19 Novembre 2025
È una sera strana in Lombardia: l’aria sa di disinfettante ospedaliero e di corridoi politici troppo stretti. Federica Picchi cade sotto la scure di una mozione di sfiducia, tradita da un vecchio tweet riesumato come un reperto radioattivo. Un post del 2021, partorito nel pieno del caos pandemico, quando il mondo tremava e la verità era un animale sfuggente che scappava tra talk show, grafici colorati e bollettini di guerra.
Lei si chiedeva – in un registro più emotivo che scientifico – perché una “terapia sperimentale” (così la definiva) non fosse per i minori sotto i 12 anni ma potesse essere somministrata alle donne incinte. Una domanda urlata nel buio, figlia di un tempo confuso. Oggi torna come una mina inesplosa: boom, e la maggioranza si spacca.
Ma cosa stiamo guardando davvero? Una battaglia per la scienza o solo l’ennesimo duello rituale tra tribù politiche? Gli “effetti avversi” evocati allora sono diventati un mantra dei complottisti, a dire dei pro vax, ma anche una categoria che la scienza continua a ignorare, sbagliando. E in mezzo, il pubblico: stanco, diffidente, costretto a scegliere tra slogan opposti come se fosse una guerra di religione.
Il vero punto è un altro: possiamo discutere dei dubbi senza trasformarli in armi? Possiamo distinguere tra paura legittima e disinformazione velenosa? O continueremo a scavare negli archivi social come cercatori d’oro impazziti, sperando di trovare il peccato perfetto per giustificare una condanna politica?
In questa storia, più che risposte, restano solo domande che ululano nel vento lombardo. E nessuno sembra avere il coraggio di ascoltarle davvero.
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