05 Novembre 2022
Vaccino (fonte foto Lapresse)
SCRITTI PANDEMICI
Da un lato, una stragrande maggioranza di persone convinte che i vaccini abbiano salvato l’umanità. Dall’altro, una sparuta minoranza di persone che sono convinte che i vaccini non abbiano salvato nessuno. Posizioni inconciliabili, quasi mai basate su dati scientifici. Ma il punto è: esistono dati scientifici certi, inconfutabili?
Da due anni leggo i report della CDC e della UK Health Security Agency. Naturalmente, leggo molte altre cose: papers pubblicati da riviste scientifiche, soprattutto. Sono un avvocato, non un medico, ma credo che alcune certezze siano emerse. Procedendo con ordine:
1 - I “vaccini” a mRNA non sono vaccini. Sembra una boutade, ma al contrario è un’affermazione incontrovertibile e fondamentale. Cos’è un vaccino, secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani? Un vaccino è una: “Preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva (virale, batterica, protozoaria). In origine, il termine designava il vaiolo dei bovini (o vaiolo vaccino) e il pus ricavato dalle pustole del vaiolo bovino (pus vaccinico), impiegato per praticare l’immunizzazione attiva contro il vaiolo umano”.
Nel caso in esame, l’inoculazione non conferisce una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva. A una precisa domanda da parte dell’Europarlamentare olandese Robert Roos, Janine Small (rappresentante di Pfizer comparsa in sostituzione del CEO Albert Bourla) ha candidamente ammesso che la casa farmaceutica non ha mai testato se il “vaccino” fosse in grado di arrestare la trasmissione del virus.
2 – L’OMS scrive che “L'efficacia di un vaccino viene misurata in uno studio clinico controllato e si basa sul numero di persone vaccinate che hanno sviluppato il "risultato di interesse" (di solito la malattia) rispetto al numero di persone che hanno ricevuto il placebo (vaccino fittizio) che hanno sviluppato lo stesso risultato. Una volta completato lo studio, si confrontano i numeri di malati in ciascun gruppo, per calcolare il rischio relativo di ammalarsi a seconda che i soggetti abbiano ricevuto o meno il vaccino. Da ciò si ottiene l'efficacia, una misura di quanto il vaccino abbia ridotto il rischio di ammalarsi. Se un vaccino ha un'elevata efficacia, si ammalano molte meno persone nel gruppo che ha ricevuto il vaccino rispetto a quelle che hanno ricevuto il placebo.
Immaginiamo, ad esempio, un vaccino con un'efficacia dimostrata dell'80%. Ciò significa che, tra le persone che hanno partecipato allo studio clinico, quelle che hanno ricevuto il vaccino avevano un rischio inferiore dell'80% di sviluppare la malattia rispetto al gruppo che ha ricevuto il placebo. Questo dato viene calcolato confrontando il numero di casi di malattia nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo. Un'efficacia dell'80% non significa che il 20% del gruppo vaccinato si ammalerà”. Pfizer ha ammesso che il dato dell’efficacia non era noto alla data di autorizzazione in via d’urgenza dei “vaccini”.
3 – Alla data di oggi, tutti gli studi scientifici (e naturalmente l’esperienza comune di ciascuno di noi) concordano sul fatto che la vaccinazione non impedisce di contagiarsi e contagiare. In sintesi, i “vaccini” non sono efficaci. E qui veniamo a uno dei punti nodali: i sostenitori dei "vaccini" a mRNA affermano che la vaccinazione - pur non impedendo il contagio - conferisca una resistenza specifica nei confronti della malattia infettiva. La tesi è questa: per 20 settimane dall’inoculazione (periodo indicato dai report citati), i vaccinati sarebbero protetti dalle gravi conseguenze del COVID 19. Dopo le venti settimane, la “vaccinazione” sarebbe del tutto inefficace. I detrattori, esibendo i dati sulla mortalità, contestano questa affermazione. I giuristi come me – sommessamente ma non troppo – sottolineano che se i “vaccini” non limitano la diffusione del contagio, tutti gli obblighi vaccinali sono illegittimi. Leggiamo un estratto del Decreto che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50: “Considerato l'evolversi della situazione epidemiologica; Considerato che l'attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività; ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di integrare il quadro delle vigenti misure di contenimento alla diffusione del predetto adottando adeguate e immediate misure di prevenzione e contrasto all'aggravamento dell'emergenza epidemiologica; ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare il quadro delle vigenti misure di contenimento della diffusione del virus, estendendo, tra l'altro, l'obbligo vaccinale ai soggetti ultra cinquantenni e a settori particolarmente esposti, quali quello universitario e dell'istruzione superiore.”
