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Genova, accusato di aver sottratto soldi dai conti dell'attore Calissano, avvocato rischia il processo

L'amministratore, secondo i familiari dell'artista scomparso quasi tre anni fa, si è impossessato di circa 500 mila euro. La Procura ha chiuso le indagini

23 Giugno 2024

Genova, accusato di aver sottratto soldi dai conti dell'attore Calissano, avvocato rischia il processo

La Procura di Genova ha chiuso le indagini nei confronti dell’avvocato Matteo Minna, 55 anni, che a dicembre era finito ai domiciliari  con le accuse di peculato, circonvenzione di incapace e falso. Diverse le vittime a cominciare da Paolo Calissano, l’attore genovese trovato morto in casa a Roma il 31 dicembre 2021 dopo aver ingerito un mix di farmaci. Ma ci sono molte altre persone fragili, per età o altre problematiche, che il legale  avrebbe raggirato per intascarsi oltre 800 mila euro complessivi. "Ha abusato dello stato di infermità psicofisica di Paolo Calissano per sottrargli una fortuna da mezzo milione di euro". E ancora: "Ha cercato di sfruttare a suo vantaggio i problemi di abuso di alcol, droga e psicofarmaci che l’attore aveva per raggirarlo", queste le conclusioni con cui il pubblico ministero Francesco Cardona Albini ha chiuso l’inchiesta sull’avvocato.

Oltre all'attore nell'indagine ci altre quattro persone “fragili” di cui Minna si sarebbe dovuto prendere cura e invece a cui ha fatto sparire dai conti centinaia di migliaia di euro di conti correnti.  Dai conti di Calissano sono spariti fondi per alcuni milioni di euro ma la prescrizione ha permesso di circoscrivere “solo” a cinquecentomila euro la cifra sottratta da Minna. L’inchiesta che ha portato a far finire nei guai l’avvocato genovese è nata da un doppio esposto che l’avvocato Santina Ierardi, che rappresenta il fratello di Paolo, ha presentato alla Procura. Una denuncia dettagliata che ha fatto svolgere accertamenti sull’attività  di Minna. A sorprendere i familiari di Calissano sono stati anche e soprattutto i prelievi folli e continui dai conti correnti dell’attore che Minna faceva sistematicamente. Oppure i bonifici che si faceva sui conti correnti personali giustificandoli come spese per investimento in parcheggi e ditte di caffè. Ma non solo. Minna che era anche amico della famiglia di Calissano, non ha mai presentato un rendiconto, non ha mai fatto una dichiarazione di quelle somme prelevate. E quando è stato messo alle strette dal tribunale ha cercato di falsificare documenti, rendiconti e altro.

Una condotta gravissima, secondo il pubblico ministero che si accinge a chiederne il giudizio. Ma nell’avviso di conclusione di indagine preliminare la Procura per evidenziare la condotta spregiudicata di Minna sottolinea anche come lo stesso si fosse fatto firmare documenti delle sue stesse vittime in cui, dietro la facciata di pareri legali, si garantiva una sorta di stipendio mensile clandestino. Tra gli amministrati di cui Minna si è anche approfittato c’è una giovane conosciuta dall’avvocato nella stessa clinica per abusi di sostanze in cui Calissano era ricoverato in Svizzera. Minna è difeso dagli avvocati Maurizio Mascia ed Enrico Scopesi. Ora ha venti giorni di tempo per farsi interrogare o presentare una memoria.

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