23 Novembre 2025
La giudice che ha tolto i figli alla famiglia di naturalisti in Abruzzo ha una carriera e volendo una posa militante ma è solo il capolinea, se si vuole la spia di un percorso lastricato di contraddizioni. Questa giudice la difendono, comprensibilmente, i partiti di sinistra che sono tutt'uno con la magistratura e la difende l'ANM militante che ne approfitta per utilizzare anche questa vicenda, urticante, ai fini della propaganda antigovernativa e antiriformista; sta di fatto che la decisione sembra cozzare particolarmente contro i valori sbandierati dalla sinistra attivista e per così dire fuori dal tempo e dalla logica. Come se quei valori si svelassero squisitamente pretestuosi, opportunistici, come se la sinistra militante avesse orrore dei valori che rivendica, delle conseguenze possibili una volta che li vede messi in pratica. La famiglia angloaustraliana trasferitasi in un bosco di Palmoli, nel Chietino, applicava alla regola i dettami del politicamente corretto anticapitalista di stampo gretesco: ritorno alla natura integrale, rigetto del consumismo postmodernista, dei suoi feticci, delle sue tecnologie invasive; non è vero che non potessero curarsi, lavarsi, avevano anche una lavatrice alimentata non si sa come con i pannelli solari e attenzione: non è scontato, non è detto che il loro stile di vita debba essere adottato, sostenuto in modo stupidamente acritico, è evidente che si tratta di una scelta estrema e per certi versi pericolosa e senz'altro discutibile: il gretinismo è perdente, autolesionistico, falso, a tutti piace una casa con i comfort, il riscaldamento, le possibilità che la tecnologia “intelligente” offre e scriverlo qui è uno che, dopo il cancro, dopo la terapia chemioterapica non potrebbe più vivere senza una casa riscaldata anche di notte, pena il crollo del suo stato di salute e la fine immediata. La demonizzazione delle macchine, dell'automobile, lascia il tempo che trova, io stesso quando giro per lavoro mi imbatto spessissimo in brava gente esaltata e improvvida che mi informa, “noi abbiamo rifiutato la civiltà, la tecnologia”, vivono nel profondo di lande che Dio ha dimenticato d'aver creato, curano i loro gatti, i loro animali domestici “con le vibrazioni dell'anima”, se si ammala niente vet, niente farmaci, “se ce la fa con la sua volontà bene se no torna all'arcobaleno del creato”, cazzate così, che a me danno l'orticaria. A me che mi sveno quando uno dei miei 5 gatti e 2 cani si ammala. Ma sono a loro volta ipocriti, dei convintissimi ipocriti: nelle loro belle case, belle strutture non mancano computer e parabole, telefoni ultramoderni e apparecchi, come nella disperata volontà di rimanere agganciati al mondo sia pure da confortevole, ipocrita distanza.
Si può discutere, voglio dire, e si può discordare sugli estremisti del ritorno al buon selvaggio. Quello che non si può, non si dovrebbe fare, è assistere passivi al ritorno dello Stato autoritario paternalistico che deporta bambini, li imprigiona in una casa famiglia di quelle gestite da fanatici del sociale capaci di disastri immani: alzi la mano chi ha mai trovato un operatore, una struttura, utile a risolvere più problemi di quanti non ne origini o peggiori (anche di questo chi scrive non lo fa per sentito dire, ha esperienza di vita e di volontariato). Questo Stato sempre più repressivo, sempre più assoluto, affidato ai giudici, è lo stesso che ci ha tenuti segretati nelle nostre personali case-famiglia, ma famiglie destinate a uscirne distrutte, per anni col pretesto di un contagio che esso Stato ha, se non originato, comunque diffuso a livelli pandemici e stragistici, come puntualmente emerso e finanche ammesso da alcuni interessati che tuttavia continuano a vantarsene, a rivendicare certe sciagurate scelte, a rilanciare una oscena e criminogena propaganda vaccinale. E qui casca l'asino della decisione di questa giudice di lunga esperienza nell'ambito minorile tutta convegni transgender e convinzioni militanti: i ragazzini non erano vaccinati, “non presentavano una situazione sanitaria conforme”. Conforme a cosa? Alla Narrazione totalitaria della quale i vari Timmermans e Schwab oggi in disgrazia dicevano: “E' lunica cosa che conta, l'unica verità ed è nostra”.
