20 Dicembre 2022
Fonte: Imagoeconomica
In molti si stanno convincendo circa il ritorno effettivo alla normalità. Pensano che ormai l'epidemia sia soltanto un ricordo lasciato alle nostre spalle e che tutto stia finalmente ritornando come era prima della funesta epifania del coronavirus nel 2020. L'ordine del discorso del resto sembra avere altre priorità, focalizzandosi soprattutto sulla questione bellica e sulla crisi energetica. A ciò si aggiunga che il nuovo governo della destra bluette neoliberale in Italia ha garantito, con la figura del nuovo ministro della salute, che ciò che è stato non tornerà a essere, poiché il nuovo governo segna una vera e propria svolta rispetto ai governi precedenti.
Insomma, tutto sembra lasciare pensare che l'emergenza epidemica e le misure stringenti ad essa connesse appartengono realmente a un passato definitivamente tramontato. Ma siamo davvero sicuri che le cose stiano in questi termini? Davvero l'emergenza è finita per sempre? Per un verso vi è chi già parla di nuove epidemie all'orizzonte, con ciò avvalorando la tesi secondo cui siamo entrati, come disse von der Lyen, nell'epoca delle pandemie.
Per un altro verso, dovremmo avere appreso in questi due anni, sulla nostra pelle letteralmente, che lo yoyo pandemico è cosiffatto che, dopo la fase 2, non vi è mai la fine reale dell'emergenza: vi è sempre invece il ritorno alla fase 1, quella delle misure più stringenti. D'altro canto, la nostra tesi è quella che sostiene che l'emergenza epidemica è divenuta a tutti gli effetti un preciso metodo di governo neoliberale: grazie all'emergenza permanente, che diventa permanente stato di eccezione, il potere neoliberale può ridurre libertà e diritti in nome della sicurezza. Per questo, l'emergenza difficilmente potrà finire, essendo essa divenuta la nuova normalità, il nuovo modo di governo neo-liberale. Lo scopriremo comunque nei prossimi mesi, anche se tutto sembra avvalorare la nostra tesi: alla normalità non si tornerà, poiché l'emergenza permanente coincide essa stessa con la nuova normalità del capitalismo terapeutico.
di Diego Fusaro
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