15 Febbraio 2023
Il postneoliberismo “profitti per pochi voyeurismo per gli altri” prevede, dietro l'information overload, il collasso per overdose di informazioni incomprensibili o bugiarde o stupide, una sostanziale opacità quanto a guadagni e organizzazione; ci sono aziende improduttive, nel senso che non creano cose ma sensazioni e controlli, e sono quelle della new economy e dei social, delle quali non si sa mai esattamente il numero dei dipendenti, salvo che ogni tanto li sfoltiscono con metodi da vecchi padroni del vapore, e men che meno si arrivano a capire gli affari al netto delle tasse, opacamente eluse in uno del 500 o 1000 paradisi fiscali disseminati nel pianeta globale. Uno di questi esempi sfuggenti, o liquidi che suona meglio, ce lo ritroviamo in casa e consiste in questi Ferragnez, della omonima società per azioni, dei quali si crede di sapere tutto, ecografie, scorregge, tendenze erotiche e invece si coglie solo che i soci coincidono coi dipendenti, loro due: tutto il resto sta nell'esercito sfuggente, cangiante, blindato, noto solo al cerchio magico, di consulenti, esperti, maneggioni, servi in funzione di raccordo coi mondi concreti della politica e dello spettacolo. Anche questi spacciano impressioni, stati d'animo, acqua piovana, ciabattine cinesi e la gente li guarda a milioni, trenta per lei, pressappoco altrettanti per lui, sì che il PD, partito ormai deragliato, fa il seguente ragionamento: se li cooptiamo, male che vada sono un milione di voti, di tessere in più. Ma il rischio, per non dire la garanzia, è invece di finire coptato lui, il partito, a fronte della sostanziale anarchia morale e strutturale della Ferragnez inc. basata sulla mission del “qui ed ora”, senza vincoli o lasciti ereditari, tradizionalisti, senza implicazioni sociali, con la beneficenza di facciata, preferibilmente coi soldi degli altri, che si trasforma subito in investimenti.
Nell'adesione acritica del PD ai Ferragnez, mandati in avanscoperta al Festival egemonico, sta la tragedia della sinistra italiana, incapace di una analisi seppur superficiale sul nuovo assetto economico fondato sul miraggio, sull'illusionismo. E sul qui ed ora che si potrebbe tradurre con “prendi i soldi e scappa”, al prezzo di una totale abiura del vecchio moralismo populista di stampo marxista. Ma che gli fa? Primum apparire, secondo il credo sardinista dei Mattia Santori e delle Elly Schlein. Nella dittatura dell'apparenza, d'altra parte, deve marciare ogni cosa secondo il perbenismo trasgressivo che piace alla UE e alla cultura censoria, cancellatoria di provenienza americana: i Ferragnez, uniti dai contratti e dal sacro vincolo matrimoniale, per continuare a macinare utili sono obbligati a tenere in piedi la favola della famiglia felice e in definitiva tradizionale: loro, i figli piccoli e biondi, l'attico a City Life, ogni tanto qualche devianza ma innocua, nel solco della rassicurante pruderie cattolica. Poi arriva Sanremo e crollano le colonne possenti dell'apprenza visibile, fruibile: lui che toglie la scena a lei al prezzo di trovate infantili di pessimo gusto, lei che reagisce come una normale moglie borghese tradita, subito infilzata da una battuta devastante di Federico Palmaroli, quello di “Osho”. Poi la crisi, che dato il caso particolare si declina nell'assenza, col silenzio e l'astinenza social. Trovata pubblicitaria per riassestarsi dopo la doppia defaillance? O l'emotività, una tantum sincera, da due che si ricordano di essere, malgrado tutto, umani?
