12 Agosto 2022
Migranti Sea Watch (foto LaPresse)
Stefania Prestigiacomo raggiunse la Sea Watch a bordo di un gommone. Portava i Ray Ban scuri e un giubbotto impermeabile della Helly Tech. Non esattamente in condizione disperate. Con lei c’erano Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, Riccardo Magi di +Europa, area centrosinistra, e Francesco Italia, sindaco di Siracusa in quota Pd. Trova l’intruso. Lei. Forzista della prima ora, berlusconiana come solo certi berlusconiani sanno essere, convinti, fedeli, irriducibili, parlamentare dal 1994 tra i banchi degli azzurri, una vita politica trascorsa nelle fila del centrodestra. Era il 2019 e Prestigiacomo si dirigeva verso la Ong della discordia, quella della capitana (così la chiamavano i grammaticamente corretti) Carola Rackete, quella che portò Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, in un’aula di tribunale. Oggi è il 2022. E Prestigiacomo è la prescelta di Forza Italia e Lega all’election day della Sicilia del prossimo 25 settembre. Qualcuno ha sbloccato un ricordo al leader del Carroccio: “Non possiamo sostenere un candidato che salì a bordo della Sea Watch”. Quel qualcuno è Giorgia Meloni.
“La questione migranti non è uno show mediatico di esibizione di forza, ma va affrontata in modo serio e senza mettere a rischio vite umane”. Prestigiacomo parlava. Fratoianni e Magi annuivano. Nei palazzi romani, nel frattempo, scoppiava la polemica. Diversi forzisti presero le distanze da quella che definirono “un’iniziativa personale”. I giornali di centrodestra, tra cui Libero, parlarono di “sfida totale a Salvini”. Che dal Viminale commentò: “Parlamentari italiani, fra cui uno di Forza Italia, non rispettano le leggi e favoriscono l’immigrazione clandestina? Mi spiace per loro, buon viaggio!”. E bacioni, naturalmente. Chi non si stupì affatto fu Ignazio La Russa: “Posso testimoniare che la parlamentare di Siracusa è stata coerente col suo pensiero, noto sin da quando era ministro nel governo Berlusconi”. Vero. “L’Italia ha bisogno dell’immigrazione, un’immigrazione gestita e controllata. Ne ha bisogno per la propria economia che reclama manodopera, ne ha bisogno per il proprio equilibrio demografico in grave deficit”. Era il 2002 e qualcuno, all’epoca, deve aver pensato: finalmente una cosa di sinistra. Invece quelle parole erano dell’azzurrissima Prestigiacomo, ministro per le Pari opportunità nel secondo e terzo governo Berlusconi.
Fu lo stesso Berlusconi, alla vigilia dello sbarco della parlamentare sulla Sea Watch, a sottolineare come l’immigrazione non fosse il primo problema dell’Italia. “Non si può restare indifferenti”, affermò. “E poi che differenza fa lo sbarco di 47 persone?”. Forza Italia, per le elezioni siciliane, punta sulla siracusana Prestigiacomo. E il suo nome, Sea Watch o no, è gradito anche alla Lega di Salvini. Gli unici che non ci stanno sono gli esponenti di Fratelli d’Italia, a cominciare da Meloni, che cinque anni fa aveva indicato (con successo) il fondatore di Diventerà bellissima, Nello Musumeci, oggi governatore dimissionario. Se a livello nazionale la coalizione di centrodestra marcia compatta, con programmi e idee condivise, in Sicilia è spaccata da un vecchio gommone che da tre anni continua a fare rotta sulla Sea Watch.
di Filippo Merli
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