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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Personale intervento in occasione del “Congresso de l'Unione Monarchica Italiana - Regione Sicilia”

Palermo, 6 Novembre 2021

15 Luglio 2023

Re Umberto di Savoia

Re Umberto di Savoia

Signor Presidente, direzione congressuale, siciliani dell’Unione Monarchica Italiana, autorità e invitati accreditati, sono Fabio Salvatore Pompeo Iacono un intellettuale residente e domiciliato a Ragusa. Per mezzo del Dott. Stefano Papa sono stato sino ad oggi in contatto e lieto di aver aderito all’Associazione dal 1° Gennaio 2021. Era dal 10 Ottobre 2015 che meditavo di essere qui, in seguito al volo “casuale” Firenze/Catania effettuato con le LL.AA.RR. Amedeo e Silvia di Savoia-Aosta a qualche posto di distanza, volo spazio-temporale che ha permesso la nostra conoscenza personale. Il breve contributo ai lavori congressuali odierni intende assumere pochi enunciati, per volgerli alla nostra causa di luce politica e culturale, di un attore satanico sincronicamente del Novecento, per chi è interno alla forma religiosa cristiana e demoniaco per chi non lo è, unitamente e diacronicamente al comunismo e purtroppo al fascismo, in seme dal 1939 e in fioritura malefica e velenosa dalla fine dall’estate del 1943 alla primavera del 1945. Il nazista Hermann Wilhelm Göring: “Un inglese, un idiota”; ma oggi noi dell’Unione Monarchica Italiana non siamo soli. “Due inglesi, un club”; noi dell’Unione Monarchica Italiana siamo organizzati in club, ma probabilmente siamo non meno di 80.000. “Più inglesi, un impero”. Noi dell’Unione Monarchica Italiana da secoli siamo i discendenti imperiali di Roma, Costantinopoli, Bisanzio, Metz, Acquisgrana e Palermo. La Germania al “Processo di Norimberga” ha saldato il suo conto con la civiltà, riconciliandosi con la sua grande cultura, noi costituendoci in modo associativo nel 1944, abbiamo riscattato i destini della civiltà d’Italia in qualità di faro europeo e occidentale nella storia. Sembra ormai invalso uso dell’odierna metodologia della storia contemporanea suddividere manualisticamente il percorso della Repubblica italiana in tre segmenti: il primo dal 1946 alla primavera/estate 1992 (assassinii dei Magistrati Falcone e Borsellino), il secondo dall’autunno 1992 alla fine di maggio 2018, la II Repubblica rivelatasi funesta e distruttiva, in quanto i suoi mediocri attori principali hanno sfaldato e gravemente minato le fondamenta della I Repubblica o nella più evidente insufficienza istituzionale si sono malamente limitati a puntellare le macerie da loro stessi create. Alla III Repubblica bambina di tre anni il compito, se vuole sopravvivere, di effettuare profonde e serie riforme istituzionali: Consiglio Superiore della Magistratura: stop alle correnti bastano nove componenti, separazione delle carriere tra Pubblici Ministeri e Giudici, abolizione dei “Giudici di pace” e ritorno dei Pretori, in pratica la sede in Cassazione come II grado di chiusura. Una burocrazia snella ed essenziale, funzionale e pratica, non astratta, amica non nemica degli italiani. Rielaborazione funzionale formale e sostanziale del reclutamento della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri; in migliori condizioni di salute istituzionali risultano la Guardia di Finanza e le Forze Armate che dovrebbero essere portate (Esercito, Marina e Aeronautica) in totale a circa 300.000 uomini e donne effettivi in organico. Chiaramente al Ministero della Difesa e al Ministero della Cultura dovrebbe essere riservata una voce sensibile delle risorse economiche, non inferiore del 2,5% del Pil per ciascun ministero. E’ necessario non danneggiare le partite iva, ma sono da stigmatizzare le forze politiche liberiste avverse ad esempio all’istituto del “Reddito di Cittadinanza”, che non solo ha garantito il sostentamento necessario a molti italiani ed europei in tempi di grave crisi pandemica ed endemica virale (un Generale degli Alpini, per mezzo della vaccinazione “logistica”, ha fermato le pericolose profondità repubblicane surrettizie comuniste e collettiviste), ma se ben organizzato, potenziando gli Uffici Territoriali del Lavoro e tolto a chi lavora in nero e ai criminali, risulta un istituto di civiltà del vecchio continente. In conclusione l’idea materna d’Italia nacque qui a Palermo con la “Scuola Poetica Siciliana”, rammentiamo le letture di: Pier della Vigna, Guido delle Colonne, Jacopo da Lentini e lo stesso Federico II di Svevia, mentre la paternità, a settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, fu del “Dolce Stil Novo” con Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni. Dunque un’idea medievale realizzata 160 anni fa dalla “Prussia italiana”: il Regno di Sardegna con capitale Torino. Per i suddetti enunciati personali noi dell’Unione Monarchica italiana, dispiace per il Presidente galantuomo Sergio Mattarella, non amiamo la Repubblica italiana, ma pur essendo sempre più difficile rispettarla, ne osserviamo organicamente le leggi. Auspichiamo, rileggendo J.R.R. Tolkien, il ritorno del Re per mezzo dell’abolizione o della modifica (omettendo il “non” dal testo) del totalitario art. 139 della Costituzione. Per quanto riguarda la nostra Europa, che con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha riproposto il bivio al quale si trova davanti ormai da tempo: “Europa delle Patrie” indicata dal pensiero politico nazionalista, sovranista e conservatore o l’Unione degli Stati Uniti d’Europa, ricalcante gli Stati Uniti d’America, indicata dal pensiero politico socialista, socialdemocratico e liberale. E’ comunque strutturalmente necessario omettere la sede superflua parlamentare di Strasburgo, per concentrarne l’attività istituzionale nelle sedi di Bruxelles (eventuale Capitale federale) e Lussemburgo. Se la Nato (North atlantic treaty organitation) non si rimodulerà in Namto (North atlantic mediterranean organitation), in tempi brevi, probabilmente sarà necessario istituire le forze armate dell’Unione Europea. Viva il Re e la Regina d’Italia: Aimone e Olga di Savoia-Aosta.   

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