Ai fanatici, detti anche leoni da tastiera, non piace la permacrisi, non piace la Babele di sistema; amano l'ordine delle cose, il lieto fine, il matrimonio che tiene. Poi, d'accordo, possono esserci le sbandate, i cortocircuiti con un fluido più fluido che ruba la scena all'amico che la ruba alla moglie, questo Rosa il Chimico che dichiara “la mia pipì sa di champagne, chiedetelo alla mia fidanzata”, che noia però, che languore la trasgressione liquefatta, antica come l'uomo, almeno avesse detto, che so, sa di scorie nucleari, di pessimo whisky, ma l'orina allo champagne è proprio provinciale, il piccoloborghese cheap di quelli saliti dalla periferia. Questo flaneur fra due anni, ossia quando scade il suo tempo programmato, scopre la svolta mistica e ripara in un monastero o nell'Appennino sociopatico con Guccini e Lindo Ferretti. Ma seguitemi, torniamo all'esercito dei seguaci: hanno organizzato, a quanto pare, un flashmob, che sarebbe il vecchio concentramento non più politico ma modaiolo, per sabato sotto al Duomo di Milano per dire: “Chiara xdona Fedez”, con la X dello slang postneoliberista, cioè cretino, per fare prima, per risparmiare due caratteri, così uno inquina meno. Ovviamente, essendo la processione in onore di due profeti del guadagno spiccio, sono spuntate le magliettine in vendita sui social, “Chiara xdonalo” e “Sentitevi liberi insieme”, con irresistibile umorismo involontario. Ma c'è chi sugli speculatori, su questi persuasori del nulla ci deve speculare, in una Nemesi un po' demoniaca e un po' comica. C'è anche la immancabile testatina scandalistica che cavalca l'affare ipotizzando che “i seguaci potenzialmente potrebbero essere parecchi”, perché oggi gli apprendisti giornalisti sono potenzialmente analfabeti. Senza dimenticare, of course, di citare “l'outfit Dior” sfoggiato a Sanremo, per completezza dell'informazione democratica.
Riassumendo: una coppia di imbonitori litiga o finge di litigare in un Festival della spazzatura, artistica e non, e i fanatici gli chiedono di rimettersi insieme se possibile guadagnandoci col merchandising e l'organizzazione del trasporto. Una cosa penosa, ma è il neopostliberismo irresponsabile e sradicato del “qui ed ora” a risultare penoso.
La faccenda del flashmob, o rosario o processione che sia, sa un po' di rovina, di rancido, magari l'hanno escogitata dentro il cerchio magico, magari è proprio il delirio spontaneo dei sostenitori pazzi, ma conferma quanto segue: la Ferragnez inc. pur mettendo a segno alcuni colpi rimarchevoli è in ampio declino, entrambi hanno stufato, le loro uscite più volte sconvenienti o semplicemente stupide hanno confermato una mediocrità, una sostanziale inconsistenza che a Sanremo è esplosa: lei artisticamente inetta, un “damn ice cold”, come canterebbe Mick Jagger, lui una sorta di guitto fuori controllo senza niente da proporre, i cd sbagliati e irrilevanti da tempo, un trasgressore seriale aggrappato a Orietta Berti. L'indicazione di voto, scentrata, di Chiara alla vigilia delle elezioni politiche, a mezzo selfie col troppo indulgente Mattarella, era cascata nell'indifferenza; i messaggi subliminali di entrambi, nella medesima direzione, a Sanremo hanno confermato la grande truffa del solidarismo mondano: puoi avere 50 milioni che ti seguono ma non sposti un voto. O lo sposti in senso contrario. A questo punto, lo sbarco in politica, col PD, per entrambi pare complicato. I cosiddetti follower hanno imparato la lezione e si approfittano di chi si approfitta di loro. La strategia degli eccessi è superata, è perdente perché nel neoglobalismo pubbicitario c'è sempre uno che ti piscia in bocca e ti cancella. Ma sì, Chiara, xdonalo e insieme disponetevi al tramonto da coppia già spremuta, in usura da sovraesposizione. E non pensateci più, godetevi quanto avete accumulato sul nulla, considerando, con Voltaire, che la storia è “un ramas de crimes, de folies et de malheur”.
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