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Ferdinando Codognotto, «Scolpire per amore»: il mago del legno e una vita per la scultura

Ferdinando Codognotto, straordinario artista dalle creazioni multiformi, scultore veneto che ha dedicato la propria vita alla magia del legno, è uno degli esponenti più importanti nel panorama culturale mondiale

13 Gennaio 2023

Ferdinando Codognotto, straordinario artista dalle creazioni multiformi, scultore veneto che ha dedicato la propria vita alla magia del legno, è uno degli esponenti più importanti nel panorama culturale mondiale in tale disciplina e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe ed in Giappone.

Veneto di nascita, di San Donà di Piave, già in età precoce il giovane Ferdinando mostra una predisposizione per l’arte modellando creta ed iniziando i suoi primi approcci con il legno. A soli 16 anni si traferisce a Venezia dove frequenta la scuola d’arte. I suoi disegni si rifanno alla natura, lavora contemporaneamente nelle botteghe del legno per mantenersi agli studi imparando anche il restauro degli oggetti antichi. Nel 1963 si trasferisce a Roma e decide di aprire la sua bottega in via dei Pianellari, tuttora esistente. La scelta di stare fronte strada a contatto con il pubblico è da subito vincente ed asseconda la sua naturale curiosità e comunicativa; di li passano tutti, turisti ed artisti ed anche Eduardo De Filippo si ferma da lui, gli lascia una dedica scritta e gli dice “Ce vò fatica”.

All’epoca disegna anche vignette per i giornali tra cui quello di Guglielmo Guasta direttore del giornale satirico “Il Travaso delle Idee”. Corona anche il suo sogno amoroso e sposa la sua Luigina che sa sostenerlo ed incitarlo, con caparbietà, in questo percorso non sempre facile. Lo stesso Codognotto afferma “Se non c’era lei, non c’ero io”.

Decide poi nel settembre del 2015 di aprire la Fondazione “Luigina e Ferdinando Codognotto” proprio in onore di Luigina e da allora istituisce un premio che in questi primi 5 anni è stato consegnato a nomi celebri quali Alessio Boni, Ennio Morricone, Renato Zero, Giuseppe Tornatore e Pippo Baudo. Costruisce piano piano una rete di relazioni con personaggi noti e suoi colleghi artisti, stringe amicizia con gli scultori Giacomo Manzù ed Emilio Greco che gli danno consigli ed in quel periodo, rifacendosi alla natura, realizza opere con animali e fiori prediligendo in particolare il legno di cirmolo della Val di Fiemme.

Poi le prime apparizioni in TV che lo portano ad avvicinarsi a Ugo Tognazzi. Frequenta così casa Tognazzi a Tovajanica realizzando il trofeo che viene consegnato ai vincitori dell’annuale gara di tennis, appuntamento che man mano diventa sempre più importante occasione per frequentare artisti ed imprenditori facoltosi. Tra questi conosce un regista di Parma che gli chiede il restauro di due putti del 700: è Mario Lanfranchi, marito della nota soprano Anna Moffo per la quale poi realizza il suo ritratto. Arrivano pian piano anche le soddisfazioni e l’apprezzamento per le sue opere, che sono tante.  Le sue tematiche toccano sempre la natura, la meccanica che ha studiato in giovane età e l’uomo. Man mano la sua fama cresce e giunge alla Quadriennale di Roma in cui espone la maternità ed il cervello tecnologico, in giuria c’è anche Guttuso.

Stringe amicizie con tantissimi personaggi noti, tra cui, suoi estimatori, anche Liza Taylor, Robert Redford e Julia Roberts, anche Papa Wojtyla Giovanni Paolo II ed il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ricevono sue opere lignee.

Tra le varie importanti mostre segnaliamo quella personale a Palazzo Braschi nel 1976 con ben 11 sale in cui sono state collocate molte tra le sue opere più significative e poi espone a Palazzo Valentini.

Nonostante la fama, la sua creatività resta vivace, sempre alla ricerca del punto d’incontro tra natura e tecnologia. Una tradizione futuristica, che sposa gli insegnamenti del padre giardiniere, gli studi alla Scuola d’Arte di Venezia e le letture dei testi di robotica che lo appassionavano da ragazzo. Con la voglia di raccontare sé stesso, per scacciare la vera fine del mondo: quella in cui gli uomini non parleranno più tra loro.

Nel 2015 è nata la “Fondazione Ferdinando e Luigina Codognotto”, dove espone i propri lavori più celebri e fa incontri culturali con i ragazzi. Ha anche istituito un premio annuale, che consegna a chi si è distinto nel proprio campo. Tra i vincitori, gli attori Lino Banfi e Alessio Boni, il regista Giuseppe Tornatore, il presentatore e amico Pippo Baudo.

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