09 Settembre 2025
Scuola (foto LaPresse)
Una nota privata, firmata dalla segreteria della direttrice dell'Ufficio Scolastico Regionale Anna Paola Sabatini, è arrivata a tutti i presidi del Lazio negli sorsi giorni. Nella lettera, fortemente confidenziale, l'invito a "non parlare della situazione a Gaza" nei collegi docenti. Il personale scolastico e le associazioni sindacali hanno subito urlato al "bavaglio", definendo la nota di Sabatini una vera e propria censura nei confronti del genocidio dei palestinesi nella Striscia.
Una circolare riservata dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, firmata dalla segreteria del direttore Anna Paola Sabatini, ha suscitato polemiche e accuse di censura. Il documento, inviato ai dirigenti scolastici nei giorni scorsi, invita a mantenere la “massima serenità” nelle scuole rispetto agli eventi geopolitici in corso, ma impone che collegi docenti e organi collegiali siano “esclusivamente finalizzati al buon funzionamento dell’istituzione scolastica” e “sottratti a qualunque altra finalità”.
Tradotto: nelle riunioni dei docenti non si deve parlare di Gaza, né del massacro in corso. Un’indicazione che arriva proprio mentre associazioni e sindacati, tra cui l’Unione Sindacale di Base e i “Docenti per Gaza”, hanno promosso una mozione simbolica: un minuto di silenzio in tutte le scuole, per ricordare le vittime palestinesi e denunciare il genocidio.
La reazione del mondo della scuola non si è fatta attendere. La Flc Cgil Roma e Lazio parla di “inopportuna intromissione nell’autonomia scolastica”, mentre il sindacato Fisi denuncia: “Il tono e il contenuto della comunicazione, e il fatto che sia riservata, gettano luce sull’intenzione di mettere a tacere il dialogo. È ancor più grave se questo invito viene fatto alla scuola, luogo deputato allo sviluppo del senso critico e alla formazione civica”.
Molti dirigenti hanno accolto con irritazione l’invito del provveditorato, ritenuto un bavaglio imposto dall’alto in un momento in cui la comunità educante chiede di non rimanere indifferente. Perché il “buon funzionamento” di una scuola non può prescindere dall’educazione alla pace, al rispetto dei diritti umani, alla comprensione dei conflitti.
Il silenzio imposto appare tanto più inquietante se si considera che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nelle ultime settimane, ha condannato apertamente i crimini di guerra israeliani, definendo “errori” inaccettabili i bombardamenti che hanno colpito civili e infrastrutture di Gaza.
Impedire ai docenti di discutere con i propri colleghi di ciò che avviene a poche migliaia di chilometri è una resa alla neutralità apparente, che diventa complicità.
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