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PERSONE ANORMALI  - Episodio 20 - Gastone è una satira efferrrrata al bell'attore fotogenico, affranto, compunto, pallido di cipria e di vizio, vuoto, con notevolissimo orrore di sé stesso

25 Aprile 2025

PERSONE ANORMALI  - Episodio 20 - Gastone è una satira efferrrrata al bell'attore fotogenico, affranto, compunto, pallido di cipria e di vizio, vuoto, con notevolissimo orrore di sé stesso

Lui si sveglia, inaspettatamente, intorno alle quattro del mattino, un bel po' prima dell'albeggiare. Sta piovendo movimentatamente fuori dalla finestra della Alemandi; all'esterno fuori fa freddo e anche se la camera da letto è calda lui sta ben sotto il piumone con la sua camicia addosso e i boxer, non essendosi ovviamente portato dietro un pigiama. La Alemandi si è messa il suo; non le piace dormire nuda, gli ha detto, offrendo una tuta da ginnastica anche a lui, in assenza di un pigiama da uomo. La Alemandi nuda gli ha fatto un effetto sorprendente: non si sarebbe aspettato una simile focosità, seppure sulle doti di morbidezza e sulle gran tette v'era poco da dubitare. Comunque lui si era fatto un'idea eccessivamente riduttiva, forse per una sua tendenza alla sfiducia di fondo, proprio in senso generale, nei confronti non solo delle donne, ma del mondo. Mentre lo facevano non la ha sentita gemere eccessivamente, e questo un po' lo ha deluso, ma per il resto niente male, bisogna dirlo. Ora però si sveglia quasi bruscamente, come con un mal di testa però assente. Forse il battere della pioggia, da una finestra con un tendaggio similfiorato delicatamente moderno. Sembrano più foglie di agave, ma più che altro lui sta osservando, o meglio ascoltando il piovere su quella città di provincia, tanto in realtà bella quanto afasica. Una afasia per certi versi benedetta, che spinge tutto sommato le persone nei letti delle altre, non si direbbe per noia; forse più che altro per vivere. Eppure lui ha un moto di spinta verso l'esterno; non vuole svegliarla e non vuole fare quello che si invola dopo aver scopato, né vuol perdersi quel momento, protratto il più possibile, di beatitudine piovosa, da sotto il piumone. Però non vuole nemmeno essere disturbato dalla luce della arrogante e fastidiosa mattina all'uscita da quella casa: una uscita che merita senz'altro il conforto delle tenebre avvolgenti ed amiche ed il paludamento di una giacca impermeabile per procrastinare l'arrivo della importuna giornata. 

Dopo aver fatto passare un tempo indefinito in questa condizione sospesa e comoda, con la biondezza e la curvità della Alemandi a pochi centimetri, a quieto respiro regolare di sonno, come di colpo gli viene in mente un bar non lontano, che fa dei croissant francesi sublimi, ed ancor meglio prima dei croissant, dei magnifici panini sempre di gusto gallico, con la baguette appena sfornata imbottita di burro di panna centrifugata alle erbe, prosciutto affumicato e cetrioli in salamoia affettati. In maniera completamente irrazionale per l'orario gli viene voglia di poterci bere sopra una birra belgica, o in assenza di questa per lo meno una più italica rossa ambrata di qualche tipo. Anche se la pioggia non accenna a smorzarsi con una certa destrezza si sfila da sotto il piumone, si trasla silenziosamente dalla camera da letto al soggiorno, cerca un foglietto di carta e una penna, verga un breve biglietto di scuse galanti in grafia ampia e comprensibile, adducendo un improrogabile impegno già previsto a ora presta. Poi con altrettanta cautela prende calze, scarpe, calzoni e maglioncino: controllando di sguincio che la Alemandi stia sempre placidamente dormendo esce nuovamente dalla stanza e si riveste in salotto. Mette su giaccone, sciarpa, guanti e berretto in Tweed, trova le chiavi della porta di casa su un bel tavolino tondo vicino all'ingresso, apre lentissimamente, rimette le chiavi sul tavolino, esce e richiude gentilmente la porta. Prende le scale per non far andare l'ascensore, che nel silenzio generale al termine della notte e nonostante il fruscio dei piovaschi potrebbe destare la bionda dal suo letto. Esce verso la sua Jaguar, che per fortuna non è parcheggiata subito sotto quelle finestre. Nei rapidi passi per raggiungere la macchina si sente respirare i polmoni come non mai. La notte è ancora più un'amica sotto pioggia a lievi raffiche. Gli dispiace aver lasciato quel caldissimo posto, ma vuol proprio andare in quel baretto francesizzante: ormai dovrebbe aprire anche a breve, se non ricorda male, già verso le cinque del mattino, per servire le pattuglie della Polizia smontanti il turno di notte, con la stazione presente nella via a latere. 

Lui si guarda intorno prima di infilare le chiavi nella serratura della Jaguar e si sente incredibilmente e orgogliosamente stupido e tronfio, come ad avere un mal di testa che però non c'è. 

Lei era una tipa elegante, e lui non aveva chiamato e non le aveva scritto un messaggio negli ultimi tre giorni, quindi si era detta che una tipa elegante, passati ormai da mo i trenta, non poteva farne un drammino, per sta cosa da biondine stupide, soprattutto lei che non era biondina manco per niente. Una certa inquietudine non poteva negarsela, ma il drammino per sta cosa, proprio no, dai. Questa sera era uscita con le amiche e si era vestita un po' da ragazzotta, con i jeans molto baggy, un bomber blu un po' over, una sciarpona a triplo giro fatta da lei con gli avanzi dei gomitoli di lana della mamma e il suo berrettone da sci sempre di lana. Aveva bevuto tre birre, di cui una superalcolica Tennent's e mangiato una grossa mezza pizza rossa, senza mozzarella. La Tennent's finale le aveva dato un po' alla testa, ed aveva mollato un attimo le ragazze per andare in bagno a fare pipì; lo specchio dell'antibagno le aveva rimbalzato un'immagine di sé stessa se vogliamo quasi splendida, seppure a sua insaputa, lei che non si vedeva mai decente ma qualche volta almeno carinella, ma con gli occhi scuri cinesoidi senza espressione. Aveva guardato il telefono e pensato ovviamente di scrivergli, ma non voleva fare pressa e aveva pensato che meglio di no, pure con un una puntina da disegno conficcata poco sotto il seno a sinistra, sul lato del corpo, alla altezza della piccola scritta in latino, tatuata in stampatello carolingio, soprastante due ideogrammi, cinesi ovviamente. Istintivamente si passa le dita sul fianco sinistro, dove spinge la puntina, ci passa la mano due volte, come spalmando una crema solare, ma non la trova.

Di Lapo Mazza Fontana

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