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Mostra fotografica di GIANNI BERENGO GARDIN. Al MAXXI 70 anni di storia in bianco e nero

Roma. Al MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, dal 4 maggio al 18 settembre 2022, è possibile visitare l’interessante mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin, maestro pluripremiato della fotografia documentaristica

06 Maggio 2022

Una grande nave in bacino San Marco, Venezia, 2013 di Gianni Berengo Gardin

© Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

L’uomo, la realtà e il bianco e nero – Ciò che salta all’occhio, fermandosi ad osservare uno degli innumerevoli scatti del fotografo di padre italiano e madre svizzera, è la nitidezza dell’immagine: in essa vi è la condivisione di un messaggio e il racconto di una realtà; in essa vi è, soprattutto, l’uomo. Quest’ultimo è, anche, l’uomo comune, è quello in mezzo a noi, siamo noi. Le foto della fascinosa mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin vanno dai ritratti delle celebrità - tali in vari ambiti professionali e artistici - che, nel tempo, Berengo Gardin ha incontrato, come Gio Ponti, Dario Fo, Renzo Piano, per menzionarne solo alcune, a momenti di vita quotidiana, con gli scatti a persone ‘prese’ per strada; mi viene in mente l’immagine suggestiva di alcuni ragazzini appesi al retro di un vecchio tram in movimento. Berengo Gardin è stato autore, inoltre, di reportage per la Fiat, l’Alfa Romeo, la Pirelli e la Olivetti, effettuati direttamente sui luoghi di lavoro. Alcune sue fotografie testimoniano pezzi di storia fra il secolo scorso e l’attuale: le si guarda, le si contempla e sembra di trovarsi dentro alla foto, nella realtà da lui così narrata. Qualcuno ha detto ‘le sue foto in bianco e nero mi sembrano a colori per quanto reali sono’. Tra i premi internazionali ricevuti dal maestro - alla cui mostra, la sera prima dell’apertura ufficiale, avvenuta mercoledì 4 maggio 2022, era presente il designer grafico Alberto Berengo, il figlio di Gianni - ricordo il Lucie Award alla carriera nel 2008. Trasferitosi a Milano nel 1965, Berengo Gardin ha dedicato parte della sua opera e dei suoi sforzi alla città meneghina che, nel 2012, l’ha insignito con l’Ambrogino d’oro.

Oriolo Romano, Viterbo, 1964 di Gianni Berengo Gardin - © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Oriolo Romano, Viterbo, 1964 di Gianni Berengo Gardin - © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Mostra: curatrici, produzione e sponsor[1] – Reportage e indagine sociale, oltre a centralità dell’uomo e della sua collocazione nello spazio sociale, sono le parole chiave della fotografia, della lunga carriera e naturalmente della mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin, il cui approccio alla pratica fotografica è sempre stato ‘artigianale’. Delle opere della mostra, curata da Margherita Guccione e Alessandra Mauro e prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto, alcune sono note, mentre altre sono totalmente inedite. Main Partner è Enel, socio fondatore del museo. Media partner è Rai Cultura che, venerdì 13 maggio 2022, propone su Rai 5 una serata dedicata a Gianni Berengo Gardin[2], con un racconto del dietro le quinte della mostra, un incontro con le curatrici e il team di lavoro e un’intervista al maestro.

'Quella di Berengo Gardin è ‘un’idea di fotografia-documento, quella che lui chiama ‘vera fotografia’. Una modalità che rifugge dalla tentazione della manipolazione analogica o digitale’ dice Guccione.

Gianni si immerge nella realtà, documenta i cambiamenti sociali, del costume, della politica’, commenta Mauro.

Le Grandi Navi – Berengo Gardin è nato il 10 ottobre 1930 nella ridente Santa Margherita Ligure e ha, poi, vissuto per molto tempo a Venezia. La città dei dogi, da lui tanto amata, è spesso presente nei suoi scatti, non solo per l’indiscutibile bellezza poetica e architettonica, unica, ma, anche, per alcuni progetti del maestro: La contestazione della Biennale del 1968 e Le Grandi Navi del 2013. Quest’ultima avrebbe aiutato ad evidenziare il dramma delle navi da crociera che invadevano la laguna con un rischio maggiorato di incidenti in acqua e altre conseguenze nefaste; lo scorso 6 aprile è stato tagliato il nastro del primo approdo di Marghera, finalizzato a permettere a queste enormi imbarcazioni di avvicinarsi al bacino di San Marco in maniera più responsabile ed efficace. Un altro pezzo dell’opera e della mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin molto interessante è la documentazione fotografica delle condizioni dentro a vari ospedali psichiatrici in Italia, chiusi, come si sa, solo nel 1978, grazie alla legge 180. Da menzionare sono poi alcuni scatti che mantengono viva l’immagine dell’Aquila colpita dal terremoto e aiutano a non dimenticare.

Istituto psichiatrico, Colorno, Parma, 1968 di Gianni Berengo Gardin - © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la FotografiaIstituto psichiatrico, Colorno, Parma, 1968 di Gianni Berengo Gardin - © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Conclusione. Da vedere?Sì. Consiglio spassionatamente di fare un salto al MAXXI, magnifica location romana non lontana dall’Auditorium di Renzo Piano, per godersi L’occhio come mestiere, la mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin. Il mestiere è quello del celebre fotografo, ma, probabilmente, anche quello di alcuni protagonisti dei suoi scatti, i primi risalenti agli inizi degli anni Cinquanta. L’occhio come mestiere è il titolo, inoltre, del libro scritto da Gianni Berengo Gardin, pubblicato da Contrasto[3].

L’occhio come mestiere di Gianni Berengo Gardin, copertina del libro - © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

L’occhio come mestiere di Gianni Berengo Gardin, copertina del libro - © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

 
[1] Fonte: comunicato stampa della mostra, per gentile concessione dell’Ufficio Stampa di Contrasto
[2] https://www.raiplay.it/video/2016/11/AMABILI-TESTI-8d28e499-66a2-472f-b564-5ff42f904b15.html
[3] https://contrastobooks.com/home/2075-l-occhio-come-mestiere.html

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