22 Settembre 2023
Il Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano è morto oggi, venerdì 22 settembre. Grande lutto in tutto il Paese, spiritualmente abbracciato alla famiglia dell'uomo che, dal 2006 al 2015, ricoprì l'alto ruolo di Capo dello Stato. Giorgio Napolitano aveva raggiunto il 29 giugno scorso la veneranda età di 98 anni. Da tempo affetto da un quadro clinico definito "complesso", aveva sempre cercato di tenere riservate le sue condizioni di salute. Nelle ultime ore, l'improvviso peggioramento. Infine, la morte.
La notizia coglie di sorpresa l'intero Paese, trascinando con sé il dolore figlio del lutto per l'uomo che, primo nella Storia della Repubblica, ne aveva assunto le redini per due mandati, guidandola come Presidente negli anni difficili della crisi e dell'incertezza economica.
Nato a Napoli il 29 giugno 1925, Napolitano è stato l'11esimo Presidente della Repubblica Italiana. Figlio dell'avvocato liberale Giovanni Napolitano e della nobile di origine piemontese Carolina Bobbio, il Presidente Emerito studia al liceo classico Umerto I del capoluogo campano ed al Tito Livio di Padova, dove si diploma nel pieno della guerra. Nel 1942 torna a Napoli, dove si iscrive a Giurisprudenza alla Federico II. Fa parte del Gruppo Universitario Fascista di Napoli, dove conosce alcuni dei ragazzi che nei mesi successivi assumeranno la neonata dirigenza del Gruppo Comunista Napoletano. Nel 1945 si iscrive al PCI e due anni dopo si laurea.
Eletto per la prima volta deputato nel 1953, verrà sempre riconfermato fino al 1996 (a parte per una breve parentesi nella IV legislatura). Vive in maniera combattuta gli anni della Prima Repubblica, spesso incedendo in quello che nella sua biografia chiamerà "il processo di autocritica". In particolare è il proprio appoggio alla repressione sovietica dei moti ungheresi del 1956 a portarlo più volte, negli anni successivi, a riflettere sulle proprie posizioni passate. Negli anni '60 smussa le proprie posizioni più radicali, diventando un campione della fazione più moderata, e per certi versi centrista, del Partito Comunista Italiano, arrivando in più occasioni ad attaccare pubblicamente lo stesso segretario Berlinguer, accusato di condurre il partito verso il settarismo e l'isolamento parlamentare.
Con lo scoppio di mani pulite, il Pci esce dallo scontro con la magistratura molto più pulito di democristiani e socialisti. La sua lealtà agli Stati Uniti ed alla line atlantica (Kissinger lo definì "il mio comunista preferito") lo conduce nel 1992 alla Presidenza della Camera dei Deputati. Nel 1994 è nuovamente parlamentare, nel 1996 Ministro dell'Interno nel Governo Prodi, tra il 1999 ed il 2004 è europarlamentare per i Democratici di Sinistra. Il 23 settembre 2005, l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo nomina Senatore a vita.
Il 10 maggio del 2006 viene eletto Capo dello Stato con 543 voti sui 990 dei votanti (1009 avevano diritto). Questa è la prima volta che un ex Pci sale al Quirinale. Nel 2013, vista l'impossibilità del Parlamento ad accordarsi su un nome per la sua successione, viene offerta a Napolitano la possibilità di essere il primo Presidente nella storia della Repubblica a ricoprire due mandati. Accetta, viene rieletto il 20 aprile con 738 voti su 997 votanti. Il 14 gennaio del 2015 rassegna le proprie dimissioni, legando le motivazioni all'età ormai avanzata.
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