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Eredità Agnelli, maxi sequestro da € 74,8 mln per frode fiscale e truffa tra quadri, gioielli, fondi e beni a John, Lapo e Ginevra

L'indagine rivela un presunto piano di frode fiscale legato alla gestione dell'eredità di Marella Caracciolo, con accuse che coinvolgono membri della famiglia Elkann-Agnelli e i loro collaboratori più stretti: Le indagini fanno emergere una residenza fittizia in Svizzera e un patrimonio sottratto alla tassazione per oltre 800 milioni di euro

20 Settembre 2024

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Eredità Agnelli sequestro frode fiscale e truffa

Eredità Agnelli, maxi sequestro preventivo a John, Lapo e Ginevra per frode fiscale verso lo Stato e truffa per un valore di 74,8 milioni di €uro tra quadri, gioielli, fondi di investimento in Lussemburgo e beni di vario genere.

Sono stati infatti disposti, nell'ambito dell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli, sequestri preventivi da 74,8 milioni tra quadri, gioielli, quote di un fondo di investimento ed elementi patrimoniali di una società immobiliare, quest'ultimi entrambi lussemburghesi: il provvedimento è stato disposto dalla procura di Torino a carico dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, oltre che di Gianluca Ferrero, presidente della Juventus e commercialista della famiglia Agnelli-Elkann, e di Urs Robert Von Grunigen, notaio esecutore testamentare di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli. L’accusa è di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato e i magistrati del capoluogo piemontese hanno chiesto ed ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il sequestro finalizzato alla confisca di beni mobili e immobili, nonché altre disponibilità finanziarie, nell’ambito dell’inchiesta relativa alla successione ereditaria conseguente alla morte, nel febbraio 2019, di Caracciolo e alle successive controversie tra i tre fratelli e la loro madre, Margherita Agnelli.

Il memorandum e il "disegno criminoso per evadere le tasse"

La procura di Torino, guidata da Giovanni Bombardieri, sostiene che durante le indagini della Guardia di Finanza sia stata raccolta una "mole" di documenti che avrebbe "confermato l’iniziale ipotesi accusatoria" riguardante "la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo", che in realtà sarebbe stata "stabilmente" in Italia dal 2010, e "l’esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane". La procura riferisce inoltre che durante le perquisizioni è stato rinvenuto un memorandum che "scandisce dettagliatamente gli accorgimenti ritenuti necessari a sostenere la residenza svizzera, accorgimenti (come l’assunzione di collaboratori domestici della Caracciolo da parte di uno dei nipoti) in concreto riscontrati nel corso delle indagini". Gli accertamenti hanno anche permesso di ricostruire, sempre secondo l’accusa, "le disposizioni impartite dai più stretti collaboratori italiani della famiglia nei confronti di un family office svizzero che provvedeva a tutte le incombenze" svizzere di Caracciolo come "ritiro corrispondenza, effettuazione pagamenti da conti svizzeri". Proprio dal ritrovamento del memorandum sarebbe stato possibile quantificare i redditi della nonna dei tre Elkann non dichiarati al Fisco italiano, nonché del patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni. Il tutto è stato quantificato in 42,8 milioni di euro di Irpef evasa tra il vitalizio da 29 milioni e i 116,8 milioni di euro frutto di attività finanziarie detenute da un trust con sede alle Bahamas. Inoltre, i magistrati sostengono che sarebbero state evase imposte sulle successioni e donazioni per oltre 32 milioni euro "su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni, data dalle disponibilità indicate nell’inventario dell’eredità redatto dall’esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo di investimento lussemburghese, dalle rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese". Per la difesa, il sequestro è un "passaggio procedurale" che "non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti" e "non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati".

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