21 Novembre 2022
Si è svolto ieri, nella meravigliosa cornice di Villa d’Este, il raduno annuale di collezionisti di avvocati d’epoca. Sono stati esposti modelli provenienti da 14 nazioni, a conferma dell’importanza e del prestigio internazionale raggiunti dall’evento. Al mattino, si è tenuto il concorso di eleganza, vinto da Aristodemo Agostatota, già fondatore e per oltre trent’anni managing partner dello Studio Agostatota, Smith & Wesson. Molto ammirati il suo impeccabile abito doppiopetto gessato di Caraceni, la camicia di Finollo e la cartella di Valextra. Superba la qualità del restauro, curato dallo specialista svizzero Aleardo Spruengli, Targa oro per l’originalità assegnata all’avvocato parigino Michel Barreau, esposto con pantaloni a zampa di elefante, borsello in vacchetta morbida con tracolla e un incredibile riporto a mascherare la calvizie.
Nel pomeriggio, protagonisti al concorso di oratoria Phil Americano e Mino Ritario. Il primo, ha raccontato che ai suoi tempi l’amministrazione della giustizia era ancora affidata a Giudici umani, che prima di emettere il loro verdetto consideravano l’elemento soggettivo del reato, le circostanze e il contesto sociale e familiare dell’imputato, col risultato aberrante che il medesimo reato veniva punito con pene variabili. Il secondo – in pantaloni di velluto, giacca di tweed e brown shoes! - ha replicato che giudicare è un’attività prettamente umana, che l’equità – che è la giustizia del caso singolo – presuppone che l’organo giudicante sia connesso alla realtà fisica mediante i cinque sensi, arrivando persino a concludere che l’Intelligenza Artificiale non potrà mai essere in grado di provare empatia e compassione, requisiti fondamentali che ci si deve aspettare da chi amministri la giustizia.
Suggestiva la chiusura della manifestazione, culminata nella chiusura dei sacchi in cui – abbondantemente imbottiti di naftalina – vengono conservati i protagonisti di un mondo scomparso.
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