08 Agosto 2021
Fonte: lapresse.it
Il Governo vuole una misura anti delocalizzazioni dopo i i disastri GKN e Whirpool che hanno portato, in questa drammatica fase ancora di ripresa al rallentatore, al licenziamento di centinaia di lavoratori. Lo annuncia la viceministra dello Sviluppo economico Alessandra Todde domenica 8 agosto, e prevede che il piano potrebbe entrare in azione già da settembre.
Lo studio prevede di identificare alcuni strumenti utili per cercare di mettere un argine alle delocalizzazioni che colpiscono il Paese. Era stata proprio la vice ministra Todde ad aver ideato il Fondo di salvaguardia lo scorso anno, che consiste nella possibilità per le aziende in crisi di ricevere un aiuto pubblico fino a 10 milioni tramite Invitalia, a patto però di non delocalizzare per cinque anni. Ma le ultime vicende stanno spingendo il ministero dello Sviluppo economico a pretendere di più dalle multinazionali che operano sul territorio italiano e inizia a prendere forma l'ipotesi di una norma ad hoc, decisamente rafforzata rispetto a quella del 2018.
Un piano anti delocalizzazioni mirato dovrebbe impedire alle imprese di delocalizzare in modo aggressivo, come si apprende da fonti di governo vicine al dossier. Andrà quindi trovata una sintesi politica dentro la maggioranza, e soprattutto bisognerà capire come configurare i nuovi strumenti per contenere il fenomeno della delocalizzazione. L'obiettivo della misura, pur rimanendo nel rispetto della libertà d'impresa, è stabilire delle regole affinché l'Italia non sia più un luogo di passaggio per i "furbetti", o peggio, un bacino di risorse fatto di agevolazioni e contributi che una volta esauriti portano alla cessione dell'attività licenziando lavoratori e danneggiando l'indotto.
La nuova legge antidelocalizzazioni, su cui stanno lavorando Todde per il Movimento cinque stelle e il ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando per il Pd, potrebbe essere varata a settembre. Questo anche per arrivare in tempo a intervenire sui due principali nodi critici in corso, ovvero i casi Whirpool e GKN.
Un potenziale piano anti delocalizzazione potrebbe prendere spunto dalla già esistente "legge Florange" di matrice francese. Tra le proposte sul tavolo, infatti, compare l'obbligo di comunicare ogni scelta in maniera preventiva alle istituzioni e di convocare un tavolo istituzionale. In caso di abbandono del paese si potrebbero vincolare le imprese straniere a redigere un Piano di reindustrializzazione che indichi le potenzialità del sito produttivo ed eventuali riqualificazioni, ma anche obbligare le imprese all'utilizzo forzoso degli ammortizzatori nel caso in cui non rispettino la procedura, obbligare a comunicare alle istituzioni con congruo anticipo (circa 6 mesi) se si vuole chiudere.
Per garantire la bontà delle comunicazioni dell'azienda che vuole lasciare il Paese, si sta ragionando sulla figura di un "advisor" dedicato al quale toccherà esplorare se esistono davvero soluzioni alternative e nuovi investitori interessati. Le imprese che non rispetteranno la legge dovranno obbligatoriamente accedere agli ammortizzatori sociali. E se nei precedenti cinque anni hanno preso soldi pubblici dovranno restituirli con gli interessi. Inoltre, potrebbe essere prevista una multa molto salata per chi non si attiene alle procedure, pari al 2% del fatturato. La proprietà deve cercare per almeno tre mesi un potenziale compratore e, infine, in caso di violazioni lo Stato può chiedere indietro gli eventuali incentivi pubblici concessi e comminare multe fini al 2% dei ricavi.
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