02 Giugno 2022
Fonte: Wizard Gallery
Franklin Evans è un artista internazionale, le cui opere sono state esposte anche a New York al MoMA. La sua particolarità, forse la sua firma, è sia nella pratica concettuale di ‘smitizzare’ il processo e il genio artistici sia nella natura autobiografica delle sue creazioni. Il suo modus operandi consiste, più precisamente, nell’utilizzo (anche) di materiali e articoli d’arte rinvenuti nel proprio spazio di lavoro, inclusi vecchie carte da giornale e comunicati stampa di allestimenti passati. Il lavoro di Evans, visto dall’artista stesso, è transitorio, in lenta evoluzione, vicino alla conclusione, pronto ad emergere, ma non è (mai) staticamente concluso. Per meglio comprendere e apprezzare la sua arte e l'ideologia che la guida, sono andata alla fonte e ho intervistato Franklin al MAXXI.
Seguono le mie interviste, anche, al gallerista Federico Luger, che, con la sua Wizard Gallery, lo rappresenta, e a Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI Arte e curatore della mostra What a Wonderful World. Mi trovo così nella splendida sede del museo, in quella magica cornice sempiterna che è Roma.
FRANKLIN EVANS, ARTISTA INTERNAZIONALE
Franklin Evans è nato a Reno (NV), dal 1993 lavora a New York e ha 3 importanti titoli di studio presi nelle prestigiose università di Stanford (BA), Columbia (MBA) e Iowa (MA e MFA in pittura)[1].
Franklin, quando sei arrivato a Roma?
Sono arrivato 10 giorni fa, ma ho pensato a Roma, relativamente a questo progetto, per 6 mesi o più. Quando Bartolomeo Pietromarchi, il direttore del MAXXI Arte, ha visto la mia installazione nella Galleria Wizard, a Milano, mi ha invitato a far parte del team di artisti della mostra 'What a Wonderful World'.
La mostra What a Wonderful World è aperta al pubblico dal 26 maggio al marzo 2023.
Raccontami del tuo Progetto, della tua perpertualstudio installation, all’interno della mostra.
Guarda, questa sfida mi ha spinto a riconsiderare in modo critico la mia pratica: ho avuto l’idea di chiamare la mia opera 'perpertualstudio', ossia studio perenne. Il mio lavoro è stato proprio uno studio costante, incessante; ho fatto un collage, nel mio spazio, di circa 15 parti, una per ogni mia installazione degli ultimi 12 anni.
Franklin mi mostra dei grandi dipinti appesi, uno in particolare, facendomi, poi, notare che su parte del pavimento stanno delle foto, opere molto più piccole, che definisce 'la mia linea temporale di come costruisco il mio posto, il mio spazio, in mezzo all’arte’.
Mi fa vedere che, fra alcune delle foto sul pavimento, vi è la copertina di un libro, intitolato ‘Franklin Evans’[2], scritto dal giornalista Walt Whitman e pubblicato, per la prima volta, nel 1842; mi dice, in proposito, che è importante spaziare nella cultura, non per una veloce infarinatura, ma, per esempio, per fare dei parallelismi: I’m telling my story, mi dice. Lo studio è un processo esistenziale, che attraversa il tempo, non è solo un elemento statico del processo artistico.
Franklin, a proposito del grosso dipinto sulla sua sinistra, dice di averlo sviluppato nel giro di alcuni anni e che contiene dei riferimenti ad alcuni grandi maestri del passato o ad artisti dell’arte contemporanea, come Paul Cézanne. Mi commenta: si può essere in relazione con il passato, anzi credo che ogni artista lo sia, sempre.
Ho letto che lavori con materiali, nastri e altri oggetti presenti nel tuo studio.
Sì. I nastri e le vernici che vedi qui vengono tutti dal mio studio.
Franklin mi mostra come delle strisce di tela possano essere usate in modo differente, riempiendo, in questo caso, lo spazio nel quale si cammina e cambiandone l’architettura, la composizione.
