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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Dileggio di Papi e Cardinali nella Germania del ‘500.
Medaglioni, medaglie e medagliette sarcastiche di cultura luterana.

una mostra originale presentata alla Società Svizzera allestita nella Sala Lettura del Palazzo del Centro Svizzero in via Palestro 2, Milano dal 22 al 25 febbraio 2022 dalle ore 14.00 alle ore 17.30

16 Febbraio 2022

Abituati come siamo a considerare l’Europa secondo l’aspetto che oggi essa manifesta (costituita cioé sostanzialmente dagli Stati che formano la cosiddetta Unione Europea), stentiamo davvero a immaginare e a ricordare come e quanto questa realtà socio-politica si sia progressivamente evoluta nel corso degli ultimi tre millenni.

Nonostante la (o, forse, grazie alla) moltitudine di differenze che essa è riuscita a contemperare e valorizzare, sospinta da una incoercibile capacità di crescere, l’Europa ha virtuosamente saputo far tesoro delle inaudite e talvolta perfino feroci conflittualità che le varie genti hanno localmente espresso, soprattutto invogliate dal denaro e dal potere.

Peraltro, se si prescinde dalla piú nota frammentazione della penisola italica in un’ampia ma variabile configurazione di stati relativamente piccoli, la conoscenza di come si poteva presentare l’Europa centrale di cultura germanica fra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, è questione che solo pochi storici sono in grado di percepire nella autentica articolazione politico-amministrativa, con gli specifici e differenti equilibri locali.

In quello stesso tormentato periodo storico, la Chiesa d’Occidente esprimeva in Roma dei sovrani che, avvolti da fasti leggendari, impersonavano uno straordinario riferimento ideologico e culturale per la gran parte del mondo allora conosciuto ma, al contempo, manifestavano certamente vistosi interessi piú terreni che spirituali.

Per la verità, giá all’inizio del XIV secolo, Dante aveva stigmatizzato il comportamento di alcuni papi che avevano deviato dalla morale cristiana tanto da averli voluti collocare addirittura all’Inferno; piú tardi, lo stesso Gerolamo Savonarola (P1.36), l’appassionato monaco domenicano fustigatore dei costumi religiosi e censore della decadenza della Chiesa del suo tempo, tanto aveva infastidito il papato e i potenti che fu giustiziato e poi arso in un rogo a Firenze il 23 maggio 1498.

 

Non puó perciò stupire che un intelligente e pervicace monaco agostiniano, Martin Luther, abbia cercato di evidenziare anch’esso alcune vistose incoerenze e devianze del papato e della struttura ufficiale della Chiesa rispetto alla Bibbia e, soprattutto, alla Parola di Cristo.

Egli aveva infatti formulato le sue famose “novantacinque tesi”, cioè dei quesiti sostanzialmente finalizzati a discutere i modi con cui Giulio II e Leone X gestivano la Chiesa: il solerte cristiano intendeva cosí smascherare molte questioni fra le quali, ad esempio, l’aberrazione del rilascio di indulgenze ai fedeli dietro compenso.

A tali questioni, di carattere sostanzialmente ideologico, la Chiesa ufficiale non seppe o non volle rispondere.

In attesa che il Cattolicesimo reagisse con orgoglio a simili provocazioni, attuando la Controriforma, il disprezzo (non immotivato) per le gerarchie romane e, in particolare, dei papi (che furono apertamente accusati di nefandezze), dilagò.

In quel clima politico fiorirono molteplici iniziative letterarie e vere e proprie, reciproche campagne diffamatorie. A questo proposito, puó essere utile riportare la curiosa medaglia concettuale che intendeva evidenziare come Carlo V d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, fosse nato a 1500 anni dall’avvento di Cristo (M1.12).

L’imperatore viene rappresentato in termini simbolici, quasi per stabilire un parallelismo fra il suo compito di protettore della Cristianitá e quello salvifico del Redentore: come il Cristo, egli siede su un trono sontuoso; il suo scettro richiama la canna con la quale Cristo fu dileggiato ed entrambi recano in mano la sfera del Mondo.

