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Giù le mani dal Tesoro di San Gennaro. La Grande Battaglia Legale di Riccardo Imperiali dei principi di Francavilla. Riconoscenza e consacrazione, l’intera città gli deve tanto

11 Maggio 2025

Giù le mani dal Tesoro di San Gennaro. La Grande Battaglia Legale di Riccardo Imperiali dei principi di Francavilla. Riconoscenza e consacrazione, l’intera città gli deve tanto

Il Duomo di Napoli gremito come il giorno del miracolo di San Gennaro. Lo ricorda sgomento il figlio Francesco Imperiali dei principi di Francavilla, raccoglierà lui l’immenso lascito del padre “Voglio rinascere sempre figlio tuo, Papà!"
"Ho sempre immaginato l’esistenza come uno di quei giochini elettronici in cui c’è rappresentata la barretta della vita in alto a destra che a seconda delle missioni si consuma: più si vive intensamente e prima si esaurisce. 
È questa l’unica motivazione che mi sono saputo dare a morti premature, oggettivamente ingiuste. Non hanno vissuto di meno, anzi, avevano vissuto di più: hanno consumato prima la loro barretta. 
È questo è il caso di Papà. 
Allo stesso modo ho sempre pensato che la malattia fosse un modo divino per favorire il distacco, arrivare al punto in cui ci si augura che l’amato non soffra più, trovando invece terribili quelle morti improvvise senza annuncio, che chiamano dei giusti ma che non danno alcuna occasione di saluto. 
A noi è stata una via di mezzo, abbiamo saputo di una malattia, ma non abbiamo avuto il tempo di capire neanche cosa fosse, però ci ha consentito di scioglierci in tenerezze che la nostra educazione altrimenti non ci avrebbe concesso, Papà lo chiamava ‘il maledetto pudore dei sentimenti’.
Quando abbiamo avuto la diagnosi del suo brutto male, io non l’ho accettata e mi sono aggrappato ad ogni crepa ci fosse nella scienza, ho studiato tutto, ho interrogato tutti, non perché non mi fidassi della scienza ma perché mi fido di più di Dio, lo stesso Dio che ci ha dato una vita meravigliosa, piena di amore familiare non convenzionale. 
Come poteva allora quel Dio che ci ha dato tanto imporci una rottura così netta con la coerenza di quello che eravamo stati, stesso da lui, abituati a vivere? 
Ho pregato ogni giorno, ho offerto la mia vita, finanche di prendere i voti convertendomi, come nella migliore tradizione di Sant’Agostino, ma non è bastato.
Mamma ( ndr. Tullia, la compagna di una vita, da 50 anni) avrebbe voluto una cerimonia intima, siamo stati educati a consacrare l’intimità della famiglia, a Massa Lubrense, nella sua Massa Lubrense dove ora per sempre sarà, avevamo prenotato la chiesa, ma poi Mamma ci ha ripensato e ha detto che sarebbe stato scomodo per chi avrebbe voluto esserci, perché siamo stati educati anche a che il bisogno dell’altro debba venire sempre prima del nostro, e allora siamo qui, vicino ad un santo amico che un po’ stavolta ci ha tradito. 
Papà si schermirebbe con ‘che esagerazione’ ma è il giusto tributo perché esagerata è stata la sua vita e quanto si mortificherebbe di questa lettura per unirsi al commento con mia madre che bisogna essere discreti e l’agiografia si fa solo dei santi. 
Mia sorella Marzia per spiegare a Sofì che il Nonno non c’era più ha detto ‘avevano bisogno di lui in cielo, doveva aiutare Dio’ l’ho trovata così delicata, concisa e completa, ma io sono molto più retorico e ho bisogno di molte più parole. 
Siamo stati fortunati. Abbiamo vissuto una vita eccezionale in cui l’amore ha fatto da padrone. 
Io oggi non maledico la vita, oggi deve essere un inno alla vita, voglio rinascere e rinascere ancora, e rinascergli sempre Figlio. 
Personalmente mi sono sempre chiamato fuori da storie sentimentali serie, l’ho fatto per scelta perché tutto mi sembrava un’imitazione malfatta di quello che ero stato abituato a vivere nella quotidianità: i miei genitori. 
Non è stato normale, è stato oltre, la nostra vita tutti insieme, noi quattro e poi con Fabrizio, il marito di Marzia. 
Ho vissuto 35 anni in un sotteso stato d’ansia perenne, i miei amici mi prendono in giro del fatto che io aspetti mezzanotte per scaricare i giornali del giorno dopo, anche fossimo in discoteca: è perché ho sempre avuto paura che tutto finisse, volevo assicurarmi prima che durasse tutto almeno ancora un giorno in più, per lo stesso motivo notavo ogni volta morbosamente il respiro di Papà se si addormentava vedendo un film, così mi sentivo di poter controllare il destino; adesso si cambia capitolo, ora non è più tempo dell’ansia, ora è tempo della gratitudine. 
In fin dei conti anche stavolta Papà è arrivato primo, ancora una volta un passo avanti, ha preceduto tutti e poi si sa che dalle feste si va via all’apice del divertimento, ecco, magari in questa sfida poteva essere meno vincente, però glielo possiamo comunque finalmente riconoscere: Papà, sì, sei stato bravo, anzi bravissimo, in tutta la vita sei stato fantastico e con te tutto è stato fantastico. Sei stato intenso.
Adesso sii tu la nostra ombra,mi volterò nel sole per cercarti”.
Tuoi per sempre Francesco, Marzia,Tullia, Fabrizio, Elena Sofia e Guglielmo.

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