04 Settembre 2023
fonte: Facebbok @Michele Anselmi
Valeria Fioravanti, una giovane di 27 anni, è morta a causa di una meningite, ma il dramma è che i medici di due ospedali di Roma avevano diagnosticato un semplice mal di testa e un mal di schiena. Valeria è scomparsa il 10 gennaio scorso, e solo ora emergono le verità sconvolgenti sul suo decesso, grazie a una perizia richiesta dalla pubblica ministera Eleonora Fini, che accusa direttamente i due ospedali coinvolti. La perizia rivela che non solo la malattia non è stata riconosciuta, ma anche che non sono stati eseguiti gli esami specifici in tempo utile, nonostante il quadro clinico fosse preoccupante.
Il primo ricovero di Valeria è avvenuto presso il policlinico Casilino, dove i medici hanno diagnosticato una cefalea causata da un movimento "incongruo" durante il lavaggio dei capelli. Sette giorni dopo, un altro errore si è verificato presso il San Giovanni Addolorata, dove le è stata diagnosticata una lombo-sciatalgia. In entrambi i casi, sono stati somministrati antidolorifici, tra cui il toradol, che hanno alleviato il dolore, ma hanno fallito nel rilevare la meningite che alla fine ha portato alla sua morte.
La tragica sequenza di eventi ha inizio il 25 dicembre, quando Valeria è stata ricoverata presso il policlinico Campus Biomedico per la rimozione di un foruncolo infiammato. Tuttavia, solo pochi giorni dopo, il 29 dicembre, ha cominciato a sentirsi male, manifestando una cefalea intensa che non rispondeva ai comuni antidolorifici, accompagnata da vertigini e dolore cervicale. Le indagini rivelano che i medici del Casilino si sono rivelati "incapaci di riconoscere la gravità della situazione".
Valeria, spaventata e preoccupata per la sua salute, ha cercato disperatamente aiuto in quattro ospedali diversi, sempre accompagnata dai suoi familiari. Tuttavia, l'errore nella diagnosi si è protratto fino all'ultimo, quando è stata finalmente sottoposta a una tac celebrale presso il San Giovanni Addolorata. La scansione ha rivelato una meningite acuta in fase avanzata, troppo tardi per salvarla. È stata quindi trasferita in terapia intensiva presso lo Spallanzani, ma purtroppo è deceduta poco tempo dopo.
Tre medici ora rischiano un processo con l'accusa di omicidio colposo. Gli investigatori sostengono che i dottori sono stati "superficiali" nella gestione del caso di Valeria e che la mancata diagnosi tempestiva, unita alla somministrazione di antidolorifici che hanno annullato il dolore ma non hanno "curato" la meningite, ha condannato la giovane donna a una morte prematura.
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