IL CAFFÈ SCORRETTO di Montel
01 Dicembre 2022
Riccardo Faggin
Una sirena grida il suo urlo lacerante sull’ordinato tran-tran della catena di montaggio che sforna i nuovi cittadini, sia maschi che femmine, ma noi anziché schiacciare il pulsante STOP, fermare tutto e provare a comprendere per cosa si sia allarmato il sistema, noi preferiamo usare uno straccio per silenziare la campana e un vecchio foglio nero per non vedere più il lampeggiante che gira e gira, lassù, nel suo angolo sperduto della fabbrica.
I nostri ragazzi sono bellissimi, perlopiù, alti come noi non siamo stati mai, più sensibili di noi alla loro età, più consapevoli, anche, ma intrinsecamente fragili, fragilissimi direi, impreparati ad affrontare la vita vera perché incapaci di accettare che sia al di sotto della narrazione che ne fanno.
Il problema sembra di facile soluzione, e proprio per questo sarà ineradicabile per chissà quanto tempo. Perché i più credono che non si possa mettere in discussione il rapporto malato dei giovani con il loro "doppio" sul web senza toccare anche progetti ventennali come i talent show o i reality che, lo sappiamo, creano un indotto gigantesco. E si sa, ubi pecunia omnia cessat.
La vicenda di Riccardo, giovane uomo in ansia da prestazione, non è nuova. Anzi! Non saprei nemmeno enumerare i casi noti e meno noti di studenti fannulloni d'altri tempi che sono arrivati in lacrime alla loro festa di laurea per dire “Papà, mamma, era tutto finto: sono ancora agli esami del primo anno”.
Fra i tanti, e credo di non sbagliare, direi che pure il Senatur, il celodurista Bossi, illo tempore abbia fatto un pezzo del genere. La sua NON laurea era in Medicina, se non erro, ma poco conta la difficoltà degli studi che un candidato si appresta ad affrontare; il problema è di autopercezione, è trasversale, e colpisce senza riguardo gli studenti di seconda media che non rientrano nella lista inviti della compagna di classe come quelli del liceo o dell’università che raccontano balle a casa: dal momento che non siamo più fatti di carne e ossa ma di pixel, non conta la sopravvivenza della carne e delle ossa se e quando si pone in contrasto con la biografia che offriamo, limiamo, miglioriamo ogni istante a beneficio dell’Editore Supremo (il WEB).
Insomma, questi poveri cuccioli, terrorizzati dalla prospettiva di non essere all’altezza dei loro avatar, si immolano sull’altare del simulacro cui hanno dato vita. E quel simulacro è un Dio feroce, arcigno come gli idoli dei film peplum, che non ammette insicurezza e che, se e quando l’insicurezza si presenta, chiede in pegno non frutta e incenso ma la vita stessa del suo simbionte.
Come spesso dico, è tutto sbagliato: è sbagliato che i genitori permettano ai figli di nutrire, vestire, biografare un avatar che poi, guardando dall’alto in basso il suo creatore fallace, lo spingerà a vergognarsi di sé; è sbagliato permettere alla più grande menzogna del millennio, e cioè che per essere felici e a-de-gua-ti si debba essere ricchi e borghesi e fare un “mestiere di concetto”...è sbagliato permettere a questa impostura sociale di serpeggiare in tv, nelle scuole, in pubblicità; è sbagliato credere che non si possa fare nulla per restituire ai nostri figli la libertà dell’errore, del brufolo, del pettorale piatto, del sette in pagella (ormai hanno tutti 10! Ed è paradossale, se pensiamo che NESSUNO degli under 30 è più capace di FARE alcunché se non opinare su ciò che è stato fatto o opinato da altri); è sbagliato accettare che la politica e la narrazione della politica sia solo manichea, priva di sfumature, perché trasforma chiunque in un vincitore o in un fallito, privando chi non occupa i posti di potere e successo del legittimo spazio di manovra per continuare a considerarsi un soggetto degno di rispetto, nonostante il mancato riscontro da parte del mainstream.
Ma questa tragedia, questa nuova piaga sociale che miete più vittime delle malattie genetiche rare, ha a che fare col principio di Merito riproposto dal nuovo Governo come un contributo essenziale alla valorizzazione dei migliori? Non lo crediamo. Il punto, a mio avviso, è di tutt’altra natura: non è frenando i migliori che si dà una ragione di essere ai peggiori, ai meno dotati, ai pelandroni che scambiano l’università come l’alibi perfetto per allungare di cinque, sei, sette anni il loro dolcefarnulla da pargoletti accuditi in casa. No, noi crediamo che debba essere fornito spazio anche a quanti non abbiano voglia di studiare, di eccellere, di primeggiare, comunicando urbi et orbi che la società ha bisogno di tutti, e che non bisogna essere neri che hanno affrontato un viaggio di due anni per “abbassarsi” a impieghi meno borghesi.
Quando è capitato che in tv negli ultimi anni passasse uno spot di Pubblicità Progresso che veicolasse questi messaggi? Quando è capitato che uno dei molti Soloni in tv offrissero questo punto di vista? Anche in merito al RdC: quand’è mai accaduto che qualcuno dicesse a uno di questi giovani percettori di vitalizio: “Il mondo è per tutti; sii felice mentre fai ciò che fai, purché ciò che fai abbia un valore per te e per la società”.
Per inciso, posso testimoniare che non si trovano, in nessun dove: idraulici, domestiche rifinite, cuoche di famiglia, falegnami, tappezzieri, pittori (quelli che ci sono si sentono tutti Pontormo e fanno preventivi de-men-zia-li), stucchisti, etc etc…
Se non sei all’altezza delle aspettative del tuo “sé sociale”, piccola anima bella, fottitene di quello che pensa di te e mandalo dove deve stare: nel buio del web quando non viene aperto.
Quanto a te, Riccardo, che la terra ti sia lieve.
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