Il gretismo animista, la rinuncia estremista e fanatica che con l'acqua sporca getta via il bambino non viene perdonata se in ballo c'è il simbolo, il feticcio più enorme, se c'è il Moloc della salute. Una decisione esemplare, da colpirne una (di famiglie) per educarne cento: è stato osservato che dei piccoli rom adibiti a elemosina e addestrati alla delinquenza nessun giudice si cura ed è vero come è vero che certe coppie marinare glamour che allevano la prole in barca a vela non rischiano espropriazioni ma, al massimo, esposizioni mediatiche; perché ciò che conta è l'ortodossia europeista e sanitaria, viatico allo Stato provvidente che tutto decide affidandosi ai suoi militanti o attivisti ideologici, alle sue vestali, ai suoi gendarmi togati: cure, educazione, sessualità, abitudini, alimenti, trasporti, opinioni, scelte di campo, di vita, di coscienza. Siamo tornati all'assolutismo premoderno, a prima delle grandi eresie anglosassoni sulle libertà individuali che originavano un nuovo rapporto fra cittadini non più sudditi e Stato, nuovi limiti di quest'ultimo, inedite tutele verso l'assolutismo burocratico. Siamo tornati a 400 anni fa e ogni giorno si scende un gradino lungo la scala delle libertà rimaste, sempre più concesse, ottriate e subito revocate senza apprezzabile reazione nelle nuove plebi che si contentano di lasciarsi dirigere, che i danni micidiali di conseguenza li esorcizzano nella rassegnazione del fatalismo. La faccenda dei figli strappati a una coppia, concediamolo pure, di esaltati, ma figli in buona salute, senza evidenti mancanze, è stata motivata agitando pericoli potenziali, non attuali, il “meglio prevenire che curare” gestito da un potere che si riserva l'ultima parola ormai su tutto. E questo potere, particolarmente in Italia, veste una toga e si esprime nel linguaggio ideologico, incomprensibile di una toga militante: “La deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico. (I minori sono stati allontanati) "in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge".
Tradotto: io Stato, io magistratura decido cosa è corretto, sano, opportuno e giusto e non patisco limiti né opposizioni: il Capo di questo Stato, che presiede anche la magistratura, si è guardato dall'intervenire ed è un bene, avrebbe solo avallato una decisione spaventosa; da parte sua il capo del Governo, spiazzata, ha fatto sapere che “valutava” l'invio di ispettori. Quando un politico di potere valuta qualcosa, è segno che ha già deciso di non farla. E si spiega. Perché l'idea dello Stato assoluto, premoderno di risacca, piace a chiunque lo rappresenti attualmente, mette d'accordo destra e sinistra. Come nella delirante legge in fieri che considera il maschio (esclusivamente bianco, cristiano, occidentale) come un bruto genetico e ne presume lo stupro a esclusiva interpretazione della donna, anche tardiva, anche ripensata. Una legge peggio che liberticida, una legge allucinante, adottata, fanno sapere le gazzette entusiastiche, di comune accordo tra Meloni e Schlein. Ma questa legge è agghiacciante quanto la pronuncia che strappa i bambini a una famiglia per indurli a tornarsene in Australia: qui non vi vogliamo, è meglio per voi se sparite. Ed è oscena perché rappresenta il trionfo dello Stato totalitario, del regime GiorgiaLella, regime femminile, affidato alle donne che secondo i luoghi comuni del giornalismo sub intellettuale sarebbero più empatiche, più sagge. E la reazione civile, della società dei cittadini, dove sta? Sta nei commenti provocatori o deliranti sui social per cui “allo Stato si obbedisce”, il giudice non sbaglia mai e la famiglia deve essere ricondotta a ordine; gli stessi commenti dagli stessi che sotto regime concentrazionario esaltavano i coprifuoco e si dedicavano alla delazione per le rarissime voci critiche. Siamo al punto che perfino retroscena inquietanti di una sorta di golpe a quanto pare maturato nel cerchio magico presidenziale si risolve, grazie ad una campagna mediatica sapientemente orchestrata, nel trionfo del Presidente, considerato lui la vera ed unica vittima. Un ribaltamento della realtà e della sua cognizione che viene inflitto ogni giorno, subìto ogni giorno, per qualsiasi cosa. La favola al contrario dei bambini del bosco tolti da una giudice a una famiglia che voleva vivere ai margini della modernità è terrificante ma già normalizzata, soffocata dal chiacchiericcio vano, già anestetizzata dalla modernità tecnologica che tutto digerisce, che vince sempre.
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