24 Maggio 2024
Sofia Stefani, fonte: Facebook, @Il Messaggero
Quello di Sofia Stefani è stato un omicidio premeditato. Lo ha stabilito il Gip, che ha ricostruito il femminicidio della vigilessa bolognese. Stando a quanto illustrato, quando il 16 maggio Sofia Stefani, la ex vigilessa uccisa dal collega, è arrivata al comando della polizia locale di Anzola Emilia, lei e Giampiero Gualandi si sono chiusi in una stanza: secondo gli investigatori, infatti, lui aveva "già in mente l'omicidio".
"Gualandi aveva già in mente di uccidere Sofia Stefani". Lo ha stabilito il Gip nelle ricostruzioni fatte nelle scorse ore ed è per questo motivo che il magistrato sabato ha disposto il carcere per il 62enne dopo il femminicidio della giovane. Tra la ex vigilessa e il suo ex comandante sarebbe iniziata una discussione e lei avrebbe insistito nel voler continuare il rapporto. Allora Gualandi, "esasperato", avrebbe impugnato la pistola sparando alla donna. Quindi, secondo il gip, consapevole di quello che aveva fatto e di dover dare una versione alternativa, ha chiamato il 118 per "simulare una tragica fatalità".
La ricostruzione del giudice, che ha accolto la richiesta del pm Stefano Dambruso, viene fatta "sulla base degli atti a disposizione" di quanto avvenuto il 16 maggio: non sarebbe stato, a suo avviso, un incidente come sostenuto dall'indagato nell'interrogatorio. Quel giorno, infatti, l'ex comandante della polizia locale è arrivato in ufficio, sapendo bene che stava per arrivare anche Stefani, la ex collega di quasi 30 anni più giovane di lui e che non accettava di concludere la relazione. Gualandi, dunque, ha ritirato l'arma dall'armeria e recuperato la scatola per la pulizia poi ritrovata sulla scrivania per predisporre una linea di difesa sul motivo della presenza della pistola (manutenzione e pulizia).
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