18 Dicembre 2020
Ponte Morandi Genova (foto LaPresse)
La Procura ipotizza anche il reato di "crollo di costruzioni o altri disastri dolosi" per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, e che ha causato 43 morti.
I nuovi capi di accusa sono emersi dallo sviluppo delle indagini sulle barriere fonoassorbenti pericolose, che hanno portato a scoprire come gli ex vertici di Aspi abbiano voluto risparmiare sulla manutenzione della rete per accrescere gli utili del gruppo Atlantia, abbiano falsificato atti per nascondere i mancati restyling e fossero consapevoli del pericolo. Le altre accuse sono di attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Gli indagati per ora sarebbero 71, come riporta l'Ansa.
"Questa contestazione non significa che hanno volutamente fatto crollare il viadotto - spiega la Procura - ma che hanno messo insieme una serie di comportamenti dolosi come la mancata manutenzione o la realizzazione di falsi verbali, tali da portare al crollo dello stesso". Con il reato doloso "si rischia un massimo di dodici anni contro i cinque del reato colposo - viene precisato - Ovviamente le formalizzazioni della Procura potrebbero essere poi cambiate dai giudici in sede di processo".
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