26 Novembre 2022
La sinistra odia il merito, vuole abortire il merito, ma rivendica determinati privilegi su base meritocratica. Dice praticamente la sinistra post comunista, sempre un po' comunista: io sono colta e me lo dico da sola, quindi mi spetta decidere chi è democratico e chi no, chi può parlare e chi no, chi va esaltato e chi odiato. La cultura di questa sinistra Gucci si è formata sulle tavole di Zerocalcare, sui varietà di Zoro, sulla sottoletteratura regionale di Saviano, che insegue, ma non raggiunge, il pathos melodrammatico della sceneggiata meroliana; considera, in questo non a torto, Chiara Ferragni una intellettuale di razza e della sua stessa razza, e i Maneskin il buon vecchio rock. Se li fai parlare, se li interpelli, ti si ghiaccia il sangue per pochezza analitica, grammaticale, mentale, le sue esponenti politiche sono terrificanti nei loro twettini, le giornaliste e suffragette sono patetiche, le stelle polari, che fanno perdere tutte le elezioni, sarebbero il non binarismo di Ellie Schlein, i diritti ludici del genderismo, ludici qua dove nessuno li mette in discussione e si sono trasformati in lobby mentre in Qatar, in Iran e altri paesi illuminati costano la vita nell'indifferenza sprezzante della sinistra parassitaria. Altra issue, l'ambientalismo rivoluzionario che punta ad una sola cosa, eliminare la società capitalista occidentale per sostituirla con un “verdismo” di facciata, penalizzante per le classi povere e utile al controllo integrale, allo statalismo dittatoriale. L'idolo della sinistra evanscente è Greta, una ragazzina in apparente disagio psichico, che “vede la CO2 sui palazzi” e vuole regolare la temperatura sul pianeta, anche se nessuno sa dire qual sia la temperatura ideale. Altri idoli sono gli gnomi della finanza criminale, come Soros, gli affaristi da olocausto come Bill Gates, uno passato dai marchingegni del controllo al business dei vaccini e adesso alla carne sintetica, tutta roba infettiva, maligna. Fino al modello attuale, il profeta dell'immigrazione a tout prix Aboubakar Soumahoro.
La sinistra che la sa lunga, che si ritiene meritoriamente diversa dagli altri e predestinata nella gestione sociale, lo ha inventato, lo ha candidato, lo ha imposto agli elettori. Anche se gli elettori non lo volevano e se lo sono trovati davanti a Montecitorio in gambali infangati grazie a un astruso meccanismo di recupero proporzionale. Subito è venuto fuori il fango quello vero, sospetti dei più osceni, ammanchi, miserie, grottesche storie di sfruttamento degli stessi che si pretendeva “salvare”. Roba che si mormorava da anni, ma la sinistra spocchiosa e inetta niente, avanti col populismo a pugno chiuso. Se qualcuno eccepiva sulla santità del demagogo delle coop, subito il luogo comune imbecille: e allora i 49 milioni rubati da Salvini? Non erano 49, si parla di un paio ed è comunque una vicenda che non piace, così come non era accettabile il giro di diamanti leghisti riciclati in Zimbabwe, Africa nera. Ma che c'entra con mama Soumahoro e il suo giro losco da 63 milioni? Ma la sinistra ottimista si tappava le orecchie e il cervello: “Non voglio saperlo, non voglio crederci”. Finché gli stessi eroi si son messi a confessare. Succede sempre così, da Cesare Battisti a Claudio Foti, lo psicologo di Bibbiano, a Mimmo Lucano a Aboubakar Soumahoro: prima lo sdegno, le minacce, vi roviniamo, abbiamo gli avvocati, poi le lacrime di plastica, infine le ammissioni, alla comunista: “Se ho sbagliato è per troppo amore”. Se.
A quel punto la sinistra balorda degli Zoro, i Fazio, i Damilano, le Boldrini, i Saviano, i Prodi, i Bonelli, i Fratojanni, gli Zingaretti, e tutti quelli che mollavano fondi, finanziamenti, appalti, e un milione di eccetera che fa? Invece di umiliarsi, chiedere scusa e sparire, incrementa la spocchia. Con argomenti da manicomio infantile quali “è colpa di Salvini” oppure: “Ma le battaglie restano giuste”. Quali, aver messo in piedi una cosca di malavitosi coi machete e i bastoni per intimidire braccianti e concorrenti nella mangiatoia degli appalti?
Giovannino Guareschi, per illustrare l'attitudine rimbecillita dei comunisti, aveva escogitato una trovata geniale: trinariciuti, li chiamava, disegnandoli con un terzo buco nel naso, quello per lo sfiato del cervello. E trinariciuti restano: quel paraculo smascherato del compagno stivali va da un giornalista compiacente a dire: rivendico il diritto al lusso e all'eleganza di mia moglie, e i trinariciuti da social e da testata di appartenenza: beh? Che c'è? Non si può? E allora Salvini? E allora il riscaldamento globale?
