09 Aprile 2025
Fonte foto: Facebook
Filippo Turetta è stato condannato per l’omicidio aggravato dalla premeditazione di Giulia Cecchettin, la giovane studentessa uccisa brutalmente con 75 coltellate. Tuttavia, i giudici hanno escluso a Turetta l’aggravante della crudeltà. Una decisione “inammissibile” per la sorella di Giulia, Elena, che ha dichiarato che questa sentenza “segna un terribile precedente”.
Secondo quanto si legge nelle motivazioni, Turetta avrebbe agito spinto dall’incapacità di accettare l’autonomia crescente di Giulia. Ma i giudici precisano che le 75 coltellate inferte non sarebbero state motivate dalla volontà di infierire sulla vittima: non sono, nel loro giudizio, espressione di sadismo, ma piuttosto una "conseguenza della inesperienza e della inabilità". Non sono state inflitte "per crudeltà o per fare scempio della vittima".
Parole che hanno immediatamente sollevato indignazione, in particolare da parte della sorella di Giulia, Elena Cecchettin, che fin dall’inizio ha trasformato il proprio dolore in un impegno pubblico e politico la cultura della violenza.
“Sentenza pericolosa che segna un terribile precedente”. Così ha commentato Elena Cecchettin le motivazioni della condanna. “Una sentenza simile, con motivazioni simili in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un terribile precedente”, ha dichiarato, sottolineando come un verdetto del genere rischi di indebolire la consapevolezza collettiva sulla gravità della violenza di genere.
“Se non iniziamo a prendere sul serio la questione, tutto ciò che è stato detto su Giulia, che doveva essere l'ultima, sono solo parole al vento”, ha aggiunto, accusando il sistema giudiziario di non riuscire a cogliere la complessità e la progressione delle dinamiche violente che sfociano nei femminicidi.
Secondo Elena, “fa la differenza riconoscere le aggravanti, perché vuol dire che la violenza di genere non è presente solo dove è presente il coltello o il pugno. Ma molto prima. E significa che abbiamo tempo per prevenire gli esiti peggiori”.
“Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e il menefreghismo per gli stadi di violenza che anticipano il femminicidio”, ha concluso.
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