Ho anche letto che credi in un'arte continuativa, che non arriva proprio alla conclusione, pur arrivandoci vicina.
Esatto. L’arte tende sempre a perdere qualcosa di sè e a cercare di restare viva. È un pò come succede a noi quando ci feriamo e cuciamo la ferita. Grazie alla medicina moderna, abbiamo allungato le nostre vite. Ecco, io sento come se la mia arte fosse davvero focalizzata su questo.
E tornando al grande quadro appeso sulla sua sinistra, Franklin, facendo un parallelismo fra i pixel delle immagini digitali e la tela vista da molto vicino, puntualizza: penso che ci sia qualcosa di affascinante in come cambia la maniera in cui vediamo le cose.
Tu sei un artista da tutta la tua vita? Ho letto dei tuoi BA, MBA, MA e MFA presso tre università americane.
Ero un giovane studioso di matematica e frequentavo l’Università Stanford; lì ho scoperto l’arte e, essendo, come puoi constatare se osservi i miei lavori, maniacale, ho trasformato tutta la mia vita per diventare un artista, subito. La mia stanza è diventata il mio studio. Ho lasciato il Midwest per spostarmi su New York, dove ho dovuto trovare il modo di guadagnarmi da vivere. Con un lavoro in finanza, mi hanno inserito in un programma MBA (Stanford), dal quale poi sono finito alla Columbia (BA) e all'università dell'Iowa. Dopodiché, mi ha colpito la fortuna. Nel mio studio sono tornato dopo circa cinque anni e, a quel punto, ero pronto. Il mio lavoro richiedeva tempo e io capii di averne.
Da quando sei, quindi, un artista a pieno ritmo?
Lo sono full time dal 2001, quando ero uno studente e, al contempo, un pittore in erba.
Dove vivi ora?
Nella città di New York, a Manhattan. Ci sono arrivato negli anni novanta.
Vieni spesso a Milano, alla galleria di Federico? A proposito, ho letto un nome nuovo: Wizard Gallery.
Sì. È proprio un nome nuovo. Federico ha iniziato una collaborazione con suo fratello, che vive a Londra.
Quando vi siete conosciuti tu e Federico e in che occasione?
Mi trovavo a una mostra presso il Drawing Center[3], un museo eccellente di New York; ricordo che era il 2005. Federico - allora era un giovane gallerista emergente - mi ha contattato per email. Ci siamo incontrati di persona nel 2006. Parlo ormai di tanto tempo fa.
Il titolo della mostra è What a Wonderful World. Che mi puoi dire in proposito? Con cosa identifichi il mondo del titolo?
Lo identifico con le meraviglie, i prodigi, del mio studio. Come se fosse costantemente sorprendente nelle continue sfide[4]. Mi rendo conto che è un pò ottimistica questa visione, ma non abbandono la mia capacità critica.. solo che ci troviamo in un momento storico, diciamo, inusuale. Per me lo studio è il luogo della scoperta. Credo che per gli altri artisti protagonisti della mostra il ‘wonderful world’ simboleggi il trasporto, non solo inteso come fuga, ma anche come sguardo al passato.
Il tuo studio è il mondo, Franklin.
Il mondo per me è il mio studio.
E lo studio è sempre stato lo stesso? Non lo hai mai cambiato.
Dal 1998, è stato sempre lo stesso in Manhattan. Me ne sono allontanato solo per qualche mese.
È il tuo bambino.
Sì, beh, probabilmente ora è pronto per avere i suoi figli (ridiamo, ndr). Io lavoro e vivo nello stesso posto; si tratta di un loft. È un pò come Casa Balla[5], ma l’artista Giacomo Balla[6] ci ha vissuto per diversi decenni e anche la sua famiglia c’è stata.
Qual è il tuo messaggio per il pubblico che verrà a vedere la mostra e la tua installazione in particolare? Attraverso la tua arte cosa vuoi dire, anche, a chi non è un esperto? La mia sensazione, stando qui nel tuo spazio al MAXXI, è positiva e ottimistica e sono travolta dai colori, tanti e vivaci.
