19 Novembre 2025
C'è molta Milano in questa bella mostra, in corso presso la Peggy Guggenheim Collection di Venezia. Curata da Sharon Hecker, racconta il lungo percorso dell'artista argentino, che per lunghi periodi si è cimentato con l'arte della ceramica, unendo la sua proteiforme capacità plastica, allo spirito collaborativo che molti architetti dell'epoca condividevano.
Mani-fattura, un titolo molto evocativo e sinergico per l'arte e l'architettura che ha siglato alcune importanti realizzazioni nel corso dei decenni che vanno dagli anni Trenta agli anni Sessanta, e stabiliranno un primato estetico molto significativo per la nostra città. La frequentazione tra i progettisti più influenti dell'epoca e Fontana realizza il principio sinergico tra le arti che ricevono nutrimento da ogni sincera collaborazione. I nomi sono gli stessi che hanno costruito l'immagine della Milano del primo e secondo dopoguerra.
Luciano Baldessari, il gruppo BBPR, Figini, Menghi, Giulio Minoletti, Zanuso ed altri rappresentano il circuito produttivo dove l'arte di Fontana trova l'espressività che resterà come uno dei periodi più fecondi del Novecento, anche per l'attività collaborativa, costante e straordinaria tra tutti questi illuminati professionisti.
Una golden age che ha segnato lo sviluppo estetico e urbano di enorme significato, e la mostra dimostra l'impegno dell'artista nel contribuire fattivamente all'immagine moderna e "modernista" di Milano, anche se molti di questi segni sono scomparsi, con la nascita di una fase confusa e incontrollata di crescita urbana che ha portato alla complessa condizione attuale.
Ognuno di noi, tecnico o semplice spettatore, ha potuto osservare, magari distrattamente, i bassorilievi dell'edificio di Zanuso, in via Senato 11,o quello per il cinema Arlecchino di Menghi, senza parlare degli edifici di Vito Latis in via Lanzone, o la tomba Cinelli, al Cimitero Monumentale, quale lungo tracciato che si sviluppa in molte altre stazioni, con episodi di profondo significato artistico e architettonico.
Quando le arti dialogano con intelligenza, la città ne ricava il beneficio più grande, come a voler definire la missione alta. Uno sviluppo politico consapevole, di modelli culturali condivisi di cui ogni cittadino deve essere fiero, dunque grazie alla Collezione Peggy Guggenheim per questo regalo intelligente che ci ricorda come eravamo, e ci invita, se possibile, a tornare ad esserlo.
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