28 Settembre 2021
È arrivata, finalmente, la tanto attesa risposta del Comune di Milano all'articolo-parodia che, firmato da "Ugo Fantozzi", su Il Giornale d'Italia, ha fatto il giro di metà delle redazioni del nostro Stivale. La storia, che risale allo scorso 3 settembre, è andata in scena al Municipio 5 di Milano. Con la scusa del Covid (ormai diventato il grande alibi per ogni inefficienza), scriveva lo sfortunato Ugo Fantozzi su Il Giornale d'Italia (qui il link del primo articolo e qui il link del secondo articolo con le reazioni della politica), il Comune di Milano era aperto al pubblico ma non offriva nessun servizio. Tuttavia, il Comune non ci sta a fare la figura del fesso e, dopo averci pensato bene per circa due giorni, ha deciso di rispondere, facendo sentire subito il rumore delle unghie sui vetri.
"Vorremmo partire dalla fine", scrive il Comune, smascherando subito il suo intento di distogliere l'attenzione dal fatto in questione. "In tema di deburocratizzazione ed efficienza della Pubblica Amministrazione, di cui parla nel suo racconto il signor Fantozzi, desideriamo far sapere al cittadino/giornalista, e a tutti i lettori, che il Comune di Milano in questi anni ha promosso a tal punto gli 'sportelli online' - più comodi, dematerializzati, pratici e vicini all'utente - da arrivare a essere scelti per oltre il 90% delle pratiche". Bene, un applauso al Comune di Milano, ma cosa c'entra tutto questo con il fatto in questione? Per il momento non c'è dato sapere. "Pratiche - continua la nota - tra cui anche il permesso per ZTL (oggetto del desiderio dello sfortunato cittadino Ugo Fantozzi, ndr), che non si evadono certo da sole ma richiedono donne e uomini al lavoro tutti i giorni". Esatto, per evadere le pratiche servono uomini e donne con la voglia di lavorare (ed era proprio questa mancanza che denunciavamo), ma il Comune non si è reso conto che i dipendenti non erogavano il servizio, pur in assenza di cittadini da servire, e pretendevano la prenotazione per telefono, a cui hanno risposto gli stessi.
Poi il Comune comincia a parlare in burocratese, senza finire le frasi e aprendo incisi su incisi: "Venendo poi al caso di specie, valido per chi - come il signor Fantozzi - preferisce recarsi allo sportello e anche per quelle pratiche che non possono essere trattate 'a distanza', dobbiamo ricordare - benché possa sembrare superfluo - che a causa della pandemia serve prendere appuntamento per recarsi in una sede anagrafica. Non è certo un vezzo del Comune di Milano, bensì una esplicita indicazione della Prefettura che nel 'Patto Milano per la Scuola' chiede, non solo al Comune ma anche a tutti gli uffici aperti al pubblico, di ricevere previo appuntamento". In pratica, gli uffici sono aperti, ma non al pubblico, che può accedere solo su prenotazione anche se, in quel momento, non c'è nessuno.
"Nessun servizio del Comune durante l'emergenza sanitaria è stato sospeso", ricorda poi il Comune di Milano, a cui noi rispondiamo: "E ci mancherebbe". "Gli uffici pubblici - così come gli esercizi commerciali, i ristoranti, le scuole... - hanno dovuto riorganizzare il lavoro e lo hanno fatto in tempi più che celeri e senza interruzioni", si legge ancora sulla nota. "Alcuni processi - il rilascio dei pass disabili ad esempio - sono stati portati online e accelerati proprio per non creare disagi e agevolare gli aventi diritto". "Ci spiace se con il signor Fantozzi c'è stato un difetto di comunicazione, ogni segnalazione viene raccolta e trasmessa per lavorare sempre meglio al servizio di tutti". Quindi il Comune, in sostanza, ci ricorda tanto Amici miei e la supercazzola della terapia tapioca come fosse antani.
Insomma, ancora una volta, il "santo", il "buono", è il Duca Conte Barambani. E Ugo Fantozzi, così come ogni cittadino esterno alle dinamiche dei Palazzi del potere, rimane e rimarrà sempre una "merd*ccia". Per finire, in tutta questa situazione ci farebbe piacere conoscere la posizione di Luca Bernardo, candidato per il Centrodestra a Milano, e Layla Pavone, candidata del Movimento 5 stelle.
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