27 Settembre 2022
Dalla Sirenetta nera alle comparse gay ne La Bella e la Bestia, sembra che i remake di fiabe e storie per l'infanzia siano divenuto un campo di battaglia, attraverso cui diffondere temi sociali e visioni del mondo, come la rappresentanza razziale e la normalizzazione del mondo LGBTQ. La nuova versione de Il Mago di Oz rientrerà in questa linea, introducendo tematiche LBGTQ assenti nel testo originale: parola del regista Kenya Barris, del resto non alieno a temi di giustizia sociale, già trattati nella serie Black-ish, dal fortunato successo commerciale. Secondo il regista è necessario "valorizzare i temi politici del testo originale" e soprattutto "riflettere il mondo odierno".
In effetti, il romanzo di Lyman Frank Baum presenta sottotesto politico: il libro può essere interpretato come una sorta di satira simbolica della società americana negli anni della Grande Depressione. Le interpretazioni politiche del testo sono numerose, e convincenti; ovviamente, per ragioni cronologiche, nel testo di Baum non ci sono riferimenti alle tematiche LGBTQ.
Un ostacolo che, secondo Barris, può essere facilmente superato: anzi, per restituire alla storia il suo potere originario, è necessario introdurre queste tematiche: "Se vogliamo dare continuità al messaggio che il Mago di Oz voleva trasmettere, dobbiamo osservare la realtà di oggi e rifletterla nell’opera. La questione LGBTQIA+ è oggi più che mai attuale".
Dunque, sembra che la tematica "gender" non si ridurrà a qualche comparsa di personaggi queer, ma sarà invece probabilmente centrale nella trama. Non ancora molto è noto di questo remake, ma ci si chiede quanto sia giusto, oltreché di buongusto estetico, deformare opere dal fascino immortale per introdurre in esse tematiche politiche della nostra epoca, compromettendo così i significati originari. Sembra venuta meno la distinzione tra libera interpretazione, in cui una opera può essere modificata e riletta senza limiti (per non allontanarci troppo, il film Rainbow, su Netflix, è ispirato liberamente al Mago di Oz, e presenta in modo originale tematiche LGBTQ) e adattamento, a cui si richiede una certa aderenza al testo originale. Cosa che a Barris non sembra importare troppo.
La recente pioggia di remake fortemente politicizzati, in cui la "rappresentanza" si spinge oltre i limiti del buonsenso (in The Rings of Power vediamo genitori e figli di etnie chiaramente diverse, per dire) e vi è la continua pretesa di "normalizzare a forza" tematiche di giustizia sociale, ha prodotto una serie di opere di scarso valore estetico, e con un amaro retrogusto: quello della propaganda.
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