14 Settembre 2022
Auguri a Amy Winehouse: oggi avrebbe 39 anni. È difficile dire come sarebbe oggi, se fosse riuscita a sconfiggere i suoi problemi con l'alcool e rimettere in sesto la sua vita. Forse avrebbe una famiglia, e una esistenza più regolare; o più probabilmente, sarebbe rimasta comunque una "ragazzaccia", una "dura" piena di tatuaggi, strafottente, anticonformista e del tutto indifferente alle logiche dello show business. Invece, purtroppo, ha raggiunto altre leggende della musica nel famigerato club del 27, morendo per overdose di alcool nella sua stanza d'hotel. Ma resta il simbolo di una star che ha conquistato il mondo essendo semplicemente sé stessa: goffa, sincera, graffiante e irresistibilmente passionale nella sua voce da tre ottave.
Dunque, una vera e propria "antistar", un modello di artista donna di successo completamente contrapposto alle mode dell'epoca. Nell'età delle reginette del pop, belle come modelle e tirate a lucido come manichini, lei era una cantante non bella, ma dotata di un fascino magnetico e irresistibile; coperta da testa a piedi di tatuaggi, piercing e uno stile che richiamava il punk, e senza paura di presentarsi ubriaca sul palco. In una età di canzonette di plastica e testi adolescenziali, le scelse di puntare tutto sull'ironia dei testi e su sonorità vintage, che richiamavano al jazz e al soul. In questo modo, rivoluzionò il mercato discografico e diede un gigantesco contributo alla nascita del soul bianco, aprendo la strada a uno stile che avrebbe avuto il suo esponente più celebre in Adele, che l'ha sempre riconosciuta come sua ispirazione. In una età in cui la cantante era sempre più ridotta a vetrina, Amy era ferocemente orgogliosa del proprio lavoro artistico, al punto da dire al produttore Mark Ronson "Tu per me sei morto" in quanto questi aveva provato a prendersi il merito di Back to Black.
Molti artisti la piangono con dolore: Lady Gaga è arrivata a sostenere che senza di lei la sua carriera non avrebbe mai potuto prendere il volo. Una menzione a parte merita il rapporto con il rapper Nas, nato il suo stesso giorno e con cui era legata da una tenera amicizia, culminata in alcune collaborazioni, come l'hit Cherry Wine. Pare che Me and Mr. Jones, del 2006, fosse proprio dedicata all'MC newyorkese, per cui all'epoca la cantante aveva una cotta mostruosa.
Tra i suoi 14 tatuaggi vi era vi è are l'Ankh, il simbolo egizio che simboleggia la chiave che apre le porte alla vita eterna. C'è qualcosa di poetico nel fatto che, benché la sua vita sia terminata precocemente, la sua voce l'abbia resa immortale.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia