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Giulia Tramontano, il questore di Milano Giuseppe Petronzi: "Esiste un sottobosco di fragilità, vigileremo di più contro la violenza sulle donne"

Giuseppe Petronzi: "La città è più sicura di come viene detto, ma il problema vero è nel centro"

04 Giugno 2023

Giulia Tramontano, il questore di Milano Giuseppe Petronzi: "Esiste un sottobosco di fragilità, vigileremo di più contro la violenza sulle donne"

Giuseppe Petronzi, questore di Milano

All’inizio della settimana un sedicenne che ha accoltellato la professoressa in classe; l’altro ieri la scoperta del brutale omicidio di Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. Sotto l’immagine patinata e scintillante di una Milano modaiola e vincente, scorre un fiume di diseguaglianze e disagio che talvolta riemerge e travolge ogni certezza. D’altronde, Milano vista da via Fatebenefratelli, sede della Questura, è una città impressionante: settecento passaporti al giorno, mille extracomunitari trattati quotidianamente, quasi mezzo milione di stranieri ufficialmente residenti. E poi le faide tra i rapper, i megaconcerti, i derby a San Siro, i gay pride, i centomila in piazza Duomo per il 25 Aprile, le Olimpiadi del 2026, gli affitti impossibili. Una città sempre in movimento, dallo sviluppo verticale, presa d’assalto dai turisti, dai saloni, dalle mode. Che chiede sicurezza. Ormai più manager che investigatore, il questore Giuseppe Petronzi (una lunga esperienza a Torino come capo della Digos), ne è perfettamente consapevole: «Questa è una città con standard di efficienza molto alti, sicurezza compresa».

Il disagio giovanile sta diventando un problema di sicurezza?
«Il disagio dei giovani si manifesta sempre più spesso con atteggiamenti violenti e prevaricatori, anche di gruppo. La socialità, la scuola e talora anche i piccoli problemi, rappresentano quella “quotidianità formativa” di cui i giovani sono stati privati durante il Covid. La riemersione da quella astinenza di quotidianità sta palesando temi critici anche sul piano della sicurezza».

Giulia Tramontano: uccisa al settimo mese di gravidanza perché aveva scoperto il tradimento del fidanzato. Più di 400 episodi di violenza contro le donne in un anno, 380 casi di stalking, oltre 550 casi di maltrattamenti nelle mura domestiche: Milano non ama le donne?
«Di sicuro abbiamo un tema che riguarda le donne, non ci lascia indifferenti e stiamo modulando al meglio le nostre attività per capire il fenomeno e, soprattutto, contenerlo. Comunque esiste un sottobosco di fragilità dove possono maturare certi episodi rispetto ai quali dobbiamo essere più vigili».

«No. Parlare di equazione lo considero improprio, anche perché molte volte chi è clandestino sta più attento a non rischiare l’intervento della polizia. Dopodiché ci sono anche tanti stranieri con il titolo di soggiorno che delinquono».

Perché secondo lei?
«Perché molte volte, nonostante la regolarizzazione, penso che non si sia compiuto un processo di reale integrazione».

Milano è attrattiva ma poi non ci sono case e ci sono gli studenti davanti all’Università in tenda. So che non tocca a lei risolvere il problema, ma vi aspettate tensioni sociali?
«La tenda può essere l’indicatore di una forma latente di sofferenza che interessa per altro una quota significativa a Milano, abbiamo almeno 220 mila studenti di cui un numero importantissimo di fuori sede, lo leggo come indicatore di problematicità sul quale dobbiamo stare attenti e dobbiamo migliorare».

Ci sono i giovani in cerca di casa, ma anche le famiglie sfrattate al ritmo di cento al mese.
«Guardi è un tema molto serio, riguarda perfino chi lavora in polizia, perché gli stipendi sono quelli che sono e Milano è carissima, ma non può essere un argomento che affronta un questore. Comunque, dove siamo chiamati a intervenire e spesso su provvedimenti della magistratura, lo facciamo con il massimo dell’equilibrio».

Qual è la parola chiave per la sicurezza a Milano?
«Ce ne sono due: prevenzione e densità. Non mi appello mai alle statistiche: un dato, anche se positivo, non confuterà mai un fatto di cui qualche cittadino può rimanere vittima. Il nostro obiettivo, benché utopistico e velleitario, è la sicurezza integrale. Una delle cose cui sono affezionato è tradurre la percezione in aspettativa: se il cittadino si aspetta una maggiore sicurezza, noi abbiamo solo da esserci e dare risposte».

Fonte: La Stampa

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