Io spero che riconosceranno il rapporto che esiste fra le varie parti che compongono l’installazione. La sensazione per me è di un luogo sovraccarico, il che mi riporta un pò a come funziona il nostro cervello. Ci focalizziamo su una cosa, poi su un’altra e così via.
Vero, ma in genere abbiamo un obiettivo che ci guida.
Sì, ma poi, comunque, veniamo distratti da qualcosa d’altro. Un’altra sensazione che mi arriva è l’energia, sento essercene tanta. Come diversi altri artisti, lavoro moltissimo di ispirazione, qualsiasi sia il risultato, e spero che le persone possano avvertirlo.
Conosci qualcuno degli artisti che partecipano alla mostra What a Wonderful World?
Conosco alcune delle opere presenti e ho incontrato alcuni degli artisti in precedenza, per esempio Rosa Barba[7]. Come pittore, per me è interessante avere un dialogo con le altre pratiche artistiche.
Per quanto ancora resterai a Roma?
Ancora per una settimana.
Ed è una settimana di vacanza quella che ti aspetta? Sei qui a Roma per la prima volta?
No, ero già venuto nel 2007, ma solo per pochi giorni. Ebbene sì, sarà una settimana di vacanza.
Vorresti aggiungere qualcos’altro?
Sì, vorrei ringraziare tutti per la loro indulgenza verso la mia arte.
Ancora una domanda, l'ultima: tu hai esposto al MoMa.
Oh sì. Dodici anni fa. La mostra portava il titolo di ‘Greater New York’[8].
Franklin mi conduce verso una foto non molto grande, appesa su una delle pareti dello spazio che contiene la sua installazione: è lui nell’ormai lontano 2010, in uno scatto fatto proprio a quella mostra.
Franklin, grazie mille per il tuo tempo e per un pò di condivisione della tua storia e della tua arte.
Gli chiedo se sa qualche parola di italiano e mi risponde simpaticamente ‘ciao e cicoria’, che è fra i suoi cibi preferiti, ma poi aggiunge ‘costolette e cacio e pepe’ e forse menziona le polpette. Non esiste solo la pizza o Pavarotti qui da noi. Bravo!
BARTOLOMEO PIETROMARCHI, DIRETTORE MAXXI ARTE
Bartolomeo Pietromarchi è un curatore e critico d'arte, che, dal 2016 dirige il MAXXI Arte. Dal 2011 al 2013 è stato il direttore del MACRO, Museo d'Arte Contemporanea di Roma. Si è occupato, in passato, anche di filmografia e tv, come regista e curatore, e ha partecipato come membro a diverse giurie di settore fuori paese. La mostra What a Wonderful World, in corso fino al marzo 2023, vede in gioco diversi artisti.
Bartolomeo, ieri è stato il giorno dell’anteprima della mostra What a Wonderful World, iniziata ufficialmente oggi e pronta a durare fino al prossimo marzo.
Sì. Ieri c’è stato l’opening. Dura molto tempo, perché è una mostra di collezione. Sono 15 opere, delle quali alcune faranno parte della collezione MAXXI Arte e altre ne fanno già parte, ossia alcune sono state già esposte in delle mostre che abbiamo fatto, altre non lo sono state mai e altre, come quella di Franklin Evans, sono nate apposta per ‘What a Wonderful World’.
A proposito, com’è nato il titolo di questa bellissima mostra?
Guardando le opere degli artisti, mi sono immaginato un percorso che potesse essere molto attuale, che parlasse dell’oggi attraverso il loro sguardo. Ne è risultato un percorso esperienziale, perché sono opere immersive, ma ognuna con un mondo a sé. ‘What a Wonderful World’ contiene anche un po' di ironia rispetto alle tematiche affrontate dagli artisti e alla realtà di oggi, chiaramente. Il 'wonderful world' è un mondo fatto di tanti mondi, tanti quante sono le visioni diverse.
