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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

L'omicidio del piccolo Manuel è la morte della nostra speranza.

Dopo l'impresa criminale dei cinque balordi social, sta sgorgando una feccia che non risparmia nessuno: protagonisti, familiari, sostenitori da social (finti), istituzioni. Esaltano i criminali, irridono la madre del bimbo morto: in cosa dovremmo ancora illuderci?

18 Giugno 2023

Cordoglio per Manuel

La feccia della Maserati era pronta, secondo un testimone, a mollare “un bel pacco di soldi” ai genitori del piccolo Manuel appena ucciso per chiudere la faccenda. La vita umana, la vita di un bambino, neppure quantificata, un pacco di soldi, ci pensano mamma e papà. I quali peraltro erano d’accordo: “Tranquilli” dicevano ai figli “adesso mettiamo tutto a posto”. Come prima cosa hanno aperto o fatto aprire profili social finti, gravitanti attorno a quella curiosa accolita di farabutti, per deviare l’opinione pubblica: poteva succedere anche a voi, nessuno deve giudicare. Una bravata? No, la ricerca precisa della tragedia, la carambola delle auto, lo schianto mortale e la cosa più disumana, riprendere una utilitaria con dentro un bimbo che muore. E l’hanno ammazzato loro, quelli che filmano. “Ragazzi di buona famiglia” rassicurati dai degni genitori: ho visto il foto il padre del pilota cannarolo e non potevo crederci, sembrava un personaggio di Albanese, in breve si è saputo che rimase coinvolto in curiose storie di ammanchi poi messe a tacere, essendo del generone ministeriale e quirinalizio. E adesso vuole che il figlio la faccia franca siccome "conosco er presidente".

C’è come un rifiuto a vedere le cose per quelle che sono e anche gli scettici, i nichilisti di derivazione antiprogressista cedono al progressismo, storico o confessionale: speriamo che cambi, speriamo che non succeda più, speriamo che si ravvedano. Fortuna che speriamo paghino non lo dice quasi nessuno, almeno il minimo sindacale di realismo, di consapevolezza del paese reale. Il sommo peccato è non sperare, non illudersi. Per tutti, anche i nietzschiani di complemento, anche i disfattisti e i nostalgici di destra si sono convertiti al perbenismo onirico dei progressisti. Io davvero non lo capisco in cosa dovremmo ancora sperare se chi ammazza a mente fredda uno di 5 anni, e lo fa per esibizionismo e per guadagnarci, non solo non si cura di ciò che ha fatto ma in pratica lo rivendica, lo esibisce, sostenuto dai parenti, dagli avvocati. Io non so a cosa aggrapparsi se quella che ancora ci ostiniamo a chiamare società offre a getto continuo conferme della seguente sostanza: un fallito di barista fa fuori la fidanzata, incinta di lui, con 40 coltellate e tenta di bruciarla, messo alle strette dopo giorni di depistaggi ammette tutto con un lampo di orgoglio luciferino negli occhi e viene fuori che voleva eliminare anche l’altra con cui scopava e perfino qualche collega molesta; gente che si ammazza o ammazza per un selfie, una clip, chi vola in un fiume, chi giù da un dirupo; ventenni di merda che tritano un piccolino e ridono e filmano; scannamenti demenziali, da mattatoio, uno al giorno, figli di una sottocultura afasica e tribale, come quello che ha fatto fuori una nipote e il di lei fidanzato per gelosia, siccome voleva scoparsela lui.

Poi davanti a questo scempio inesausto c’è chi si aggrappa ai numeri e dice: ma in Italia ci sono meno omicidi su donne che altrove. Se questo serve a consolarsi! Saranno meno che in Francia o in Algeria, ma a me sembra che bastino e avanzino. Anche perché poi nel conto vanno messi i continui stupri e omicidi di matrice clandestina, sui quali i media hanno chissà perché mano leggera e una sorta di indulgenza invereconda. Anche sui social bisogna intendersi: non saranno quelli l’origine del male, ma lo sbocco sì, se servono a tirar fuori la cifra demoniaca che alberga nell’animo umano o subumano. In questi giorni tiene banco una diciottenne, e dico diciottenne, che prima si è messa a predicare di religioni, geopolitica e sistemi sociali, poi, non bastandole il grottesco, ha aperto una pagina su Onlyfans che è un bordello elettronico, per finire, fatalmente, nel circolo del porno produttore Rocco Siffredi. E tutti, subito: brava, così si fa, l’importante è fare soldi. E se obietti che c’è qualcosa che non torna, qualcosa di innaturale, ti dicono di non criminalizzare la ricchezza.

