Famiglia nel bosco, ministero Istruzione sbugiarda tribunale: "Rispettato obbligo scolastico con educazione domiciliare di tutti i bambini"

Obbligo scolastico rispettato: il Ministero conferma la regolarità dell’homeschooling. La famiglia ribalta le accuse e chiede di riavere i bambini a casa

Nel caso della famiglia nel bosco di Chieti, il ministero dell'Istruzione si è pronunciato proprio in favore di quest'ultima, sbugiardando la decisione del tribunale di allontanare i bambini dai genitori anche per "l'obbligo scolastico non rispettato". Dalle verifiche delle ultime ore è emerso che tutti e tre i bambini, attraverso "l'educazione domiciliare", hanno invece rispettato tale obbligo.

Famiglia nel bosco, ministero Istruzione sbugiarda tribunale: "Rispettato obbligo scolastico con educazione domiciliare di tutti i bambini"

Il caso dei tre bambini cresciuti nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, continua a dividere l’opinione pubblica, ma sulla questione dell’istruzione arriva una conferma che ribalta una delle principali contestazioni rivolte ai genitori: l’obbligo scolastico è stato rispettato.


A chiarirlo ufficialmente è il Ministero dell’Istruzione e del Merito, che in una nota ha certificato come la famiglia avesse regolarmente avviato e svolto l’educazione parentale tramite una scuola autorizzata, con tanto di documentazione inviata dal dirigente scolastico competente. Una conferma che sostiene quanto affermato sin dall’inizio dall'avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci, secondo cui gli atti sull’istruzione domiciliare erano stati correttamente prodotti e consegnati ai servizi sociali.

Il legale ha mostrato anche il documento che autorizza formalmente l’homeschooling per l’anno scolastico 2025-2026 per tutti e tre i minori, insieme all’attestato di idoneità della figlia maggiore, promossa dalla seconda alla terza elementare dopo un esame sostenuto a giugno in un istituto privato del Nord Italia. "L’obbligo era pienamente rispettato", afferma Angelucci, sottolineando come un semplice mancato passaggio di documenti abbia generato un “cortocircuito” che ha contribuito al provvedimento di allontanamento.

Mentre il Tribunale dei Minori aveva parlato di mancata scolarizzazione e rischio di isolamento sociale, la difesa ha ribattuto: i bambini vivevano un percorso educativo alternativo, ma legittimo, con un'insegnante dedicata, bilingui e seguiti nelle materie fondamentali. "Capiscono perfettamente l’italiano", ha riferito l’avvocato, "e hanno amici veri, con cui si vedevano regolarmente".

La vicenda resta complessa, ma la posizione della famiglia si rafforza proprio sul punto ritenuto più sensibile: il diritto all’istruzione non sarebbe stato negato. E ora la domanda che rimbalza è se il provvedimento di allontanamento – preso anche per altre ragioni, come le condizioni abitative – possa essere rivisto alla luce di queste nuove conferme.

Nel frattempo, l’avvocato racconta bambini "affettuosi, malinconici, che chiedono quando potranno tornare a casa". E ribadisce che il primo obiettivo resta riunire la famiglia. La battaglia legale continua, ma sul fronte della scuola i genitori sembrano aver dimostrato di aver fatto tutto secondo le regole.