Tra gli artisti selezionati per la mostra, Evans partecipa come pittore. Gli altri che arte portano?
A proposito di pittura, Jon Rafman[9] nella sua installazione ha realizzato delle fotografie dipinte: sono delle opere fotografiche sulle quali è intervenuto con la sua pittura. Io ora sono seduto sull’installazione di Carsten Höller[10] che è un acquario dove entrando con la testa si guardano i pesci da una prospettiva ribaltata. Poi ce ne sono molti altri. Gli artisti ci insegnano a osservare il mondo da altri punti di vista, facendoci riflettere, anche, su delle questioni molto profonde ed importanti.
Oggi, 2023, tutto ciò ha più che mai valore e utilità.
Sì. E poi abbiamo fatto un esperimento importante, ossia abbiamo messo a disposizione del pubblico un software per esprimersi rispetto all’esperienza vissuta con ciascuna opera d’arte. Bartolomeo mi mostra quali sono i computer e come utilizzarli per suddetto scopo. I dati, raccolti in forma anonima, vengono spediti da questo terminale a un’intelligenza artificiale, che li calcola insieme alle altre risposte; infatti, in fondo alla mostra ci sono delle nuvole con le risposte date per ogni singola opera. È ciò che abbiamo chiamato un ecosistema relazionale digitale.
Bartolomeo, tu sei il Direttore MAXXI Arte e a presiedere il MAXXI è Giovanna Melandri. Da quanto svolgi questo ruolo?
Io ero qui al MAXXI all’apertura. Ci sono stato dal 2007 al 2010. Poi, dopo un altro percorso, sono tornato e sono stato nominato direttore nel 2016. Una novità: abbiamo appena aperto il MAXXI Aquila[11] in un edificio barocco del 700 all’Aquila, assai più piccolo di questo e del quale mi sto occupando personalmente.
Ho letto che ti sei occupato della regia di alcuni documentari e partecipato ad alcuni film come curatore.
Sì, diverso tempo fa. Io sono curatore e, come tale, ho curato l’ideazione del progetto filmico, in particolare, intervistando gli artisti e facendo vedere le opere, perché erano tutte fuori dai musei, allocate negli spazi pubblici. Raccontavo le opere degli artisti nelle piazze e, per farlo, viaggiavo per l’Europa.
Prossimi obiettivi del MAXXI, a parte il neonato MAXXI Aquila?
La presidente Giovanna Melandri ha lanciato un nuovo progetto, quello dell’allargamento del MAXXI, con un’estensione dello stesso su via dei Carracci, che prevede tutta una serie di altre funzioni del museo; il museo è già molto legato, anche, a una dimensione tecnologica della sperimentazione, ma ci stiamo interrogando su quale possa essere il museo del futuro.
Grazie Bartolomeo.
FEDERICO LUGER, FONDATORE DELLA WIZARD GALLERY (Milano e Londra)
Federico Luger ha aperto la FL Gallery nel 2005 a Milano e, nel 2020, in piena pandemia, l'ha chiamata Wizard Gallery. La galleria spazia fra Milano e Londra, con un focus nato, soprattutto, sui giovani talenti latino americani e poi esteso al più vasto ambito degli artisti contemporanei. La galleria collabora con diversi musei, come il MAXXI, il MoMA, Palazzo Fortuny a Venezia, e altre realtà del settore.
Federico, parlami del tuo legame con l’artista Evans.
Ho conosciuto Franklin, grazie a un artista sudamericano, e gli ho scritto, invitandolo a fare una mostra a Milano. Ci siamo conosciuti online, poi de visu quando è venuto a Milano. Così sono nate una collaborazione caratterizzata da un progetto, una mostra, circa ogni due anni da allora, e una bella amicizia. La location delle mostre che realizzavamo non era solo milanese, infatti siamo stati a Venezia, a San Francisco, a Miami. Insomma, abbiamo un po' girato il mondo.