Se è così, allora incentiviamo anche lo stragismo e la tratta umana. Difatti lo fanno. Sono dieci anni che definiscono imprenditrice una che esibisce le tette che non ha e le chiappe impomatate, ma imprenditore è uno che fa, che crea, non che si fotografa il culo e il fatto che ci faccia su i soldi non cambia le cose. Per nobilitare la congrega assassina di Casal Palocco scomodano termini improbabili, “creatori digitali”, anzi “content creator” perché gli inganni si mascherano meglio col pidgin english, ma è solo il segno di una resa all’indecenza anche semantica e lessicale. Come gli asterischi e le vocali rovesciate della Murgia o il parlare miagolando di quell’altra imbonitrice per segaioli anche lei su Onlyfans con le zinne che sparano: “Peggio per voi se faticate per mille euro al mese”, dice e le lumpensciampiste da 700 euro al mese la portano in processione. C’è la dittatura della percentuale: a una rassegna di vini senti farneticare di “21% del Pil”, che detto così è come dire il duemila o l’infinito, cifre, proporzioni senza un costrutto, buttate là per darsi un tono. Però “grazie all’imprenditoria femminile” che in quanto tale fa salire il Pil anche se i generi non ci sono più. Tutto in percentuali: “Siamo all’ottanta percento”, “un business che vale il sessanta percento”, anche il gruppo di balordi della Lamborghini fatturava, anzi non fatturava una certa percentuale che chiude i conti e chiude le bocche.

Scusate ma cosa resta da salvare, da sperare? A chi ti aggrappi? Al Dio indifferente che lascia fare o al provvidenzialismo storico dei marxisti, oggi rinnegato per l’immanentismo genderista, il millenarismo climatico? Più allarmi si sprecano, più profezie di morte si producono, e più la gente vive come non ci fosse un domani, vive per eliminarsi e per guadagnarci: tutti a Dubai! Tutti con lo smarphone su per il culo a filmarsi anche le emorroidi. Ma no, per carità, non demonizziamo nessuno, a cominciare dal profitto che è quello che legittima tutto. Anche la grande farsa climatica è nel nome del profitto, si pensava che i soldi venissero come conseguenza della solidarietà ambientale e poi si è scoperto che era il contrario, salvare il pianeta come pretesto, stupido, farlocco, per guadagnarci su cifre folli una volta svanita l’emergenza virale. Intanto continuano a stritolarci tutti e gli strumenti per controllarci meglio, a vicenda, gli uni sugli altri, sono gli stessi che servono per fare soldi, o per illudersi di fare soldi, e senza i quali non è più ragionevole pensare di stare al mondo e di toglierci dal mondo. E c’è chi dice: almeno quando eravamo tutti a lockdown certi incidenti non succedevano e si stava al sicuro. Al sicuro come nelle dittature totali. Da cui l’ammissione dal sen fuggita: non sappiamo regolarci da soli, o il caos anarcoide e assassino o la repressione dura ma salvifica. Ma niente paura, speriamo che passi, anche se non si capisce cosa, come e perché. “Andrà tutto bene”, come dicevano quelli sui balconi. Come no, andrà benissimo. Su Tiktok alcuni compari dei balordi criminali hanno diffuso video in cui prendono in giro la madre di Manuel, e i commenti sono allucinanti: “per sdrammatizzare”, “sto schiantando dal ridere”, uno ha tradito come un attimo di perplessità: “mah, forse è ancora presto per ironizzare”. Certo, si poteva aspettare qualche ora. Mi hanno criticato perché ieri ho tirato in ballo Il Giustiziere della notte per questi qua: mi spiace, non c’è altra cura, se pensate che questa gente possa rinsavire, possa nascere a vita umana, se davvero ci sperate, ad essere senza speranza siete voi.

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