La simbolica medaglia “duplice” (che è stata indossata con l’immagine di Cristo come fronte e quella di Carlo V come retro) è stata concepita alla metá del 1500 nell’Austria cattolica e sembra cosí costituire una sorta di contraltare alle coeve medaglie sarcastiche di cultura protestante cui accenno poco piú avanti.

 

 

Il potere e la scandalosa condotta pubblica e privata dei pontefici, all’arguto monaco sembravano una grave aberrazione che, oggettivamente, si sarebbe forse potuta dirimere affrontando dialetticamente e con adeguata sincerità le sue tesi.

In realtà, in modo certamente non disinteressato, la politica dei margravi tedeschi si impadronì della questione sostenendo apertamente il pensiero e le opere di Lutero fino al punto di assecondare, di fatto, l’avvento della Riforma: quel movimento sfoció rapidamente nel Protestantesimo nelle sue diverse e consolidate facce odierne.

A margine del tormentato contesto politico-sociologico-culturale, agli inizi del XVI secolo, nella Germania ormai di matrice luterana, cominciarono a diffondersi medaglioni, medaglie e medagliette sarcastiche e dissacranti che avevano per obiettivo il discredito del papato di Roma e, piú in generale, delle corrotte gerarchie ecclesiastiche.

Certamente sulla base di una cultura grafica di indole latina (si vedano, in particolare, i disegno grotteschi di Leonardo) ma indubbiamente stilate secondo il graffiante tratto degli incisori tedeschi (come, ad esempio, quella di Albrecht Dürer), quei curiosi documenti di proselitismo religioso furono declinati secondo alcune differenti tipologie compositive tutte sempre accomunate da una plateale derisione della Chiesa romana.

Su quelle medaglie non esiste un’adeguata letteratura mentre sui principali testi di numismatica i riferimenti sono piuttosto scarsi e insufficientemente motivati.

In verità, l’unico saggio che tratta esplicitamente le rappresentazioni sarcastiche nei confronti della Chiesa cattolica in seno alla cultura centro-europea della metá del ‘500, risale a Christine Winkler (A): “Die Maske des Bösen; Groteske Physiognomie als Gegenbild des Heiligen und Vollkommenen in der Kunst des 15. und 16. Jahrhunderts” (“La maschera del male; la fisionomia grottesca come contro-immagine del sacro e del perfetto nell'arte del XV e XVI secolo.”).

Si tratta di un testo sostanzialmente appartenente ai settori disciplinari della storia e della critica letteraria nel quale, infatti, la questione artistica ed espressiva concernente l’oggettistica che rientra nell’argomento è trattata quasi solo sotto il profilo concettuale filosofico-religioso e non in termini medaglistici in senso stretto: in un certo senso, assieme a una buona documentazione di espressioni artistiche varie, la presentazione di molte medaglie cosiddette “a due teste” è cosí quasi il sottoprodotto di un discorso piú ampio, un’esemplificazione utile a circostanziare ulteriormente il fenomeno culturale connesso ai prodromi della riforma di matrice luterana.

Christine Winkler indaga sui significati storici del “buono” e del “cattivo”, del “bello” e del “brutto” e sul significato stesso di tali perentorie oltreché variabili antínomie: essa indaga altresí sulla duplicità e sulla reciprocità, sull’idea di un “mondo alla rovescia” come espressione perfetta di ció che è irragionevole e irrazionale.

Essa infatti sostiene di aver voluto approfondire il «concetto di “brutto” nell’arte del XV e XVI secolo, delle sue giustificazioni iconografiche, storico-religiose e artistiche e delle sue contro-immagini: il sacro, il perfetto. In tal senso, gli scritti originali, che hanno accompagnato nel tempo il cambiamento nella interpretazione del brutto nell’arte pittorica, sono stati esaminati per comprendere le espressioni estetiche in relazione al sacro e al brutto e confrontati con lo studio sui monumenti. In realtà, tali considerazioni sono servite come prerequisito necessario per distinguere tra l’aspetto teologico e la visione artistica che, per quanto riguarda la connessione tra il sacro e il brutto, che si è sviluppato nel periodo umanistico».

