebrea di buona famiglia...”;
 
- “un giorno Allen (Ginsberg) all’inizio degli anni 60 a New York mi portò al concerto di suo amico che stava iniziando a conoscere un certo successo. Si chiamava Bob Dylan. Arrivati là fummo perquisiti. Non cercavano pistole ma volevano essere sicuri che non avessimo macchine fotografiche. Quando Bob ci vide mi chiese perché non avevo la macchina fotografica: “Valla a prendere” mi disse “di’ che sei autorizzata.” Così tornai in macchina a prendere la macchina fotografica ed iniziai a fare delle foto a Bob ed Allen. Gli organizzatori si accorsero che ero capace di “mettere a fuoco” e dissero che non potevo restare, dovevo andare via. “Non posso farci niente” si scuso’ Bob con noi;
 
- “nella lista degli “artisti” della Polaroid io ero in fondo alla lista, tra gli ultimi. Ma non ho mai smesso di fare il mio lavoro”;
 
- “nel 1985 Allen Ginsberg ci venne a trovare. Aveva un bell’abito nuovo, forse lo stesso con cui poi verrà sepolto. Gli ho fatto dei ritratti con la 20 x 24. Poi mi disse:”Mi hai fatto il ritratto da vestito adesso fammene uno anche da nudo”. Amava farsi le fotografie nudo. Poco dopo si apre la porta e c’era lì Allen nudo: “Coosaa!!” dissi io”;
 
- “ad un certo punto tra me ed il mondo ho trovato la macchina fotografica. Mi ha permesso di fare la vita di un artista, di avere una vita non ordinaria.”

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