4 – Se gli obblighi vaccinali fossero stati imposti con la motivazione di ridurre il numero di ricoveri in terapia intensiva, sarebbero stati incostituzionali, come sarebbe incostituzionale vietare ai singoli gli sport o le attività pericolose o una dieta ricca di grassi al solo scopo di ridurre gli infortuni e le malattie. Ma qui, è evidente, l’unica motivazione addotta dal legislatore è “il contenimento della diffusione del virus”. Potremmo frettolosamente concludere che oggi sappiamo che i “vaccini” non sono utili al contenimento della diffusione del virus, ma alla data dell’imposizione dell’obbligo la scienza era certa del contrario. Certo, un cialtrone può ragionare in questa maniera. Non un giurista, non un Giudice della Corte Costituzionale, perché nel foglio illustrativo dei “vaccini” è sempre stato scritto che non erano stati effettuati studi in merito alla loro efficacia nel contenimento del contagio e questo è stato confermato dalla Pfizer per bocca di Janine Small.
5 – Ma lasciamo perdere le questioni di diritto (per quanto essenziali in una società civile) e torniamo alle posizioni delle parti. Volti noti al pubblico televisivo dichiarano senza vergogna che non accetterebbero di essere curati da un medico non vaccinato. Abbiamo già sottolineato che un medico vaccinato diffonde il contagio quanto uno non vaccinato. E non è proprio possibile che il primo diffonda un contagio diverso dal secondo (in forma meno grave, per intenderci). Dunque, dove sta il punto? Il punto è che il medico non vaccinato è un cittadino che ha trasgredito a un ordine dell’Autorità. Che avesse torto o ragione, ai volti noti non importa. E’ un pericolo che esistano ancora cittadini che trasgrediscono, la modernità esige il pensiero unico, silenzia il dissenziente, lo discrimina, lo colpevolizza, lo priva dei diritti umani e costituzionali, del lavoro, dello stipendio, lo calunnia, lo deride, lo isola. No, cari volti noti, non in nome della scienza. In nome della superstizione. Mattias Desmet ha correttamente parlato della psicologia della massa, del sacrificio rituale di chi non fonda il proprio io nella collettività ed è giudicato un nemico, della regressione (come evidenzio da Sigmund Freud) a uno stadio subumano, dove domina il terrore e a ciò che terrorizza la massa si oppone invocando sacrifici rituali d’altri tempi.
In tutti i miei scritti, ho cercato di essere obiettivo. Tri vaccinato, ho difeso e difendo i diritti di chi ha scelto di non vaccinarsi. Finalmente l’AIFA ha iniziato a rendere noti i dati sulle reazioni avverse ai “vaccini”. Sono numeri sottostimati, ma anche così terrificanti. Lo Stato ha sacrificato almeno 1000 cittadini sani, circa 1000 morti e 26.000 gravemente danneggiati. E’ il tributo pagato al dio scienza perché arrestasse la pandemia. Oggi abbiamo le prove che quelle 1000 persone sane sono morte soltanto perché avevamo paura del contagio e pretendevamo che tutti fossero vaccinati, nonostante non esistessero dati scientifici che attestassero l’efficacia dei “vaccini”. Se invece dei bollettini quotidiani avessimo dato spazio alla morte in diretta di più di una persona sana al giorno uccisa da “vaccini” che non erano tali, forse apriremmo gli occhi e saremmo in grado di comprendere tutto l’orrore, tutta la barbarie di questa strage di innocenti, di questo moderno sacrificio umano causato dalla superstizione, dall’ignoranza e dalla vigliaccheria della massa. Ho orrore di tutto, mi sento responsabile e non trovo altro modo di espiare che assistere i danneggiati. Soprattutto, ho orrore di chi – senza nulla sapere, sulla base dei propri pregiudizi – insiste nella discriminazione soltanto per ribadire che nessuno, nessuno deve permettersi di dissentire.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia
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