La Winkler indaga quindi sull’evoluzione storica del concetto di “diavolo”, nella sua opposizione a Dio: la bruttura è cosí vista nei confronti della bellezza assoluta che compete, ovviamente, solo a Dio: in tal senso, il brutto rappresenterebbe l’espressione del male.

Non solo per mettere a fuoco il significato di “buffone” ma per ribadire ulteriormente la temperie culturale di una esigenza di maggiore aderenza alla religiositá tradizionale, la Winkler si riferisce poi ampiamente alla”Laus stultitiae” (elogio della follia), pubblicata da Erasmo da Rotterdam nel 1511. Si noti, fra parentesi, che il termine tedesco “Narr”, che ricorre nella trattazione della follia, puó essere alternativamente tradotto con “pagliaccio, buffone, matto, folle, stolto, sciocco, stupido”.

La Winkler si concentra poi sull’avvento della “Devotio moderna” (la devozione moderna), il movimento ecclesiastico iniziato nei Paesi Bassi che sosteneva la necessità di una vita spirituale incentrata su Cristo. Tale movimento costituirà, difatti, la matrice culturale dalla quale sarebbe scaturita la “Imitatio Christi” (l’imitazione di Cristo): quel famoso testo sulla spiritualitá probabilmente è stato stilato in ambito monastico forse dal frate agostiniano Tommaso da Kempis che costituì la piú evidente premessa della lotta contro il decadimento religioso delle strutture ecclesiastiche del tempo.

Oltre a circostanziare con molti documenti il contesto artistico umanista che ha fornito i riferimenti culturali alla rappresentazione delle “figure a due teste”, il saggio della Winkler si diffonde infine ampiamente sullo snaturamento del comportamento dei papi di Roma.

 

Un esempio di “medaglia a due teste” fronte/retro (sopra), rispettivamente ruotata di 180º (sotto).

Tutto ció premesso, le cosiddette “medaglie a due teste”, che nacquero e si diffusero nel centro Europa, costituivano una vera e propria propaganda sarcastica nei confronti di Roma.

La gran parte di queste ormai rare medaglie (delle quali presento quelle della mia collezione) si caratterizza molto spesso per il fatto di mostrare, sul fronte, la testa del massimo responsabile della Chiesa Cattolica unita per la bocca e per il collo a quella di un demonio mentre, sul retro, la testa di un vescovo o di un cardinale è unita per la bocca e per il collo a quella di un pagliaccio: se dotate o munite di appiccagnolo esse venivano quasi sempre indossate con l’immagine dei rappresentanti della Chiesa in alto mentre le visioni sarcastiche si comprendevano solo girandole “a testa in giù” (M7.1 - M7.31).

In altri termini, papi o vescovi erano rappresentati a mezzo busto: ruotati di 180º, peró, essi rivelavano rispettivamente la loro vera identità satanica o la loro natura burlesca.

A questo proposito, ritengo utile sottolineare che, se i duplici personaggi sono uniti per la bocca, se cioè una sola bocca fa da cerniera fra le due identità dei personaggi dileggiati, questo fatto costituisce un’indicazione piuttosto chiara della loro doppia mentalità e natura. Tali medaglie e medagliette, fuse normalmente in bronzo o in ottone, talvolta erano dorate ovvero realizzate direttamente in argento; esse sono state prodotte e riprodotte presso varie botteghe del centro Europa. La consistente produzione di questi oggetti (sicuramente per corrispondere a un vasto mercato) non sempre ha peró garantito loro un’adeguata risoluzione fusoria e una conseguente qualità estetica ma, d’altro canto, il gioco derisorio era comunque tanto conosciuto che, evidentemente, bastava un accenno per suscitarlo.

Sulla base delle notizie che ho raccolto su questo argomento, posso sottolineare che la tipologia delle raffigurazioni sarcastiche di propaganda religiosa sono molteplici: le tipologie presenti nella mia collezione, per il momento sono quattro e che, per comodità, esemplifico qui di seguito indicandole con le lettere A, B, C, e D.

  tipologia A     tipologia B

tipologia C tipologia D

                

Per maggiore completezza sul tema delle figure a due teste e sulla inveterata propensione a manifestare atteggiamenti ostili alla religione ufficiale, colgo questa occasione per mostrare anche un curioso e raro piccolo gruppo scultoreo (appartenente a un collezionista milanese) che, apparentemente, rappresenta la Vergine col Bambino mentre, in realtà, esso nasconde, all’interno, una seconda statuetta di “papa-diavolo” (cfr. scheda ). Scolpito in avorio attorno alla metá del ‘600, verosimilmente in ambito germanico, esso rientra effettivamente nella citata tradizione protestante critica nei confronti della Chiesa di Roma.

