03 Dicembre 2022
Nasce tutto dall’attesa a volte vana di un’azione mancata, da una parola sgraziata, dall’incongruenza tra ciò che ci aspettiamo e ciò che riceviamo; quello è il preciso momento in cui ci rendiamo conto di come ogni esperienza venga vissuta con intensità e significato differente a seconda del soggetto attivo e passivo del verbo, in una ramificazione e stratificazione infinita del contenuto dei sostantivi contenitori che per convenzione danno un termine alle emozioni affini.
Parole come Amore, Amicizia, Rispetto, Cura e persino Gentilezza sottendono a così variabili sfumature di significati che quasi, nell’odierna società di mille valori e di nessuno, assistiamo ad un loro svuotamento semantico.
E noi, individui, collettività della società moderna, quanto siamo complici di questo depauperamento? Siamo complici o solo spettatori del declino di valore delle frasi “da bacio perugina”?
E se nessuno crede più, per diffidenza, delusione o semplice pigrizia, in questi altisonanti valori, caleranno anche le vendite dei famosi cioccolatini?
In una società connotata dall’eccesso di stimoli, assaporiamo erraticamente e distrattamente sensazioni senza masticarle e gustarle. Automatico che questo nutrirsi spasmodico, questo riempirsi sino alla nausea, generi solo dei gran mal di pancia, in assenza di una vera e propria digestione.
Per esempio possiamo oramai sostituire quel bisogno primario di Amare, Amarsi e Sentirsi Amati, con infinite e infinitamente diverse variabili fungibili; riempitive o sostitutive come i diffusi sostituivi del pasto,
Ma l’Amore è veramente fungibile o ne è fungibile solo l’oggetto? Ed in questo supermercato infinito di alternative da amare, quanto perdiamo in termini di profondità?
A causa dell’effetto paradossale che talvolta sortisce l’eccesso di libertà di scelta, la legittimazione a non scegliere nulla, ci è consentito anche scegliere pregnanza e significato di parole per cui nei secoli plotoni di Filosofi, Pensatori, Scrittori e Poeti si sono battuti affinché potessero avere accezioni univoche di senso comune; e questo potere fortifica l’individuo ed il suo essere sociale che, investendo i propri gesti e comportamenti ogni volta di personale interpretazione, ne esce sempre o quasi vittorioso, supportato da un consentito giustificazionismo senza limiti.
Mi sembra che la libertà non vigilata di interpretare a proprio piacimento gli storici valori sia allo stesso modo arringa di difesa e capo d’accusa di ogni colpa moderna. Nella legge, per lo meno italiana, l’unica interpretazione valida è quella fornita dal legislatore.
Ma chi è legislatore di questi valori? C'è un’”interpretazione autentica” di essi o mi devo rassegnare al fatto che valga la legge della strada?
Ed è per questo che vorrei coinvolgere chi tra le mille notizie si è imbattuto in questo sfogo, aprendo uno spazio di condivisione, di dialogo, costruttivo o distruttivo, in cui da anacronistici ribelli parleremo di Sentimenti, Valori, Emozioni, senza prenderci troppo sul serio.
E visto che, inguaribile romantica, ancora scarto i già citati dolcetti impaziente di rinvenire l’aforisma contenuto all’interno, questo è quello che incarterei all’interno del
cioccolatino che abbiamo appena mangiato:
“Se c’è una cosa che prendo sul serio è di non prendere niente sul serio”- Francis Picabia
Di Benedetta de Magistris
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