31 Gennaio 2024
Con la sua perenne posa plastica e i capelli pomposi in stile Tata Francesca (nota sit com degli anni novanta), Liliana Segre è una specia di oracolo di verità e sapienza. Qualsiasi cosa dica è sacro verbo dell'Altissimo. Alcune volte, osservando l'adorazione di chi la incontra, ricorda il Direttore della mega ditta di Fantozzi, appassionato di biliardo, che Filini e Calboni definirono "un Santo! Un Apostolo!".
Ecco, questo è l'approccio acritico e unilaterale in Italia nei confronti della Segre, niente di più e niente di meno.
Le ultime dichiarazione della Senatrice però meritano un commento, senza dubbio rispettoso, ma lo meritano perché questa ipocrisia del rispetto senza se e senza ma ci inizia ad andare stretta.
Ricapitolando i fatti, l'Onorevole ha dichiarato: "non penso proprio di dover rispondere, di dovermi discolpare, in quanto ebrea di quello che fa lo Stato di Israele" - per poi aggiungere - "Trovo sbagliato mescolare cose completamente diverse, come hanno fatto tanti che hanno pensato di mettere in discussione il 27 gennaio per quello che sta succedendo a Gaza. Evidentemente hanno un bisogno spasmodico di fare pari e patta con la Shoah, di togliere agli ebrei il ruolo di vittime per antonomasia, di liberarsi da un inconscio complesso di colpa".
Detto che nessuno pretendeva dalla signora di discolparsi per il genocidio di Gaza in quanto ebrea, era lecito aspettarsi almeno una parola di critica, neanche di condanna, riguardo le azioni di Netanyahu.
Il problema delle sue affermazioni è però evidente nella seconda parte del discorso.
Cosa rappresenta questa idea malata e perversa di protagonismo del dolore, per cui afferma con tanta convinzione che gli ebrei sarebbero le vittime per antonomasia? Non si comprende se sia un vanto o una verità, anche perché a conti fatti queste povere vittime non mi sembra che se la cavino così male: da Soros ai Rothschild, da Zuckerberg a Joaquin Phoenix, fino a Laurence Douglas Fink (le dice qualcosa Black Rock?), e potremmo fare tanti altri nomi dei più svariati in un po' tutti i campi, è difficile parlare di vittime, non pensa?.
Senatrice, sente da lontano le strazianti urla dei Curdi? Degli Armeni? Li sente i pianti dei bambini trucidati in Ruanda? Ah no, forse le vittime del Ruanda non le riesce a sentire, vero? Può darsi, visto che molti suoi consanguinei hanno definito, proprio in riferimento al colore della pelle, i giudici della Corte dell'AIA indegni di giudicare gli ebrei perché NEGRI. Lei forse non lo sa, ma queste ultime sono affermazioni delle sue famose vittime ebree.
Non parliamo poi di questo eterno senso di colpa. In coscienza, qualcuno di voi lettori si sente in colpa per la tragedia dell'Olocausto? Non credo. Questa storia del fare pari e patta con la Shoah per chissà quale senso di colpa, è semplicemente una strumentalizzazione del nulla, un giocar facile e di mera convenienza sulla storia che fu. Dovrebbe essere forse la Senatrice a Vita a ringraziare i figli e i nipoti degli italiani che, morendo in battaglia, hanno combattuto contro le dittature per salvare anche la sua gente, non il contrario, ma tant'é.
Questa fiaba di cattivo gusto secondo cui abbiamo due schieramenti, da un lato i non ebrei eterni responsabili, e dall'altro gli ebrei eterne vittime, ha superato ogni limite di decenza.
Chi ha memoria non potrà mai dimenticare le recenti dichiarazioni di alcuni Ministri ebrei che, riguardo i palestinesi e dimostrando di avere imparato bene la lezione del Terzo Reich, hanno parlato di deportazione coatta e bomba atomica.
Ecco, cara Senatrice Segre, almeno su queste parole infami, un bel "mi vergogno per ciò che dice la mia gente", lo poteva tirare fuori. Tanto, stia tranquilla, il suo ruolo da intoccabile non glielo tocca nessuno.
Questa è una battaglia per la verità, è la mia battaglia, direbbe qualcuno.
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