22 Ottobre 2021
Mostra Inferno (fonte Instagram @scuderiequirinale)
Per chi fosse dotato di spiccato raziocinio, le parole che seguono potrebbero apparire dissonanti, quasi come l’intervallo “tritono”. Quella particolare sequenza di note che induce in chi le ascolta un sentimento di inquietudine; vietata nel medioevo, perché considerata evocativa del demonio (“Diabulus in musica”), venne diffusamente adoperata da celebri musicisti a partire dal ‘700 e poi ripresa negli anni ’70, in particolare nell’heavy metal.
Il 15 Ottobre scorso, è stata inaugurata, nelle scuderie del palazzo del Quirinale, a Roma, la mostra intitolata “Inferno”, per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Numerose opere d’arte, provenienti da musei italiani ed esteri, rappresentano il primo cantico della Divina Commedia, l’inferno, appunto.
Tra le oltre 200 raffigurazioni, spicca la monumentale Porte de l'enfer dello scultore Auguste Rodin, trasportata dall’omonimo museo parigino, con un apposito furgone. Artista apprezzato per le sue abilità, ma anche discusso, per le sue dichiarate inclinazioni occultiste.
Il 15 Ottobre è stata anche introdotta la misura del green pass obbligatorio ed è questo il nome (15 Ottobre) che si è dato il movimento dei portuali triestini, che osteggia l’obbligatorietà del certificato.
Strane coincidenze cabalistiche che hanno indotto alcuni attenti osservatori ad ipotizzare fantasiose congiure. Certo, mettendo in fila queste suggestioni, giungono alla mente le infelici parole del precedente Primo Ministro, che si spinse ad affermare, in modo estemporaneo: “Questo governo non lavora col favore delle tenebre”.
La pandemia ci ha proiettato in una dimensione surreale, nella quale ogni evento viene letto quale sinistro presagio.
Osservare, però, i lavoratori del porto di Trieste, seduti e composti, armati solo di un rosario e sotto l’immagine della Vergine Maria, colpiti dai cannoni spara acqua delle Forze dell’Ordine, procura un senso di sconcerto. Stride con quanto accaduto a Roma; nulla a che vedere con l’occupazione violenta della sede della CIGL, ad opera di facinorosi, rispetto alla quale non sono stati adottati preventivamente adeguati presidi. Quel manipolo di estremisti, animati da un bislacco disegno di rivalsa, contro un simbolo, è stato sufficiente per additare l’intera destra, come fascista, proprio alla vigilia di una scadenza elettorale.
Non si scherza con la democrazia e neppure si discute della legittimità dell’intervento dell’autorità pubblica, che esercita le proprie funzioni nell’esecuzione di un ordine superiore; occorre, tuttavia, moderazione.
Non si possono evocare fantasmi del passato, per affermare la bontà di una posizione presente, a meno che non si voglia perseguire un fine venefico, quello che qualcuno ha letto nelle predette concomitanze.
Di Andrea Migliavacca.
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