Non si ripensano neanche i dioscuri Bonelli e Fratojanni, due che si sono messi insieme per volgari questioni di bottega ma si sono sempre stati sulle palle e adesso si rinfacciano l'invenzione del compagno infangato; Fratojanni in privato dà della bestia a Bonelli che “spiega”, ma che ne sapevo io, me l'hanno consigliato Zoro e Damilano, stava sempre da loro; Bonelli ricambia considerando “Fratodanni” un ipocrita: anche lui sapeva ma se ne è fregato e adesso dà la colpa a me. Beghe da cortile, da ballatoio, ma una cosa dovrebbero farla: presentarsi agli elettori, ai cittadini, alla sinistra, al paese, e dire: siamo stati due coglioni. Non ci abbiamo capito niente. Pontifichiamo su tutto, clima, migranti, economia, diritti, e poi combiniamo di questi capolavori qua: cara gente, ti chiediamo scusa, togliamo il disturbo e non ci vedrete mai più. Ma quando mai. Avanti come se Abou l'avesse calato dal cielo il Padreterno dei cialtroni. E di una sola cosa sono preoccupati: del colpo all'immagine, a dire la credibilità fasulla per restar nel business parlamentare, per accumulare la mesata, che è sostanziosa, in vista dell'adeguato vitalizio. Ma qui non si scappa, delle due l'una: o questi due erano sul serio in buona fede, cioè completamente idioti. O, viceversa, erano in fede pessima, ossia complici. Da garantisti, propendiamo per la prima ipotesi: erano totalmente stupidi, si sono palesati come tali, non servono a niente, devono fare il vento, come si dice a Roma.
Noi siamo contro il merito ma meritiamo l'assoluzione per incapacità d'intendere e di volere: non uno che a sinistra abbia avuto la pubblica decenza di dire, ma qui si parla di 63 milioni che giravano, di 2 milioni e mezzo occultati al fisco, di sfruttamento di lavoranti e minori, di condizioni infernali, di truffe e malversazioni, ma cazzo, questi hanno preso per il culo anzitutto noi, che ci abbiamo creduto; niente, “le battaglie restano giuste”. Quel modo immondo di rivoltare sempre la frittata, come questo incomprensibile Zoro: “Ah, l'accanimento contro il compagno Abou finisce per penalizzare tutti quelli che portano avanti le lotte che lui ha rappresentato”. Ma la smettessero di recitare in brigatese con queste formule di schiuma, roba da far impallidire un gesuita. Ma di quali lotte cianciano? Loro, che passano la vita tra uno studio televisivo e un aperitivo sotto via Teulada o a Saxa Rubra? Ma chi le ha mai viste le vostre lotte, salvo quelle per sistemarvi? Il giovane decrepito del PD, questo Zoro, 53 anni e ancora fa la parte dello sfigato da cameretta televisiva, è uno dei costruttori mediatici dell'imbroglione di Sinistra Verde, uno che ha davvero fatto molto per la causa dei sacri migranti: sentendosi alle strette, non sapendo cosa dire, Zoro, e togliti quel nome d'arte che è patetico, non fa l'unica cosa che dovrebbe, chiedere scusa con dignità: no, lui dice di essere “più incazzato degli altri” (gli altri chi?) e scarica la colpa sul papa Bergoglio, “si era fidato anche lui”. Come a dire: siamo tutti complici. E questa sarebbe intelligenza elementare? Qui la questione non è moralistica e nemmeno politica, l'ha messa nella giusta luce Nicola Porro ed è una luce economica, di realismo economico: ma come fai tu stato, come fate voi istituzioni a rovesciare un fiume di soldi, 63 milioni, su due cooperative fasulle, senza una contabilità, senza una sede, senza una struttura operativa, affidata a degli scappati di casa. Non bastavano gli ammanchi da dieci, quindici milioni del compagno Mimmo, la galassia compagnera ci è subito ricascata col modello Soumahoro. Il buongoverno della sinistra! La gestione meritevole della sinistra, con la sua legalità disinvolta e le sue rimozioni forzate! Ma sì, che sarà mai l'ammanco di qualche decina di milioni, l'importante è la lotta, la lotta giusta, poi dissociarsi a banco saltato è un attimo. Ma sempre con la vecchia spocchia, guai fare un passo indietro.
Tutti questi, contro il merito, meritano a loro dire di farla franca in eterno, di continuare ad attribuire lettere scarlatte e patenti di legittimità sulla base di quella mistificazione che si chiama cancel culture, woke, politically correct ed altro non è se non lo scassinamento globale del cervello. Ci si chiede come mai la vicenda grottesca del compagno stivali abbia originato tutto questo astio e la lettura che ne fa la sinistra è mediocre come sempre: razzismo, il solito razzismo, il resto non conta. Ma non è così e non è neanche questione dei soldi fatti sparire per quanti possano essere. È che la gente avverte, anche in modo confuso, che i Soumahoro sono i feticci per cui passa tutta la riscrittura culturale: l'autocolpevolizzazione dell'occidente bianco e “fortunato”, il mito della risorsa migrante, l'accoglienza obbligatoria, il ruolo salvifico delle ONG, l'inversione della giustizia sociale, prima i clandestini se di colore, poi se avanza gli autoctoni: in un sol colpo questo ragazzotto arrogante, scaltro ma di una scaltrezza cialtronesca, ha mandato tutto all'aria: i migranti non sono necessari, sono per lo più parassitari, refrattari al sistema che li assorbe, poco o per niente integrabili (lo erano di più quelli di tre, quattro generazioni fa), arrivano già indottrinati e arroganti, pronti, come Abou, a pretendere tutto senza voler dare niente in cambio, sono inclini alla truffa e all'abuso come tutti, in definitiva dei pesi che possiamo portare, ma in misura contenuta e dietro precise garanzie. Non certo nella forma indiscriminata e criminale che pretende la sinistra onirica ma dissipatrice. Saranno anche contro il merito, questi sognatori alla John Lennon, e si può capire, se entra il merito gente come Zoro resta del tutto priva di sovvenzioni. Saranno contro il merito, ma una cosa la meritano: qualcuno che vada a dirgli, caro compagno, sei uno che non vale niente e le tue lezioncine etiche le puoi usare come carta da cesso. Sei un buffone, difendevi il compagno stivale perché sei uguale. E lo sputtanamento, olè.
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