 

 

Mostro altresí la bella medaglia coniata nel 1678 a Londra per ricordare Berry Godfrey (che riprende ancora, esplicitamente ma crudelmente, in ambito anglicano la stessa formula canzonatoria di matrice protestante) (M7.32).

 

      

Mostro, infine, una medaglietta del 1911, decisamente piú tarda, di cultura “mangiapreti” (M7.33). Quest’ultima documenta, infatti, come l’anticlericalesimo attivo abbia continuato e continui ad esistere non solo per motivi religiosi ma anche con obiettivi politici e ideologici.

 

 

Personalmente ritengo che la presentazione del corpus di esemplari, che ho raccolto in questi anni attingendo soprattutto al mercato antiquario e al sistema delle aste, costituisca di fatto l’occasione per condividere argomenti che interessano i collezionisti e soprattutto per documentare un aspetto curioso e significativo della storia della cultura europea. In questo senso, se è vero che, a Roma, il Rinascimento regalava al mondo intero i suoi insuperabili capolavori artistici deviando peró spesso da una dimensione religiosa universalmente condivisibile, nel centro Europa si ponevano le basi per una rinnovata etica sociale che induce il piú alto rappresentante della Chiesa cattolica a promulgare oggi il fondamentale testo sulle oggettive problematiche dell’ambiente umano.

In realtà, il contesto umano progredisce sistematicamente nella dialettica anche beffarda delle vicende quotidiane e, di fronte al rischio di una incombente folata di oscurantismo, la cristianità, ancora oggi troppo suddivisa, dovrá ricompattarsi proprio sull’essenza dei suoi presupposti evangelici fondamentali; in tal senso, non mi stupiró se, un giorno relativamente vicino, lo stesso Martin Lutero verrá considerato anche dai cattolici alla stregua dei sinceri e illuminati dottori della Chiesa.

N.B.

Questa sintetica pubblicazione costituisce il semplice tentativo di documentare una produzione medaglistica curiosa e di nicchia che, a differenza di quanto accadde nella ritrattistica metallica coeva, non perseguì finalità celebrative preziosamente estetizzanti.

Essa intende, infatti, richiamare l’attenzione dei collezionisti di monete, medaglie e placchette e anche del grande pubblico su un fenomeno europeo ben lungi dall’essere realmente conosciuto.

La codificazione delle singole medaglie corrisponde alla classificazione che esse hanno in seno alla mia collezione.

I singoli oggetti sono rappresentati nella loro dimensione reale ma sono anche ingranditi e ribaltati per meglio apprezzarne la curiosa duplicitá; in tal senso, essi sono rappresentati fronte-retro (ribaltandoli sulla dx) e ribaltando entrambi verso il basso.

Le medaglie sono corredate da una prima schedatura in attesa di gradite precisazioni e suggerimenti.

 Bibliografia.

-     Christine Winkler, “Die Maske des Bösen; Groteske Physiognomie als Gegenbild des Heiligen und Volkommenen in der Kunst des 15 und 16 Jahrhunderts”, Beiträge zur Kunstwissenschaft, Bd. 8, München, 1986, ISBN 3-9800671-8-1.

-     Si veda eventualmente anche la versione italiana delle prime 63 pagine in “La maschera del male; la fisionomia grottesca come contro-immagine del sacro e del perfetto nell'arte del XV e XVI secolo”.

-     Alessandro Ubertazzi, Caricature dispregiative di papi e cardinali della Chiesa del ‘500; medaglioni, medaglie e medagliette sarcastiche di cultura luterana, in “Racconti di un collezionista”, rubrica di “Antiqua” (rivista on line di divulgazione scientifica nel campo dell'antiquariato), Milano, giugno 2021.

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