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Rigassificatore Piombino, Eni annuncia l’arrivo del primo carico di 170mila metri cubi di gnl. Una goccia nel mare del fabbisogno nazionale (68 mld)

Il primo carico è arrivo con un nave metaniera dall’Egitto, ma è giusto un atto simbolico: 170mila metri cubi di gnl non sono nulla rispetto al fabbisogno italiano di 68 miliardi

05 Maggio 2023

Rigassificatore Piombino, Eni annuncia l’arrivo del primo carico di 170mila metri cubi di gnl. Una goccia nel mare del fabbisogno nazionale (68 mld)

Dicevano che il rigassificatore di Piombino avrebbe avuto un ruolo determinante per permettere all’Italia di sopperire al gas russo. A giudicare dal primo carico in arrivo sulla Golar Tundra c’è ancora parecchia strada da fare. Eni, infatti, ha annunciato le operazioni di trasbordo del primo cargo di gnl nel nuovo terminale Snam di rigassificazione di Piombino. Dall’Egitto la prima nave metaniera trasporterà gnl di proprietà Eni pari a 170mila metri cubi. Una goccia nel mare del fabbisogno nazionale, che nel 2022, secondo i dati della stessa Snam, è stato di 68 miliardi di metri cubi di gas.

Il carico è stato prodotto nell’impianto di liquefazione di Damietta (Egitto)

Il carico è stato prodotto nell’impianto di liquefazione di Damietta, in Egitto, uno dei siti di approvvigionamento di gnl su cui Eni ha investito con l’obiettivo strategico di accrescere il portafoglio integrato di gas liquefatto. Eni ha acquisito capacità di rigassificazione nel terminale di Piombino (che ha una capacità complessiva di trattamento di 5 miliardi di metri cubi all’anno, pari al 7% del fabbisogno italiano) nell’ambito della strategia di diversificazione delle forniture di gnl verso l’Italia attraverso il gas di propria produzione internazionale, facendo leva sulle consolidate relazioni con i Paesi produttori in cui Eni opera e sull’approccio di sviluppo fast-track dei progetti aumentando i volumi di gas disponibili da Algeria, Libia e Italia e incrementando i carichi di gnl da Egitto, Congo, Qatar, Angola, Nigeria, Indonesia e Mozambico.

Il gnl in arrivo a Piombino non è neppure una piccola consolazione energetica 

Già, l’Africa. Prima Mario Draghi e poi Giorgia Meloni hanno individuato nel continente, in particolare nell’Algeria, la riserva di oro azzurro necessaria per permettere all’Italia di fare a meno del metano proveniente da Mosca. Lo scorso agosto l’ex capo della Bce, allora premier, aveva esultato per il raggiungimento di un accordo da 4 miliardi di metri cubi di gas col premier algerino Aimen Benabderrahmane, che a sua volta aveva lanciato un appello alle aziende italiane affinché concentrassero maggiori investimenti nel Paese nordafricano. Nel frattempo, Algeri aveva concesso una commessa petrolifera da 300 milioni di dollari (circa 293 milioni di euro) a Petrofac. Che no, non è italiana. Ma britannica. Anche Meloni, in gennaio,  durante la firma di due intese tra Eni e Sonatrach, aveva definito l’Algeria "partner strategico nel gas e nelle rinnovabili". Peccato che la Russia avesse già agito sul piano diplomatico e geopolitico sostenendo la posizione dell'Algeria nel Sahara occidentale nel tentativo di assicurarsi la lealtà dello storico partner per bloccare le forniture di oro azzurro verso l’Ue. Non solo: l’Algeria ha sottoscritto un accordo con Mosca per una gigantesca fornitura di sistemi d’armi di produzione russa (valore complessivo, 12 miliardi di dollari). Morale: l’Algeria vende il gas all’Italia per arginare le forniture russe e con parte dei ricavi finanzia Mosca per le armi. Una beffa, sì. E la goccia di gas in arrivo a Piombino non può certo essere una consolazione.

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