11 Luglio 2022
Dovevano risarcire le vittime, questo era quanto previsto dalla sentenza di primo grado del 3 luglio: 200mila euro ai genitori di Willy, più 150mila euro per la sorella. In totale 550mila euro. Soldi che nessuno dei familiari vedrà: i fratelli Bianchi risultano allo Stato totalmente nullatenenti.
Questa è la prima incrinatura di un processo che solo dopo 2 anni ha cominciato a produrre un esito soddisfacente per la famiglia e gli amici di Willy Monteiro Duarte, ucciso l'8 settembre 2020, stando dalla sentenza, da Marco e Gabriele Bianchi, con la complicità di Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.
I 550mila euro non usciranno dalle tasche dei Fratelli Bianchi, e nemmeno dalla famiglia. I genitori stessi percepivano il Reddito di Cittadinanza, maggiorato grazie al carico dei due figli. Così come per gli altri due imputati, Belleggia e Pincarelli, i fratelli Bianchi non detengono alcuna proprietà, né entrate da poter utilizzare per il risarcimento.
E questo nonostante la bella vita che mettevano in mostra nei social, con foto di hotel, yacht e moto sportive. Inoltre procedere con una causa civile sarebbe inutile, lo stesso avvocato della famiglia di Willy, Domenico De Marzi, è molto dubbio: "Non risultano avere nulla. Una causa civile per avere i soldi? Sarebbe difficile capire a chi farla".
Data l'impossibilità di procedere al risarcimento diretto, sta già valutando di fare richiesta allo Stato, anche ricorrendo alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo se sarà necessario intentare direttamente una causa. "Valuteremo e vedremo bene cosa fare", afferma De Marzi.
"Ci sono state delle lettere, dei tentativi che definisco inopportuni, per stabilire un contatto e niente più", commenta l’avvocato in merito ai tentativi dei Fratelli Bianchi di stabilire un contatto con la famiglia della vittima.
Contatto che però è risultato inopportuno perché le lettere non facevano trasparire una richiesta di perdono, ma la richiesta di essere creduti innocenti, giudicando lo stesso Omicidio Willy un "fatto mediatico": "Abbiamo paura di farci la galera per un fatto mediatico, non perché siamo colpevoli", questo è uno stralcio di una delle tante lettere inviate dal carcere di Viterbo all’Adnkronos.
Lettere che forse non arriveranno più: dopo la sentenza di ergastolo, nessun messaggio è stato inviato alla famiglia di Willy, nemmeno da parte dei familiari stessi dei fratelli Bianchi.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia