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Genova, nelle intercettazioni dei trafficanti di cocaina spunta il nome del boss della 'ndrangheta Bonavota

Due degli indagati fanno riferimento a Padre Pio, secondo i carabinieri del Ros si tratta del superlatitante arrestato un anno fa nella città della Lanterna

08 Aprile 2024

Genova, nelle intercettazioni dei trafficanti di cocaina spunta il nome del boss della 'ndrangheta Bonavota

Mafia calabrese, porto di Genova e carcere di Marassi. L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e del Ros dei carabinieri che ha smantellato un cartello di trafficanti di cocaina dal Sud America rivela elementi inquietanti.  Tra i messaggi che una coppia di indagati si scambia per la compravendita di 2 chilogrammi di cocaina, ne spunta uno che colpisce i carabinieri: "Cn parte pio vi visiti". Per i militari è un mix di calabrese, parole mozzate e refusi per scrivere veloci sul telefonino: "Con Padre Pio vi siete visti?". Padre Pio, secondo chi indaga, è il soprannome di Pasquale Bonavota, super latitante della ’ndrangheta e religiosissimo, arrestato a Genova il 27 aprile 2023 fuori dalla cattedrale di San Lorenzo, dopo anni trascorsi in un’abitazione di via Bologna a San Teodoro. E condannato lo scorso novembre a 28 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, riconosciuto come il capo della locale ’ndranghetista di Sant’Onofrio, a Vibo Valentia. Ora il suo nome compare anche nella maxi-inchiesta del Ros genovese che mercoledì ha portato in carcere 15 persone (cinque sono ancora latitanti). Ritenute membri di un gruppo che trafficava quintali di cocaina, ma anche hashish e marijuana, fra il Sudamerica e, in primo luogo, il porto di Genova. Spedizioni in parte destinate alla ’ndrangheta e gestite dal carcere di Marassi da un detenuto, Gabriele Puleo. Attraverso telefonini criptati che poteva utilizzare evidentemente indisturbato.

La presenza del nome Bonavota nelle chat intercettate per questa indagine è un dettaglio che interessa i carabinieri del Ros, coordinati dal pm della Direzione distrettuale antimafia Marco Zocco e diretti dal colonnello Fabrizio Perna. Colpisce la tempistica di quella conversazione, così come le figure coinvolte. Che potrebbero far ipotizzare legami fra formazioni differenti. A mandare il messaggio su Padre Pio è Bruno Giampaolo, nato a Reggio Calabria e residente a San Luca, sempre nel Reggino. Chi lo riceve è Rocco Spagnolo, nato a Siderno ma da tempo trasferito a Genova, in via Piacenza, a Molassana. Entrambi sono stati arrestati due giorni fa. La conversazione risale al 5 maggio 2020. Secondo quanto accertato dai carabinieri del nucleo investigativo di Genova, diretti dal colonnello Michele Lastella, che lo scorso anno avevano arrestato Bonavota, quest’ultimo era nel capoluogo ligure almeno dal 2019. Quindi il messaggio di quella chat avrebbe fatto riferimento proprio alla presenza in città, dove abitava anche Spagnolo, del latitante. Bruno Giampaolo, secondo il Ros, è figlio di Antonio, estradato nel giugno del 2001 dal Venezuela dopo la condanna a 24 anni di reclusione per associazione mafiosa e sequestro di persona. «Relativamente ai fratelli Giampaolo (mercoledì è stato arrestato anche Giovanni, ndr) nel corso dell’indagine sono state accertate relazioni con contesti di criminalità organizzata», si legge nell’ordinanza di custodia firmata dalla giudice per l’udienza preliminare Luisa Camposaragna. Intrecci al vaglio degli investigatori.

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