19 Novembre 2025
Adinolfi, fonte: instagram @schoolmagazine.mi
Svolta nelle ricerche sulla scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, avvenuta nel 1994. Durante gli scavi avviati una settimana fa alla Casa del Jazz, gli archeologi forensi e gli investigatori hanno individuato una botola nascosta sotto l’attuale sala di registrazione. Il passaggio segreto condurrebbe ad una galleria sotterranea che si sviluppa sotto l’edificio, un ritrovamento che potrebbe aprire nuovi scenari.
Le autorità mantengono il totale silenzio sul contenuto della galleria, sulla sua profondità e sullo stato dell’infrastruttura. L’area è stata completamente isolata e nessun dettaglio ufficiale è stato diffuso, mentre gli scavi, interrotti temporaneamente, dovrebbero riprendere presto. La villa che oggi ospita la Casa del Jazz, fu in passato riconducibile a Enrico Nicoletti, considerato il “cassiere” della Banda della Magliana. È proprio a quel periodo che potrebbe risalire la rete di tunnel sotterranei oggi al centro delle indagini.
La scoperta sembra confermare quanto sostenuto per anni dall’ex giudice Guglielmo Muntoni, che aveva indicato la zona della Casa del Jazz come possibile luogo dove potrebbero trovarsi i resti di Adinolfi. Solo recentemente sono stati stanziati i fondi necessari per effettuare le ricerche, che hanno permesso di localizzare anche due volte nel terreno in un’area adiacente alla villa. Un testimone storico, Franco Piacentini, che ha vissuto nella struttura tra il 1948 e il 1968, ha raccontato che un tempo sotto quella zona si trovava una cantina con accesso tramite una botola che, secondo lui, portava fino alle catacombe. “Per me qualcosa là sotto ci deve essere,” ha dichiarato, suggerendo che la botola appena ritrovata possa essere la stessa che collegava le antiche gallerie.
La scomparsa del giudice Adinolfi potrebbe essere legata al suo precedente incarico alla Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma, dove si era occupato di crack finanziari rilevanti. Tra questi, quello della società Fiscom, al centro del quale comparivano nomi dei servizi segreti e della criminalità organizzata, inclusa la Banda della Magliana. Proprio in quel procedimento era stato condannato in primo grado lo stesso Nicoletti, proprietario dell’immobile oggi divenuto Casa del Jazz.
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