Tu sei un artista. Ho letto che la tua parte artistica va insieme con quella del gallerista, quale sei, e che per te l’arte non è soltanto il prodotto finale, ma anche la location dove viene realizzata. È così?
Sì. L’arte è un concetto ampio che può essere vissuto in un modo o in un altro e i luoghi dell’arte possono legittimare l’arte stessa, come per esempio le gallerie. O i musei, come il MAXXI che ha dato la possibilità a Franklin di questa mostra.
Tu conoscevi già il direttore del MAXXI Arte, Pietromarchi, giusto?
Sì. Da anni frequentiamo e condividiamo il mondo dell’arte, le fiere, alcuni artisti e così via.
Tu hai fondato, nel 2005, la Galleria FL[12] a Milano. Nel 2020, in piena pandemia, le hai cambiato nome e, in parte, location, chiamandola Wizard Gallery. Perché questo cambiamento e perché un nome diverso?
Mio fratello Riccardo, che vive a Londra, è entrato a far parte attiva della galleria. Io poi sono diventato, nel tempo, più privato e timido, ma se una galleria porta il tuo nome la gente cerca te. Il nuovo nome, in italiano ‘il mago’, fa riferimento a quella figura che è sempre stata vicina al re, spesso come scienziato o chimico, e capace di cose meravigliose; trasportato ai giorni nostri, può essere un consulente, ma anche uno sperimentatore, e ricoprire una posizione speciale. Ecco, all’interno della nostra società, c’è un fil rouge fra la figura del mago così intesa e l’artista, l'arte.
Tu, quindi, non sei più soltanto a Milano, ma anche a Londra e viaggi fra le due città, oltre ad andare al Maloja, dove vive la tua famiglia. Ora sei a Roma fino a domani. Altri progetti?
Faremo una mostra nella galleria milanese con l'opening il prossimo 22 giugno. L’artista della mostra sarà Agnese Guido[13]. La mostra verterà sul sogno, i personaggi essendo surreali e il mondo tendendo al soprannaturale. Vi aspetto, dunque, a Milano in corso di porta ticinese 57 mercoledì 22 giugno.
CONCLUSIONE
In una caldissima serata romana - non lontana dello splendido Auditorium di Renzo Piano, ma ancora lontana dalla prossima Festa del Cinema - mi avvio, dopo un simpatico aperitivo con Federico, narratore per me della sua appassionante vita dal Venezuela all'Italia, verso un piccolo bar-ristorante dove spenderò un'allegra serata con due care amiche. Roma riserva sempre piacevoli occasioni d'incontro, professionali e non, mentre elargisce abbracci calorosi che fanno sentire accolti.
Le interviste sono del 17 maggio 2022.
[1] https://cooper.edu/art/people/franklin-evans
[2] https://en.wikipedia.org/wiki/Franklin_Evans
[3] https://drawingcenter.org/exhibitions/selections-fall-2005-lineage-carianacarianne-susan-damato-franklin-evans-adam-fowler-monika-grzymala-molly-larkey-judy-stevens-david-tallitsch-and-stefanie-victor
[4] it’s always a surprise through challenge
[5] https://www.maxxi.art/events/casa-balla/
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Balla
[7] https://en.wikipedia.org/wiki/Rosa_Barba ; https://www.rosabarba.com/
[8] https://www.youtube.com/watch?v=J0KmrsocwH0
[9] https://jonrafman.com/
[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Carsten_H%C3%B6ller
[11] https://maxxilaquila.art/?gclid=Cj0KCQjw1tGUBhDXARIsAIJx01kY3imvVv3MCQKw3AVlGKoGhz3o97U08-SuSOg2kgtp81G_BU_fMfAaAu_uEALw_wcB
[12] https://www.wizardgallery.com/
[13] Agnese Guido è già stata al Wizard: https://www.wizardgallery.com/artists/30-agnese-guido/overview/
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